venerdì 26 aprile 2013

LA SVIZZERA GIUDICA MUSSOLINI, MAGGIO 1945


(23/07/2008)

Dall’opuscolo della “Associazione amici di Paul Gentizon”-Ginevra (Svizzera). Testi di Paul Gentizon. Dalla rivista”Le Mois Suisse”, del maggio 1945 Traduzione dal francese. 
L’Italia, viene ad attraversare uno dei giorni più oscuri della sua storia millenaria.Dopo una carriera folgorante, alla fine di una guerra sfortunata, il condottiero che,dopo il 1920 era apparso come il simbolo vivente delle aspirazioni le più generose, e le più profonde del popolo italiano,Mussolini,ha subito una fine atroce. Tuttavia, la sua intera vita,non è stata che un tentativo commovente e tragico di risvegliare le vittorie dei Romani, di rifare dell’Italia una grande potenza. Sovente, quando egli si rivolgeva alla giovinezza italiana, con l’intenzione di entusiasmarla, Mussolini amava porre la domanda:”Non è preferibile morire durante un assalto,piuttosto che soccombere di una malattia?”Infatti,egli non si augurava di morire tra due lenzuola. Egli, avrebbe voluto morire su una barricata, o, meglio ancora, sulla strada,in pieno cielo di gloria.Ma le figlie dell’Ade, le Parche, padrone del destino degli uomini,gli hanno rifiutato il trattamento che corrispondesse alla sua vita fuori dell’ordinario:una morte degna di lui. Dopo aver voluto tante volte forzare il destino per guadagnare il privilegio di morire da eroe,egli è morto da martire. Egli è morto per la difesa del suo ideale,e della sua fede politica Egli è morto per l’Italia. Nel quadro della sua azione civile,militare e patriottica,egli non ha mai fallito .Egli non ha mai disperato. Fino alla fine,egli è restato eroico e leale. Nel luglio 1943, benché duramente  battuto dall’ingiustizia e dalla debolezza degli uomini, egli non si perse mai d’animo. All’indomani della sua liberazione,malgrado una situazione dolorosa e caotica,egli si è rimesso in cammino. Egli ha ripreso il suo sforzo sovrumano per la salvezza e la resurrezione dell’Italia. In poche settimane, egli ha ricostituito un governo,una amministrazione, rifatto l’ossatura di un partito, costituito il nucleo di una nuova armata, raddrizzato lo stato. Ma non è dipeso da lui,che la terra dei suoi padri fosse salvata. Egli donò tutte le sue forze,tutto il suo cuore, al suo paese. Egli, gli ha donato infine la vita. Egli lottò fino alla fine per mantenere all’Italia il diritto di riprendere, nel mondo, il posto d’onore e la gloria conquistata a in molti momenti, nel corso dei secoli,con il sacrificio ed il sangue  degli avi. Egli impersonò fino all’ultimo minuto le esperienze e le fortune della patria. E la sua morte drammatica  conclude ancora l’ideale della sua vita.
I molti Europei che l’hanno ammirato,hanno appreso la sua fine con molta tristezza. Molti,presi da un profondo dolore, l’hanno pianto. Essi,non possono, oggi, che onorarlo nelle loro preghiere, e testimoniare in suo favore per la fedeltà del ricordo. Per molti versi, Mussolini fu affascinante.Per molti anni, tutti gli stranieri di importanza che vivevano a Roma,non avevano altro desiderio che di prendere contatto con l’uomo che,nelle condizioni estremamente difficili, dopo molti anni di anarchia,e di caos, era riuscito a ristabilire l’ordine ed il ritmo delle intera vita dell’Italia moderna. Lo assediavano. Erano decine, ogni giorno,le domande di ricevimento che dovevano essere rifiutate. D’altra parte, le udienze erano brevissime. E alla fine,la maggioranza di coloro che l’avvicinavano, nel corso del loro soggiorno sulle rive del Tevere,non avevano il tempo né di comprenderlo, né di interpretarlo. Spesso,non ne riportavano che un’immagine errata. Così che una leggenda aveva finito col diffondersi:quella del dittatore massiccio,dalle spalle quadrate, il volto duro,dominatore e deciso.Non so quale giornalista gli riconobbe anche.”la testa classica del tiranno” .Certamente,egli recava su di sé il segno della sua forza e della sua grandezza. E’ per questo che egli esercitava spesso su coloro che l’avvicinavano, un vero fenomeno di suggestione. L’uomo di stato, il condottiero,impediva di vedere il vero  Mussolini. Perchè, nel fondo, l’animava un vero impulso di umanità.Tutti coloro che ebbero la possibilità di avvicinarlo in maniera costante possono testimoniarlo.
Nato in un piccolo villaggio, figlio di un fabbro,egli rimane per tutta la vita semplice e sensibile.
Non era maturato in una città.Non aveva niente del borghese, del raffinato.Sdegnoso di ogni ricchezza, è sempre vissuto modestamente.Condotto quasi direttamente dal villaggio natale al posto che occupava,egli aveva conservata intatta non solo la sua semplicità naturale,ma la sua freschezza di impressione campagnola e primitiva. Durante la vita continuò ad avere viva simpatia  per gli umili,per i contadini e per i lavoratori.Non appena si trovava in mezzo agli operai, parlava volentieri con loro.
Noi l’abbiamo visto nelle paludi Pontine intrattenersi faccia a faccia con un vecchio agricoltore, sulla spalla del quale egli posava familiarmente la mano.Coloro i quali vogliono ad ogni costo raffigurarlo come un essere intrattabile, rude,duro come il granito,si ingannano completamente.
  
Nel 1932, all’epoca del suo primo viaggio a Genova,quando l’incrociatore, sul quale si trovava,entrando nel golfo, si avvicinò alla città,allorché gli equipaggi delle navi nel porto,e la gente ammassata a centinaia di migliaia sulla banchina, sui tetti, e le colline, lo salutarono in un radioso mattino con acclamazioni trionfali, nello sventolio delle bandiere e al suono delle campane di tutte le chiese, tutti coloro che lo attorniavano videro le lacrime,ad una ad una,solcare lentamente le sue gote………Mussolini piangeva apertamente alla maniera antica, senza il falso pudore di voler dissimulare il suo turbamento.Ugualmente quando “Horazio” fu rappresentato al Foro Romano, i versi immortali di Corbeille lo costrinsero più volte a portare la mano alle palpebre.
Il potere non lo logorò per niente.Per tutta la vita egli conservò intatta la sua spontaneità emotiva.
Non si possono enumerare i suoi atti di bontà. Questi, comprendono anche i suoi vecchi avversari. Più volte, egli fece aiutare vecchi socialisti caduti in miseria.Si contano a migliaia gli scrittori ed artisti ai quali, con i più ingegnosi mezzi, egli assicurò una vita decente.La moderazione e la dignità ispirarono il più piccolo dei suoi atti.Quando fu liberato al Gran Sasso da una squadra di Paracadutisti, il loro capo, Skorzeny, gli domandò  cosa doveva fare degli uomini incaricati della sua custodia ed egli rispose,in tutta tranquillità:”Lasciateli andare……”.Se la clemenza fosse dipesa solo da lui,nessun membro del Gran Consiglio sarebbe stato fucilato.
A dispetto di una assurda diceria, egli fu sempre di una tolleranza rara nei confronti dell’opposizione intellettuale.I suoi nemici più acerrimi devono essi stessi riconoscere la sua politica di clemenza e di generosità Allorchè egli divenne il capo della Repubblica Sociale e dovette affrontare la “resistenza” tante volte egli perdonò ai partigiani.La storia riconoscerà la sua grandezza d’animo.
“Una cosa è certa:il bilancio della dittatura mussoliniana è terribilmente deficitario”.Così si esprime un nostro amico in una lettera indirizzataci all’indomani della morte di Mussolini.Noi non crediamo che la storia possa ratificare questo giudizio.Per il momento, non è del bilancio della dittatura mussoliniana che si tratta,ma del bilancio del colpo di stato di Badoglio.
Dopo questa guerra, l’Italia perderà non solamente l’Africa Orientale e la Libia,ma anche il Dodecanneso, la Dalmazia,Fiume e probabilmente l’Istria, Trieste e Gorizia, sulle quali si stende già la mano jugoslava e panslava.Ma ciascuno deve riconoscere che se non si fosse verificato il colpo di stato del 25 luglio 1943, il disastro nazionale, e forse anche la catastrofe dell’Asse avrebbero potuto essere risparmiati.Il popolo italiano non avrebbe evitato solamente il suo calvario attuale ma anche il disfacimento totale delle sue forze armate, la disgregazione dello stato e soprattutto la guerra fratricida.Il disastro italiano attuale non è quindi il bilancio del fascismo.E’ quello dell’antifascismo.
Ma si dirà che, se l’Italia fascista non fosse entrata in guerra, tutto ciò non sarebbe accaduto.”A Mussolini sarebbe stato vantaggioso non muoversi”ci scrive una penna israelita. Evidentemente l’Italia avrebbe potuto restare neutrale in questa guerra. Avrebbe potuto, come un piccolo stato,rimanere fuori della mischia.Rimanendo non belligerante avrebbe potuto avere dei grandi vantaggi finanziarii e commerciali.Ma Mussolini ha giudicato che l’onore di una grande nazione non poteva coincidere con i soli profitti materiali.L’Italia aveva già proclamato il suo diritto vitale, e impugnato davanti alla coscienza del mondo i suoi problemi di natalità, d’alimentazione,di espansione, di materie prime,di lavoro, di produzione.Confinarsi in una neutralità basata sul profitto,avrebbe significato nient’altro che una rinuncia definitiva alle sue mete secolari. D’altronde si sa che cosa sono diventate, in questa guerra, la neutralità turca, la neutralità portoghese, la neutralità argentina. E ciascuno di noi ha inteso, da certe radio straniere, le minacce contro la Spagna di Franco,compresa anche la possibilità di una dichiarazione di guerra.Conservando la sua neutralità, con la sua posizione al centro del Mediterraneo, l’Italia sarebbe stata abbassata al rango di una piccola nazione sudamericana. Si può dunque affermare in tutta serenità che chiunque fosse stato al potere nel 1940, non avrebbe impedito all’Italia di intervenire in un conflitto ove era in gioco la sorte dell’Europa e dal quale doveva uscire un nuovo equilibrio del mondo.La posizione storica e geografica della penisola le imponeva la lotta O rinunciare al rango di grande potenza e rassegnarsi a divenire per sempre un paese di turismo e di viaggi di nozze,o rischiare tutto, audacemente,per conquistare l’indipendenza definitiva.
La guerra doveva dunque liberare l’Italia da ogni soggezione e donarle un posto degno nel mondo.”Non muoversi”, avrebbe voluto dire restare per secoli in condizione di definitiva inferiorità politica, economica,sociale e morale L’errore del Fascismo è dunque quello di aver tentato di fare dell’Italia una nazione libera, grande e prospera. Mussolini ha osato….ma che cosa sarebbe diventata l’Italia se il piccolo Piemonte, nel 1848,non avesse osato sfidare il potente impero degli Asburgo?Nessuno ha rimproverato allora
 
Cavour d’avere “ostro muoversi”.Certo bisognerebbe essere sempre sicuri di vincere.Ma tutti i belligeranti,qualunque essi siano, e soprattutto quelli che dichiarano una guerra, sono “a priori” sempre sicuri di farcela?L’Italia fascista ha difeso fino alla fine la sorte delle generazioni future della penisola.Oggi la guerra è finita.Nondimeno le situazioni permangono di una smisurata grandezza.Esse possono prendere uno sviluppo imprevisto.Cosa significherà, domani per l’Inghilterra e gli stati Uniti,vincere assieme alla Russia?La fine della guerra non risolverà i problemi posti.Ne possono nascere degli altri ancora più terribili.
Il bilancio del Fascismo??
Dopo secoli di silenzio e di decadenza, l’Italia ha nuovamente parlato ed agito.Dopo la marcia su Roma, lungo la strada del suo destino,pietre miliari imponenti hanno segnato, durante quasi un quarto di secolo, i suoi sforzi e le sue realizzazioni.Esse hanno un nome:strade, autostrade,ferrovie,canali di irrigazione,centrali elettriche,scuole,stadi,sports,aeroporti,porti,igienesociale,ospedali,sanatori,bonifiche,industrie,commercio, espansione economica,lotta contro la malaria,battaglia del grano,.-Littoria, Sabaudia, Pontinia Guidonia,Carta del Lavoro,collaborazione di classe, Corporazioni,Dopolavoro,Opera di Maternità ed Infanzia,Carta della Scuola,Enciclopedia,Accademia,codici mussoliniani,Patto del Laterano,Conciliazione,pacificazione della Libia,marina mercantile,marina da guerra,aeronautica,conquista dell’Abissinia.
Tutto ciò che il Fascismo ha fatto, è consegnato alla storia.E niente riuscirà a cancellare queste prove sorprendenti di una volontà indomabile di creatività e di ricostruzione.
In politica estera,nel 1932,a Ginevra,viene esposto il progetto mussoliniano tendente all’abolizione della artiglieria pesante, dei carri armati,delle navi da guerra di linea,dei sottomarini, degli aerei da bombardamento.
Nel 1933, una nuova proposta a favore della pace: il patto a quattro, la cui accettazione avrebbe salvato l’Europa.Qualche mese più tardi ancora un suggerimento per la tregua immediata degli armamenti.Nel 1934 l’esposizione di un nuovo sistema di pacificazione del  nostro continente.
Lo stesso anno, all’inaugurazione di Littoria,nel cuore delle paludi Pontine redente dalle loro torbe e dalle loro febbri, la famosa dichiarazione:”Abbiamo conquistato una nuova provincia.Abbiamo dovuto combattere, ma questa guerra, la guerra pacifica, è la guerra che noi preferiamo.”
Nel 1935,ci sono gli accordi Franco-Italiani di Roma. Nel 1938 c’è il Gentlemen’s Agreement con l’Inghilterra. Nel 1939,alla vigilia della guerra attuale,su suggerimento del Duce: è Monaco, l’ultimo tentativo di evitare il conflitto.Ecco ciò che risponde alla verità nuda, a tutte le deformazioni degli slogans.
Certamente Mussolini-noi ne abbiamo esposto le ragioni- è entrato volontariamente in guerra.Ma egli non l’ha voluta.In un documento che presto renderemo pubblico, egli afferma con parole precise:”Nella primavera del 1939.egli scrive in terza persona-il cantiere italiano era in pieno fervore, e Mussolini per primo sentiva che non si doveva sfidare troppo il destino.Egli si rendeva conto che un lungo periodo di pace era assolutamente necessario all’Europa in generale e all’Italia in particolare, e che la guerra, una volta scoppiata, avrebbe interrotto tutto, compromesso tutto e forse rovinato tutto.Nella sia opposizione alla guerra c’erano anche i motivi di carattere politico e morale, come il presentimento che la sorte dell’Europa, come continente creatore di civiltà, era in gioco….No, Mussolini non ha voluto la guerra.Egli non poteva volere una guerra; egli la vedeva avvicinarsi con terribile angoscia.Egli sentiva che essa era un punto interrogativo per tutto l’avvenire della Patria.
Il bilancio del Fascismo?
Il Dio delle battaglie ha già espresso la sua sentenza suprema.Al termine di questa lotta gigantesca i popoli ricchi, ben provvisti di tutti i beni della terra,hanno sconfitto i popoli diseredati ad alto potenziale demografico.La Germania e l’Italia sono vinte.L’una e l’altra avevano chiesto, per il diritto alla vita,ciò che esse stimavano legittimo.
Per diritto di possesso,per egoismo culturale e consacrato, le altre potenze glielo hanno rifiutato.Chi ha avuto torto, chi ha avuto ragione?Lasciamo ai posteri l’ardua sentenza.
Per la penisola, l’episodio mussoliniano è terminato.La storia dirà un giorno la messe di gloria raccolta, armi alla mano,sotto il segno del Fascio.Benchè abbia dovuto lottare in condizioni estremamente difficili, benché la superiorità navale dell’Inghilterra abbia reso impossibili grandi vittorie, l’Italia mussoliniana, prima dei suoi rovesci,ha riportato dei successi incontestabili.Le sue armate hanno condotto le proprie insegne dalle sabbie torride della Libia fino ai ghiacci della Russia.I suoi cavalli si sono abbeverati nelle acque del Guadalquivir, del Dnieper, e anche delle sorgenti del Nilo.La sua bandiera è sventolata sull’Atlantico fino presso la Manica.Dopo un’epica corsa lungo le rive africane, i suoi battaglioni sono giunti fino alle porte di Alessandria e, per la prima volta dall’antichità, la terra dei Faraoni ha rivisto le insegne di Roma.
 
Allora, nel mondo intero,la causa italiana e fascista, non mancava certo di incensatori.Ma è bastato un solo cambio di vento a favore dei vincitori perché immediatamente i codardi e i pusillanimi  trasportassero nel campo avverso il loro miserabile incenso.Ed è proprio nell’Italia stessa che il fenomeno ha preso l’aspetto più rivoltante.Anche la stessa vittoria dell’altra guerra era stata minacciata, dal 1919 al 1922, da un gruppo di disfattisti,sabotatori e rinunciatari.
Questa volta il marcio ha preso un carattere nazionale.L’Italia ha mollato più per lo smarrimento dei suoi figli che per le virtù guerriere dei suoi nemici; è stata vinta da se stessa, dal suo disfattismo.
L’italiano, ha dei difetti terribili. A fianco delle più belle qualità:l’intelligenza rapida e acuta, il coraggio personale, una propensione naturale verso lo scetticismo, il dubbio,il minimo sforzo.
Egli è facilmente prodigo di belle rassicurazioni, ma troppo spesso manca di legame tra la parola, tra il pensiero e l’azione.E’ facilmente fazioso.Lo domina il suo interesse personale.Non ha il culto dell’obbedienza civica.Di più, allevato al seno dell’universalismo cattolico, è rimasto sprovvisto,per secoli, di un vero spirito militare e completamente indifferente alla gloria del suo paese.La verità è che,sia per il sub-strato mentale del suo popolo, sia per la sua storia,….”L’Italia non ha mai potuto diventare una nazione come le altre”.
Tuttavia, la guerra italiana avrebbe conservato fino alla fine il suo normale atteggiamento se il voltafaccia del Re e dello Stato Maggiore non avesse agito come fermento di demenza e di decomposizione.
Persa la sua coesione, stravolta la sua coscienza,il paese,nella sua gran maggioranza,si abbandonò al lassismo, all’indifferenza ,all’incomprensione.Egli perse il controllo dei suoi nervi.
Dimenticò che quello che era in gioco oggi non era solamente una dottrina politica, oppure un obiettivo di lusso,ma l’eredità degli avi, l’avvenire della razza,la terra per i figli,il pane quotidiano,la dignità, l’onore, la libertà, l’indipendenza nazionale.E’ per questo, che il futuro rivolgerà probabilmente un vero e proprio atto di accusa contro i responsabili-Le generazioni a venire li scomunicheranno per aver portato deliberatamente il paese alla soglia della disfatta e per aver loro interdetto, forse per secoli, il ritorno degno e libero sul campo della grande storia.
Ma se c’è un nome che, in tutto questo dramma, resterà puro e immacolato, sarà quello di Mussolini.In tutte le circostanze e nella avversità più atroce, il Duce è rimasto di una fermezza inconcussa.Egli non ha commesso alcuna mancanza.Fino alla morte è rimasto fedele al suo onore:non ha capitolato.
E’ per questo che, senza parlare dei suoi fedeli, gli stessi avversari-se hanno conservato nel cuore la nozione dell’umana nobiltà-non possono non inchinarsi davanti alla sua tomba in rispetto e ammirazione.In Svizzera, soprattutto,la sua morte deve risuonare dolorosamente nel cuore di tutti coloro che si ricordano quanto quest’uomo amasse il nostro paese, al punto che più volte la sua voce si è levata in nostro favore e nelle ore di angoscia, egli si è posto fraternamente al nostro fianco.
Nel momento del successo e della gloria, le nostre autorità l’hanno nominato “dottore honoris causa” dell’Università di Losanna,e gli è stata offerta, durante una solenne manifestazione,una copia del busto di Marco Aurelio rinvenuto in terra d’Avenches.Una pubblicazione ufficiale, il Dizionario Storico e Biografico della Svizzera, lo cita pure,a fianco di Romain Rolland, tra gli stranieri che hanno onorato il nostro paese.Possiamo dunque anche noi, in quest’ora dolorosa,senza alcuna riserva, indirizzare un pensiero commosso al ricordo di questo grande uomo di pensiero e di azione.Egli ha orribilmente sofferto.E’ stato tradito dai suoi.Gli stessi, che l’avevano esaltato e che marciavano all’ombra della sua gloria, l’hanno venduto per trenta denari.Tra i milioni e milioni di suoi compatrioti, ai quali aveva reso l’orgoglio di essere italiani, neanche uno solo si è trovato là, nell’ora suprema, per coprirlo piamente col sudario e chiudergli gli occhi. E’ la sorte dei grandi uomini di essere crocifissi,pugnalati,gettati nelle isole deserte.Egli fu tra i più grandi.Dominò dall’alto tutti coloro che lo circondavano.
Egli fu più grande dell’Italia e ha tentato di sollevarla al di sopra di se stessa, di alzarla al livello dei più grandi imperi.Ma, né i polmoni né il cuore dei suoi compatrioti furono abbastanza solidi.La debolezza dell’Italia ha paralizzato la forza e lo slancio del suo condottiero.Se avesse vinto questa guerra, sarebbe stato consacrato genio universale e divino e la sua patria, malgrado le numerose ferite, avrebbe ritrovato non solamente la sua piena integrità territoriale e il suo impero,ma l’alone di gloria che l’ha circondata nell’antichità.
Vinto,egli è destinato allo spregio e le radio del mondo intero lo proclamano anticristo, Lucifero, o Cesare da Carnevale.Come Napoleone alla sua morte.
Ma il tempo rimette ogni cosa al suo posto giusto.La storia non potrà vilipendere la sua memoria e gli renderà giustizia.Il suo sangue non sarà stato sparso invano.Più di ogni altro è quello dei martiri che feconda la vita dei popoli.In vita. Mussolini aveva già la sua leggenda; essa ingrandirà.
Mai, dopo il rinascimento, l’Italia ha palpitato tanto di vitalità quanto durante il grande periodo del Duce.
  
Nelle istituzioni,nei codici mussoliniani, c’era come il fremito di un mondo nuovo. Poi, dalle Alpi al Nilo., dalla Spagna al Volga, il sangue ardente dei soldati italiani inondò questa terra. Nell’aria brillava un sole di gloria. Ebbene,qualunque cosa avvenga,questo passato non morirà.Il fermento che egli ha riversato non solamente nelle vene italiane, ma nelle arterie del mondo,continuerà a ribollire.Ai popoli in agitazione, egli ha indicato una delle strade della salvezza. La disfatta fa retrocedere nel cammino percorso..Altri, più tardi,riprenderanno questa grande via maestra, la via Appia della Storia.Innumerevoli frutti sorgeranno dalla sua esperienza, dalla sua fede, dal suo martirio.Un giorno, Mussolini diverrà immagine e idea. Egli ha conosciuto il trionfo e ha conosciuto l’avversità. Ha raggiunto la fama. Continuerà a vivere negli spiriti Gli si domanderanno esempi, lezioni, una dottrina .Il prestigio del suo nome resterà intatto. Rimarrà uno dei più grandi artefici della trasformazione dell’Europa e del mondo.

                                                                                                                   Paul Gentizon


http://www.ragazzidelmanfrei.it/ventennio.php?nws=13

Nessun commento:

Posta un commento