venerdì 19 aprile 2013

OMICIDIO D'ANTONA: ERGASTOLO A LIOCE, MORANDI E MEZZASALMA


LioceROMA - E' di 12 condanne e quattro assoluzioni la sentenza emessa oggi dalla II Corte d'assise di Roma al termine del processo scaturito dall' omicidio di Massimo D'Antona, ucciso dalle brigate rosse a Roma in via Salaria il 20 maggio 1999.

Sono stati condannati all' ergastolo, Nadia Desdemona Lioce, Roberto Morandi (entrambi con isolamento diurno di sei mesi) e Marco Mezzasalma. I tre sono stati ritenuti responsabili di concorso in omicidio nonché di tutti i reati ascritti loro tra cui banda armata, rapina, associazione sovversiva e armi.

La Corte non ha attribuito, invece, a Paolo Broccatelli, come richiesto dall' accusa, il reato di concorso in omicidio, condannandolo solo per il reato di banda armata e rapina alla pena di nove anni di reclusione. Diana Blefari Melazzi è stata condannata a nove anni e sei mesi di reclusione, cinque anni e otto mesi di reclusione a Simone Boccaccini, cinque anni e sei mesi per Bruno Di Giovannangelo. Federica Saraceni, accusata oltre che di banda armata anche del concorso nell' omicidio del prof.D'Antona, è stata ritenuta colpevole solo del reato di associazione sovversiva ed è stata condannata a quattro anni e otto mesi di reclusione. I cosiddetti irriducibili del carcerario, ovvero Antonino Fosso, Francesco Donati, Franco Galloni e Michele Mazzei sono stati condannati ciascuno alla pena di cinque anni e sei mesi. Assolti infine, oltre ai fratelli Fabio e Maurizio Viscido, così come richiesto anche dalla pubblica accusa, Roberto Badel e Alessandro Costa. I pm avevano chiesto rispettivamente tre anni e sei mesi e cinque ani di reclusione.

La sentenza è stata emessa dopo la camera di consiglio durata circa 32 ore. Il processo era cominciato il 17 febbraio scorso e si è protratto per circa 30 udienze. Alla lettura della sentenza nessuno degli imputati principali era nelle gabbie. Presenti invece nell' aula gli imputati agli arresti domiciliari, ossia Federica Saraceni e Roberto Badel. Alessandro Costa, che era atteso dai suoi legali nell' aula bunker del carcere di Rebibbia, anche lui ai domiciliari e scarcerato dopo la sentenza, non ha potuto presenziare al verdetto che lo assolveva in quanto sarebbe rimasto imbottigliato nel traffico della capitale.

La giuria popolare era composta da sole donne. Abbracci e sorrisi sono stati scambiati dagli avvocati di Costa e Saraceni con i loro assistiti.

(ANSA)

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