domenica 7 aprile 2013

PAVIDO CONFORMISMO — DI Leonardo Cammarano



7 aprile 2013
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Note sug­ge­rite da una situa­zione poli­tica scon­volta, e indecente.
Chi cerca di com­men­tare i fatti, se sco­pre di aver giu­di­cato male ha l’obbligo di smen­tirsi e scu­sarsi. Mi sono chie­sto se ho giu­di­cato troppo nega­ti­va­mente Napo­li­tano, che ora tira fuori qual­cosa che sem­bra serietà… No, ho giu­di­cato bene, ed ecco perché:



C’era il cre­scendo dei pre­de­ces­sori baciapile-sinistroidi con­clu­sosi con l’indecente Scal­faro. Napo­li­tano ha fin da subito ricon­fer­mato que­sta sana ten­denza, sop­por­tando (o sup­por­tando?) per un set­ten­nio le pro­dezze d’una magi­stra­tura ani­mata da iste­ri­smo sata­nico. Colpa molto grave. L’odierno accenno di révi­re­ment può far solo pen­sare che egli ʺchiuda in séʺ un mistero più grande di quello di Calaf: gen­ti­luomo napo­le­tano, o mise­ra­bile por­ta­borse del PC-PD? Men­tre comu­ni­sti e magi­stra­tura face­vano a pezzi la coscienza civile del Paese, restò silen­zioso, indif­fe­rente e per­tanto con­ni­vente. Si è mosso solo per lamen­tare certe pec­che isti­tu­zio­nali di forma, rite­nute da lui più gravi dei danni di con­te­nuto pro­vo­cati dalla magi­stra­tura. Come sarebbe!? Una società sin­tat­ti­ca­mente cor­retta sarebbe meglio d’una società moral­mente putre­fatta!? Un mar­xi­sta che si mette a fare lo sti­li­sta!? Adorno: ʺdove tutto è lindo, regnano in segreto i Fecaliʺ.
Che forse, nei giorni scorsi, abbia dato prova d’avere stoffa, seve­rità, intran­si­genza? Oppure i ʺdieci saggiʺ non sono che un ʺindu­giare per fifaʺ?… C’è un segno rive­la­tore e per­tanto diri­mente: lo sde­gno improv­viso e stiz­zoso della Annun­ziata, tipico di chi accusa il colpo. E il colpo è stato il paci­fico raduno dei depu­tati PdL innanzi al covo della magi­stra­tura impaz­zita. L’«impresentabilità» dun­que non era che allarme! Napo­li­tano deve aver preso una paura blu: ha cam­biato subito solfa. E l’Annunziata l’ha capito, donde crisi biliare. Insomma, altro che scuse! Posso solo van­tarmi di aver visto giusto.
Con i comu­ni­sti, anche quelli ex (che lo sono come tutti gli altri, con l’aggiunta di bile), non c’è ragione che tenga: si sen­tono i migliori, e basta. Auto­riz­zati da que­sta supe­rio­rità a fare e disfare torti e ragioni, verità e bugie. Pec­cato che più di 1/3 degli Ita­liani que­sto non lo capi­sca, e si lasci fre­gare sem­pre di nuovo.
Ber­sani mente e vaneg­gia. Aveva un com­pito… sto­rico: essere il primo comu­ni­sta della sto­ria che toglie il fasti­dio senza rom­pere le sca­tole. Invece il suo ʺvastoʺ cer­vello gli ha fatto bale­nare l’idea di diven­tare il pic­colo Lenin della Repub­blica Sovie­tica Ita­liana. Pro­prio lui, azzop­pato dal con­for­mi­smo di sini­stra che, come tutti gli altri con­for­mi­smi, è una feb­bre cere­brale susci­tata da una paura cro­nica! Per­ché Ber­sani dovrebbe essere immune da una codar­dia che da sem­pre ha fatto parte della sin­drome comu­ni­sta? Certo, Sta­lin faceva molta paura, solo Silone seppe dir­gli ʺnoʺ. Ma basta anche una paura lieve. Il con­for­mi­smo è il pro­dotto di un ricco ven­ta­glio di paure.
Vedi caso, la ʺsocietà di massaʺ, priva per defi­ni­zione di valori fon­danti, col­tiva come sua filo­so­fia ende­mica una sorta di ʺmar­xi­smo popo­lareʺ. Altra coin­ci­denza, il col­lante della società di massa è appunto il con­for­mi­smo. Toque­ville già si avvi­ci­nava alla sco­perta di que­sta legge socio­lo­gica. Ma i comu­ni­sti, per evi­denti ragioni, que­sta legge non pos­sono com­pren­derla a fondo. Si limi­tano a… ʺfarlaʺ e ad appro­fit­tarne. Un esem­pio molto elo­quente: non ricordo dove, Gram­sci dice che il con­for­mi­smo è non altro che ʺuna verità con­di­visa che non piaceʺ. Tipico giu­di­zio mostruo­sa­mente dot­tri­na­rio, vio­lento, fred­da­mente for­ma­li­stico, che esclude, o ignora, la que­stione cru­ciale della qua­lità del con­te­nuto. Eppure, ciò che è di qua­lità buona non è con­for­mi­smo, è unanimismo.
Per com­pren­dere a fondo la men­ta­lità sot­tesa a tutto que­sto, si con­si­deri la teo­ria ʺdi chiu­suraʺ, di com­pen­dio, d’un teo­rico mar­xi­sta come Lo Surdo: i comu­ni­sti ebbero ed hanno ragione, per­ché i libe­rali ebbero ed hanno più torto di loro. Sic. La nave è inaf­fon­da­bile, amici!
Insomma: la volete chiara? Eccola: Ber­sani vuol fare il pic­colo Lenin, vuole la Repub­blica Sovie­tica Ita­liana. Ha pen­sato che fosse giunto il momento, ma ha troppa paura per met­tere insieme un mezzo colpo di Stato. Vor­rebbe la ʺrete di sicu­rezzaʺ di Grillo. Magari ci riu­sci­rebbe, per­ché gli altri sono più fessi di lui; ma per for­tuna c’è il desti­na­ta­rio del ʺbacio della morteʺ. E Napo­li­tano, come al solito: o è col­pe­vole, o è stu­pido, o è… pru­dente. Penso che nella fon­da­zione dei Sovieti Ita­liani ci spe­rava anche lui -, per paura. La paura è fatta così: si teme di far poco o di far troppo; si indu­gia nel mezzo tremando.
Ma: — per­ché tanto immenso astio con­tro Ber­lu­sconi? Repe­tita juvant: per­ché fu lui a ribal­tare la ʺgio­iosa mac­china da guerraʺ. Que­sta la sua sto­rica glo­ria, che non gli per­do­ne­ranno mai. Mai: a costo di man­dare a picco la barca (degli altri). Infatti: in que­sta società di com­mossi difen­sori del popolo, è lui il solo poli­tico che non vuol per­dere tempo, e che si ver­go­gna d’essere costretto a per­derlo. La gente dispe­ra­ta­mente attende, ago­niz­zando: “Aspetta, non abbiamo nulla per cena, sta­sera; ma alle­gri, sen­tiamo che cosa deci­derà Ber­saniʺ. Impren­di­tori sui­cidi? I comu­ni­sti a quel che pare non lo sanno o, se lo sanno… Ma lasciamo per­dere. Inde­cenza, spie­ta­tezza, fac­cia tosta. E poi, ricor­da­tevi che fu Marx a teo­riz­zare senza mezzi ter­mini il tant pis tant mieux.
Tutto que­sto è ver­go­gnoso, e fa ribrezzo; ed è anche la riprova d’una verità sot­tile: ogni qual volta ci si appros­sima ad una con­clu­sione, etica e ragione si impli­cano. In sol­doni: quando sul dramma cala la tela, i diversi valori posi­tivi (bontà, verità, uti­lità…) si rive­lano tutti sino­nimi, e quelli nega­tivi pure. E noi siamo appunto pros­simi ad una svolta. Forse si avvi­cina il momento della chiarezza.
NOTA — Un gen­tile let­tore trie­stino domanda: per­ché, nella lista dei bene­me­riti scul­tori della pre­sente Ita­lia, dimen­ti­care De Bene­detti? Rispo­sta: per­ché io sono troppo sen­si­bile al sen­ti­mento della gra­ti­tu­dine. Già alcuni decenni fa (cre­devo d’essere un pit­tore e, fis­sato per Van Gogh, ispe­zio­navo il Bori­nage) i Belgi loda­vano (chi sa per­ché: ridendo) “le Ingé­niër”, che stava occu­pan­dosi di… miglio­rare l’immagine dell’Italia all’estero. Poi la mia rico­no­scenza è cre­sciuta d’anno in anno: quando lui gene­ro­sa­mente ci donó a paga­mento le rot­ta­ma­zioni della Oli­vetti; poi quando orga­nizzó la squa­dra di ‘Onn’Eugenio a Mac­chietta, fucina di gior­na­li­smo obbiet­tivo e del con­nesso con­for­mi­smo; indi con la fac­cenda Mon­da­dori… La troppa gra­ti­tu­dine mi ammu­to­li­sce. Sono fatto cosí. Forse è un istinto che ha a che fare con un’esigenza di igiene.

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