lunedì 15 aprile 2013

L’arresto di Julian Assange: la “guerra a WikiLeaks” degli Stati Uniti


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GEN

Postato da  il 02-01-2012 alle ore 20:58:32


7 dicembre 2010 di Glenn Greenwald – Fonte: Democracy Now!
AMY GOODMAN: Trasmettiamo da Cancun, Messico, alla Conferenza dell’ONU sul Cambiamento Climatico. Tra un momento passeremo ai discorsi qui a Cancun, ma prima la nostra storia principale. Julian Assange, il fondatore di WikiLeaks, è stato arrestato a Londra oggi sulla base di un mandato internazionale per rispondere in Svezia di accuse di violenza sessuale.
Assange compare oggi in tribunale dopo essersi arreso alla polizia inglese. Il caso, a quanto riferito, verte sulle accuse di due donne che affermano che Assange si è rifiutato di usare un preservativo durante rapporti sessuali consensuali. Assange e WikiLeaks hanno denunciato il caso come una caccia alle streghe politica che si è intensificata con la diffusione, da parte del gruppo, di dispacci diplomatici segreti americani.
Nel frattempo l’amministrazione Obama sta conducendo un’indagine penale separata concentrata sulla decisione di WikiLeaks di pubblicare documenti segreti USA riguardanti la guerra in Iraq e dispacci diplomatici USA e afgani. Il segretario USA alla Difesa ha dichiarato oggi che l’arresto di Assange, cito, “mi suona come una buona notizia”.
Il sito di “soffiate” Wikileaks ha dichiarato di rimanere operativo come al solito, nonostante l’arresto del suo fondatore, Julian Assange, in Inghilterra. Un portavoce ha affermato, cito, “WikiLeaks è operativo. Continuiamo sulla stessa linea tracciata in precedenza. Ogni sviluppo per quanto riguarda Julian Assange non cambierà i programmi che abbiamo quanto alle pubblicazioni di oggi e dei giorni a venire.” WikiLeaks ha pubblicato meno dell’un per cento dei più di 250.000 dispacci diplomatici segreti in suo possesso.
Per altro sull’arresto di Julian Assange sono collegata in video attraverso Democracy Now! con Glenn Greenwald, avvocato di diritto costituzionale e blogger di Salon.com.
Glenn, soltanto la tua reazione alle notizie più recenti sull’arresto di Julian Assange in Inghilterra.
GLENN GREENWALD: Beh, quel che è interessante è che viene presentato dai media come una specie di caccia all’uomo internazionale che si è finalmente conclusa. E’ questo che ha annunciato Matt Lauer questa mattina sul notiziario della NBC: ‘La caccia all’uomo internazionale è finita.” La realtà è che sebbene questo caso sia stato in circolazione per un certo tempo, c’è stato un unico mandato valido di arresto per la prima volta in Inghilterra, il paese dove si trova, da ieri, e la notte scorsa il suo legale ha negoziato con il dipartimento di polizia di Londra la sua resa. Dunque è stata del tutto volontaria. Non c’è mai stata una caccia all’uomo di nessun genere, né è stato effettivamente accusato di un reato. Il mandato di arresto è stato emesso dalle autorità svedesi al fine di interrogarlo riguardo alle accuse che sono state mosse. Non c’è un giudizio sulla sua colpevolezza e non dovrebbe esserci alcun processo. Stanno semplicemente cercando di interrogarlo.
E uno dei più … degli aspetti più strani e interessanti di tutto questo è che è estremamente insolito che l’Interpol, l’agenzia di polizia internazionale utilizzata in Europa e in altri luoghi, sia utilizzata in questo modo. Voglio dire, è stato messo sulla, cito, “lista dei principali ricercati”, anche se, come ho appena detto, non è accusato di alcun reato. Stanno semplicemente cercando di interrogarlo. E, da mesi ormai, i suoi legali hanno offerto alla polizia svedese e all’accusa di renderlo disponibile per l’interrogatorio al telefono, via Skype o comparendo su qualche altro canale tecnologico adatto, e ciò nonostante sono stati estremamente insistenti, molto stranamente, che ciò non era sufficiente, che doveva rendersi fisicamente disponibile nella giurisdizione svedese al fine di essere detenuto e interrogato.
E, naturalmente, quel che realmente importa – e che importa ad Assange e ai suoi legali – è che questo è solo uno stratagemma per prenderlo in custodia in un paese, la Svezia, che è molto ossequiente nei confronti degli Stati Uniti, che è disposta a estradarlo negli Stati Uniti o a consegnarlo con il minimo pretesto. E chiunque abbia seguito, virgolette, “il sistema giudiziario” americano negli ultimi decenni sa che ci sono buoni motivi per temere una simile eventualità, che chiunque sia accusato di reati contro la sicurezza nazionale, specialmente se non si tratta di cittadini americani, viene trattato in violazione di virtualmente ogni regola di giustizia occidentale, quasi senza alcun giusto processo.
Perciò penso che la cosa responsabile da fare per tutti sia di aspettare di vedere riguardo alle accuse che queste due donne hanno avanzato, se ci sono prove a sostegno. Dovremmo tutti aspettare di capire, in un modo o nell’altro, e sperabilmente il caso si chiarirà da solo. Ma ci sono un mucchio di motivi, relativamente al modo in cui è stato trattato dalle autorità svedesi, di ritenere davvero molto discutibile se quello che è in davvero in corso non sia uno sforzo politicamente motivato per strapparlo da WikiLeaks, bloccare quello che sta facendo in termini di rivelazioni e di portare trasparenza nei governi di tutto il mondo e alla fine consegnarlo agli Stati Uniti.
AMY GOODMAN: Julian Assange è comparso molte volte quest’anno su Democracy Now!. Il 26 ottobre ha fornito dettagli delle pressioni internazionali che subisce WikiLeaks.
JULIAN ASSANGE: Oh, non c’è dubbio che questa organizzazione sia sotto assedio. C’è stata una richiesta diretta fatta dal Pentagono che noi distruggiamo tutte le precedenti pubblicazioni e tutte quelle che verranno – una richiesta incredibile di controllo preventivo fatta da militari – e che cessiamo di trattare con militari USA disponibili a far trapelare notizie.
La mia domanda di residenza in Svezia è stata rifiutata per ragioni che tuttora rimangono segrete.
Una settimana dopo la diffusione dei diari di guerra dell’Afghanistan, la società che gestiva le donazioni a nostro favore a mezzo carta di credito, Moneybookers, la seconda per importanza su Internet dopo Paypal, ci ha chiuso i conti e ci è stata inviata una e-mail dal dipartimento della sicurezza che spiegava la situazione al gestore del conto, e cioè che eravamo su una lista nera USA e su una lista nera del governo australiano e di considerare la controversia in corso in rapporto all’Afghanistan. Fortunatamente siamo appena riusciti ad attivare un schema di gestione delle carte di credito con base in Islanda, così i donatori possono continuare a sostenerci.
Il procuratore generale australiano ha dichiarato che darà assistenza a qualsiasi paese, ovunque nel mondo, per processarci per queste rivelazioni e , quando gli è stata posta la domanda se avesse fornito assistenza in termini di servizi di informazione, cosa di cui abbiamo prova, ha detto: “Bene, sì, aiutiamo gli altri paesi di quando in quando, ma non farò commenti diretti su questo.”
E sappiamo che il governo islandese ha ricevuto pressioni pubbliche per non essere un porto sicuro per le nostre attività di pubblicazione o per me personalmente.
Il governo svedese ha ricevuto pressioni a livello di servizi segreti nei confronti della sua SAPO [Servizi di sicurezza svedesi – n.d.t.]. Quando ho lasciato la Svezia il 27 settembre, il mio … per un volo a Berlino sulla SAS, una delle maggiori nel mondo …. – se non la maggiore linea aerea mondiale quanto a reputazione – il mio bagaglio è sparito. E’ stato … sono stato l’unico caso su quell’aereo.
AMY GOODMAN: Era Julian Assange che parlava su Democracy Now! solo poche settimane fa.
A proposito, una correzione a un titolo precedente, una banca svizzera ha congelato il conto di Julian Assange, non una banca svedese.
Inoltre il giornale The Australian si sta preparando a pubblicare un editoriale di apertura scritto da Julian Assange prima dell’arresto. Il giornale riferisce, cito, “il signor Assange comincia dicendo: ‘nel 1958, un giovane Rupert Murdoch, proprietario ed editore del News di Adelaide, scriveva: ‘nella gara tra segreto e verità sembra inevitabile che sia la verità a vincere sempre’. Continua dicendo alcune cose sulla libertà di espressione: i ‘giorni bui’ del governo corrotto del Queensland (dove Assange è cresciuto); e dice molto di più sul fatto di essere cresciuto in una cittadina di campagna ‘dove la gente dice apertamente quel che pensa’. Dice che i politici australiani intonano con il Dipartimento di Stato USA un ‘coro che può essere provato falso’ di ‘Stai mettendo a rischio delle vite! Metti in pericolo le truppe’ pubblicando le informazioni, e ‘poi dicono che non c’è nulla di importante in ciò che WikiLeaks pubblica. Le due cose non stanno insieme.” Queste sono alcune citazioni che appariranno sull’editoriale di apertura di Julian Assange. The Australian le pubblicherà a mezzanotte, ora locale in Australia. Commenti finali, Glenn Greenwald?
GLENN GREENWALD: Bene, voglio solo sottolineare quanto è allarmante tutto quello che hai appena descritto, sia in quel servizio che in quello precedente, cioè che, qualsiasi cosa si pensi di WikiLeaks, non è mai stato accusato di un reato, per non dire incriminato o condannato. E tuttavia guarda cosa è successo a quel gruppo. Sono stati essenzialmente rimossi da Internet, non solo mediante attacchi di ‘denial of service’ [negazione del servizio, si ha quando un sito viene ‘intasato’ da messaggi che mirano a saturarne le risorse – n.d.t.] che sono molto sofisticati, ma mediante pressioni politiche applicate in numerosi paesi. I loro fondi sono stati congelati, compresi i fondi donati da persone di tutto il mondo per la sua … per il fondo per la difesa di Assange e per il fondo per la difesa di WikiLeaks. E’ stato tagliato loro l’accesso ad ogni tipo di conti. Eminenti figure della politica e dei media hanno richiesto il loro assassinio, il loro omicidio, la classificazione come ‘organizzazione terroristica’. Ciò che sta davvero accadendo è una guerra per il controllo di Internet e per decidere se Internet debba o meno servire a quello che molte persone speravano fosse il suo scopo, cioè di consentire ai cittadini di mettersi insieme e di rendere democratici i controlli sulle sette più potenti del mondo. E’ di questo che si tratta, in realtà. E’ per questo che vedi governi occidentali, in modo del tutto illegale, scatenare quella che può solo essere descritta come una guerra contro WikiLeaks e Julian Assange fuori dai confini di ogni vincolo, perché è questo che è in discussione qui, in realtà. Se vogliono processarli, dovrebbero andare in tribunale e farlo con mezzi legali. Ma questa persecuzione extralegale dovrebbe risultare molto allarmante per ogni cittadino, in tutti questi paesi, perché in essenza è puro autoritarismo ed è intesa a evitare che Internet venga usata coma sua ultima promessa, cioè fornire un controllo sul potere politico incondizionato.
AMY GOODMAN: Glenn Greenwald, voglio ringraziarti moltissimo per essere stato con noi. Avvocato di diritto costituzionale e blogger su Salon.com. Parla con noi dal Brasile. Noi siamo a Cancun a seguire i dibattiti dell’ONU sul cambiamento climatico. E passeremo a questo dopo la pubblicità. Qui è Democracy Now!, democracynow.org il Rapporto sulla Guerra e sulla Pace. Potete andare sul nostro sito web democracynow.org per vedere tutte le interviste con Julian Assange e con Daniel Ellsberg, forse il primo a far trapelare notizie riservate negli Stati Uniti.
Traduzione a cura di Giuseppe Volpe – Fonte: znetitaly.org

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