giovedì 18 aprile 2013

Mappa del Dna del celacanto, fossile vivente



Aiuta a ricostruire il passaggio della vita dall'acqua alla terraferma


Un esemplare di celacanto (fonte: MarineBio Conservation Society)Un esemplare di celacanto (fonte: MarineBio Conservation Society)
Il vero protagonista vivente di un Jurassic Park del mare svela i suoi segreti genetici: è stata completata la mappa del Dna del celacanto, un vero fossile vivente ritenuto a lungo estinto e questo risultato, al quale la rivista Nature ha dedicato la copertina, rende più chiaro il passaggio evolutivo che ha portato alla conquista della terraferma.
A ricostruire la mappa del fossile vivente è stato il gruppo internazionale coordinato dal Broad Institute, che fa capo all'università di Harvard ed al Massachusetts Institute of Technology (Mit), con un importante contributo italiano. Per l'Italia hanno partecipato alla ricerca l'Università Politecnica delle Marche, della Tuscia e di Trieste.

“Questo successo – ha spiegato Marco Barucca, dell'Università Politecnica delle Marche – ci permette di ricostruire la storia dei vertebrati, in particolare il percorso che ha portato alla colonizzazione delle terre emerse”.
Ritenuto estinto centinaia di milioni di anni fa, il celacanto è stato 'riscoperto' quasi casualmente nel 1938 e ha permesso ai ricercatori di aprire una 'finestra' sul mondo di milioni di anni fa. La caratteristica principale di questo antico pesce risiede in particolare nel numero di pinne e nella loro struttura, carnosa, che ha fatto a lungo supporre che i celacanti fossero stati in qualche modo gli antenati dei vertebrati terrestri. “Il genoma però – ha spiegato Barucca – esclude quasi con certezza questa ipotesi, l'origine dovrebbe invece essere ricercata nei cosiddetti polmonati o dipnoi, un altro gruppo di pesci diffuso principalmente in Africa e America”.

Il sequenziamento del genoma del celacanto (costituito come quello umano da circa 3 miliardi di basi) ha consentito di verificare che i geni di questo animale evolvono più lentamente rispetto a quelli degli altri pesci e dei vertebrati terrestri. “La difficoltà di realizzare questo lavoro – ha proseguito Barucca – era legata soprattutto ai pochissimi esemplari catturati di celacanto. Dalla sua scoperta sono stati catturati poco più di 300 individui di quello africano, e appena 9 esemplari di un'altra specie scoperta in Asia”.

(ANSA)

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