domenica 21 aprile 2013

LO SPIRITO E LE COSE

GIORDANO BRUNO
LO SPIRITO E LE COSE
Il primo motore è l’intelletto
Dalle «Opere magiche» di Giordano Bruno (Adelphi, da oggi in libreria) pubblichiamo un estratto da «Lampas triginta statuarum», la «Lampada delle trenta statue», tradotto per la prima volta in italiano
XXII. Poiché la materia è causa di molteplicità e di divisione, mentre la forma è principio di unità, diciamo che il fulgore della divinità - lo spirito - di per se stesso è uno, e una è ugualmente la sua azione (dall’uno infatti, proprio perché uno, non deriva se non l’uno). Ma essendo un principio che opera nell’universo esteso e materiale (il quale si fa ricettacolo della molteplicità, poiché si schiude alla divisione e distribuisce la materia secondo il moltiplicarsi delle singole parti), quell’anima che prima appariva una nell’uno e tutta nel tutto è ormai molteplici anime in molti corpi.
Via via che il corpo si scinde per così dire in frammenti e si moltiplica in configurazioni diverse e individuali, nascono infatti molte anime, così come molti sono i sostrati in grado di recepirle e si generano in tal modo altrettanti esseri animati, o almeno altrettanti corpi dotati di anima: infatti, poiché l’anima non mostra ovunque la totalità della sua natura e delle sue forze, alcuni hanno creduto che certi corpi ne fossero privi. Se all’unico sole fosse contrapposto un unico specchio omogeneo, in tutto questo specchio sarebbe possibile contemplare l’unico sole; ma se per caso lo specchio si infrangesse moltiplicandosi in frammenti innumerevoli, potremmo vedere che ciascun frammento ancora riflette tutta intera l’immagine del sole. In alcuni di essi, però, sia per la loro piccolezza, sia per un qualche difetto insito nella loro superficie, apparirà solo un riflesso confuso, o addirittura non apparirà riflesso alcuno di quella forma universale, la quale è tuttavia presente in essi, pur senza esplicarsi nella sua totale essenza. Infrantosi l’unico specchio secondo la moltiplicazione delle parti si moltiplicano anche i soggetti delle anime e degli animali; non diversamente, se tutte le parti si fondessero nuovamente in un’unica massa, esisterebbe di nuovo uno specchio unico, una forma unica, un’anima unica. Allo stesso modo, se ogni fonte, fiume, mare confluisse in un solo oceano, esisterebbe una sola Anfitrite. XXIII. Intendiamo che la sua azione si esplica in modo tale che, come l’intelletto comprende radicandosi nell’intimo di esse, così anche lo spirito opera dall’intimo di tutte le cose, ed è tale da conoscere scritte in sé le specie e gli ordini di tutte le cose, i moti delle sfere e i cicli della vicissitudine. E sebbene legga tutte queste cose in un medesimo istante, non le produce però in un medesimo istante, poiché la natura della materia non ammette un’azione svincolata dalla vicissitudine. XXIV. Dobbiamo immaginare che esso sia il primo motore immobile: l’intelletto ha infatti il principio della ragione, la mente il principio della fecondità, lo spirito, a sua volta, il principio dell’operare. È lui che, rimanendo in sé immobile, dona movimento a tutte le cose, e dunque a buona ragione hanno posto quel verso del poeta pitagorico: «in principio il cielo e la terra». XXV. Dobbiamo intenderlo come primo e universale formatore di tutte le cose, anzi, come forma stessa delle forme, e principio che distribuisce, ordina e porta a perfezione l’atto di ciascuna cosa. XXVI. È lui che prepara, dispone e anima la materia: non solo, in quanto forma, si congiunge alla materia, ma in quanto bellezza, suscita in essa l’appetizione del bello

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