domenica 21 aprile 2013

Morte e resurrezione: dalla religione all’inconscio

editoriale
Morte e resurrezione: dalla religione all’inconscio

Elemire Zolla spiega ed emoziona ricostruendo i significati sovrapposti, e mai razionali, dei due terminiKatabasis vuol dire discesa nell’Ade e comunque il viaggio agli inferi, la nekuia , e anche lo sprofondarsi nell’ombra dell’incoscio. Anastasis è invece il suo equivalente opposto, è la resurrezione e quindi, per traslato analogico, è la presa di coscienza. L’emozione travolgente della lettura procura sensazione che ogni capitolo e ciascun capoverso sia in sé e per sé una catabasi e una anastasi di significati sovrapposti che si rimandano l’un l’altro per un salto all’indietro nella memoria collettiva e un riemergere ad una conoscenza dilatata dall’acquisizione di un sapere non solo razionale. Zolla usa scientificamente, nella sua divulgazione, tecniche sciamaniche di incanto che fanno perdere il contatto con il sapere concettuale affinché si sprofondi in sapere "altro" dove l’intuizione trova il suo allargamento totalizzante. Zolla non va semplicemente letto, è un volo senza pejote dove l’allucinogeno è dato dalle tradizioni che si avviluppano come serpenti al caduceo dell’intelletto rovesciandogli i crismi dell’ovvio.
Come gioco alto di pirotecnia sapienziale ecco alcuni squarci dardeggianti: "...Gruenewald incise una trinità che ostenta il viso di Gesù glorioso e palpitante, alzato, risorto, che declina a sinistra in faccia agonizzante e a destra in sembiante decomposto.
È singolare vedere così resuscitata la concezione paolina in questa silografia berlinese: in tal maniera Gesù assurge alla gloria di Dio..."
Questo è appunto un esempio di come il filosofo tratti la resurrezione all’interno della singola riga mostrando come il sapere "antiquo" resusciti in un altro ambito, quello della rappresentazione pittorica.
È opportuno, per comprendere, proseguire ancora nella lettura di un altro brano: "La triade già domina nello zoroastrismo che impronta la Bibbia. Sono due le triadi di arcangeli che circondano JHVH o Ormuzd, tre maschi e tre femmine che circondano JHVH padre e madre. Fra essi c’è Spenta Armaiti o Daena, l’arcangelo della terra, femmineo, che ciascuno incontrerà risorgendo, poiché da lei proviene l’ochema di Proclo, ovvero il cocchio o corpo astrale, di pura luce, che si elargisce dopo la morte, al terzo giorno".
Ed ecco di nuovo, come si è appena potuto leggere, la triade ed infatti Zolla poi si chiede "che cosa significa resurrezione? Che cosa significa tre giorni?". Certamente c’è un riverbero antico nella tradizione iranica e neoplatonica, sicuramente affonda le radici nell’esoterismo interiore, dove i tre giorni erano percorso iniziatico terribile ed angusto che conduceva ad una comparsa in sé di una luce fulgente che in seguito s’incarna, per così dire, in una fanciulla "stupenda" di nome Daena come l’arcangelo dello zoroastrismo e quindi è possibile constatare l’accavallarsi delle tradizioni a dimostrazione di un similare percorso di saggezza agita al di là delle barriere di spazio e tempo.
Questo è un testo di tale vastità nello sprofondare verso elementi conoscitivi coniugantisi sia all’esteriorità mentale, quanto all’interiorità conscia-incoscia, che occorre quanto meno attenzione mediativa e propensione vera all’intuizione devastante per principiarne la lettura. Appunto come un’iniziazione di morte e resurrezione.

http://lgxserver.uniba.it/lei/rassegna/010506a.htm

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