domenica 7 aprile 2013

Niente comici e froci al Governo

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Dialogo fra Dario Fo e Giuseppina Manin. Anticipazione del libro che uscirà tra qualche settimana. “NIENTE COMICI E FROCI AL GOVERNO”.
Il giorno 2 aprile 2013 arriva al Tribunale di Palermo una lettera di minaccia rivolta al PM Di Matteo tanto esplicita che la Questura si preoccupa subito di raddoppiare la scorta e le difese a protezione dei giudici del capoluogo di Sicilia cercando di bloccare i mafiosi che, con quell’avvisata, vogliono mettere l’accento sulla crisi politica e condizionarne gli esiti.
Ci risiamo con il clima di stragi o è soltanto una minaccia generica?


Ad ogni buon conto il 3 aprile 2013, su Il Fatto Quotidiano si può leggere proprio in prima pagina il testo di un messaggio intimidatorio spedito a firma di Cosa Nostra ai giudici antimafia di Palermo. L’avviso centrale inviato da un personaggio che si firma “un uomo d’onore della famiglia trapanese” è esattamente questo: “Niente comici e froci al governo”.
I commentatori più accorti dei comportamenti della criminalità mafiosa temono che si voglia ripristinare il clima del 1992 quando ebbe inizio una serie di stragi per tutta l’Italia da Roma a Firenze fino a Milano. E soprattutto i criminali misero a segno il massacro di Falcone e della sua scorta e qualche tempo appresso fecero saltare in aria una macchina con un enorme carico di tritolo che uccise Paolo Borsellino e gli uomini che lo accompagnavano.
Anche allora, quelle stragi ebbero inizio proprio durante il crollo della Prima Repubblica “sotto i colpi della crisi finanziaria, di Mani Pulite e della Lega Nord”.
Come oggi, la popolazione viveva in una situazione di vuoto di potere che allarmò la criminalità organizzata di Cosa Nostra. Marco Travaglio sottolinea che la malavita rischiava di perdere il controllo del sistema e quindi reagì con inaudita violenza, “con un mix di stragi e trattative che miravano a ‘destabilizzare per stabilizzare’ secondo l’ormai risaputo sistema della strategia della tensione”.
GIUSEPPINA: Ma con chi ce l’ha Cosa Nostra quando minaccia “guai a voi se eleggete froci e comici al governo?”.
DARIO: Beh, il comico evidentemente è Grillo, non certo Berlusconi, che ha un altro rapporto, ben diverso, con la criminalità organizzata della Sicilia. Un rapporto molto più affettuoso grazie all’intercessione dell’amico fondatore di Forza Italia, Marcello Dell’Utri, che giustamente si può vantare per le sue relazioni davvero pericolose con la mafia testimoniate da una condanna a 7 anni ribadita nell’ultimo processo.
GIUSEPPINA: Ho capito, ma l’altro veto, diciamo così, contro gli omosessuali a cui accenna la missiva minatoria a chi si rivolge? A Vendola forse?
DARIO: Ma no, per carità! E’ un personaggio siciliano naturalmente, rappresentante del Partito Democratico, si chiama Rosario Crocetta, che ha assunto il ruolo di Presidente della Regione Sicilia e che, oltretutto, in compagnia e grazie alle sollecitazioni dei consiglieri eletti fra i Cinque Stelle sta ottenendo un successo mai raggiunto da nessun altra amministrazione nella storia d’Italia.
GIUSEPPINA: Evidentemente quel successo è qualcosa che irrita terribilmente Cosa Nostra, soprattutto perché è di esempio nefasto verso la popolazione, che così può rendersi conto che anche in una regione manovrata dalla criminalità più potente d’Europa, se si posseggono le volontà e gli adeguati progetti si può addirittura gestire la vita di un’isola così vasta e difficile.
DARIO: Sì sì, certo è straordinario che il successo elettorale dei grillini abbia addirittura mosso l’attenzione della mafia. A parte il segnale deleterio di fondo che esprime: con un po’ di cinismo questa attenzione si può anche leggere come una manifestazione di stima.
GIUSEPPINA: Già, lo stesso compiacimento che sicuramente prova un agnello vedendosi ammirato da un branco di lupi che lo osservano con la bava alla bocca... Nonostante tutto quello che è successo, continuano a considerarlo un despota.
DARIO: Beh, speriamo che Beppe non si monti la testa. D’altra parte ad attenzioni del genere lui c’è abbastanza abituato. Basta leggere i commenti di quasi tutti i giornali della penisola ogni volta che esprime un giudizio o dichiara il proprio programma.
GIUSEPPINA: E’ vero, il complimento più comune è sempre quello di essere un despota, un tiranno, il capo supremo di una confraternita di semplici che della politica sanno solo per sentito dire.
DARIO: Poi, soprattutto ci sono i maître à penser che tracciano elogi davvero magniloquenti sull’intelligenza e sulla cultura dei due associati Casaleggio e Grillo da produrre subito un attacco di dissenteria spernacchiosa aritmica.
GIUSEPPINA: Dobbiamo però ammettere che Grillo ha fatto l’impossibile per far levitare un interesse addirittura morboso verso il suo personaggio e il movimento tutto. Quel rifiutare la presenza delle televisioni nazionali durante i suoi comizi, il nascondersi durante le visite delle troupe della RAI e di Mediaset, il negare la partecipazione ai talk show ai suoi seguaci e, soprattutto, gli insulti elargiti in una smoderata sequenza alla volta di giornalisti, uomini politici, commentatori e opinionisti vari di gran fama...
DARIO: Adesso poi che anche la mafia si interessa a lui, chi può più arrestare la sua popolarità? Sarebbe esaltante vederlo protetto da truppe armate dello Stato arrivare sistemato dentro un carro armato dal quale spunta solo la sua testa coperta da un casco guerresco.
GIUSEPPINA: Ci manca solo che il Papa in persona da San Pietro mandi un saluto affettuoso al caro fratello Beppe il genovese.
DARIO: No, meglio ancora, sarebbe di maggior valore se Papa Francesco lo paragonasse al Santo di Assisi dicendo: “Non io son degno di portare quel nome, ma Beppe, solo lui, il nostro giullare più amato. Anzi, mi rivolgo a voi miei fedeli per indicarvelo come l’unico degno di salire al Colle del Quirinale per assumere l’incarico di Presidente della Repubblica del nostro paese!
GIUSEPPINA: Beh mi pare che qui si stia un po’ esagerando...
DARIO: E allora eleggiamolo almeno Presidente del Consiglio, è il minimo che possiamo accettare.
A proposito di mafia: fra tutti i giornali usciti in Italia in questi giorni le minacce di morte ai giudici, agli omosessuali nonché ai comici – leggi Grillo – sono state riportate solo da tre giornali: il Fatto Quotidiano, il Corriere e La Repubblica in testa. Per quanto riguarda invece i telegiornali ben pochi hanno dato la notizia e sempre accennandola a malapena. Siamo arrivati proprio alla barbarie informativa più smaccata.
Infatti nessun’autorità di Stato e di governo pronuncia un monosillabo per dare solidarietà e sostegno ai magistrati nel mirino, “non parliamo ai froci e ai comici”. Come commenta giustamente Travaglio: “Immaginate se la lettera [mafiosa] dicesse ‘non vogliamo al governo il PD’ o ‘Monti’ o ‘Berlusconi’, sarebbe il titolo di apertura di tutti i giornali e tg”. Ma nel nostro caso la regola è il silenzio.
GIUSEPPINA: In compenso quasi tutti i giornali hanno riportato la notizia che il PG della Cassazione Gianfranco Ciani ha appena promosso un’azione disciplinare contro Di Matteo - proprio il giudice che ha ricevuto la minaccia di morte da Cosa Nostra - e la Ministra della Giustizia Paola Severino ha inviato al Procuratore Generale un elogio per l’azione prodotta, per altre ragioni ma legate all’insabbiamento della trattativa Stato-mafia.
DARIO: Ad ogni modo fa impressione il tempismo con cui ci si getta contro personaggi caduti sotto le attenzioni della mafia. Ha quasi il sapore di un biglietto di condoglianze in anticipo. Se succedesse il disastro se la caverebbero tutti a tempo debito con una bella corona di fiori di Stato e Amen.

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