venerdì 19 aprile 2013

LA MEDICINA CONFERMA: SI PUO' MORIRE DI CREPACUORE

Operazione a cuore apertoWASHINGTON - La scienza conferma giusto in tempo per San Valentino, la festa del cuore e degli innamorati: di crepacuore, di un abbandono improvviso, di uno shock subitaneo, di una perdita imprevista si puo' morire. Letteralmente. Organicamente.

La teoria degli studiosi americani che hanno appena pubblicato analisi, dati, test sulla 'sindrome del cuore spezzato', e' che il rilascio massiccio e subitaneo di un ormone dello stress - l'adrenalina - provochi spasmi cardiaci capaci di simulare sintomi ed effetti di un infarto vero e proprio.

Nel caso delle vittime di questi infarti da crepacuore infatti non si manifestano gli altri fattori di rischio presenti generalmente nei cardiopatici: arterie occluse, circolazione danneggiata, pressione sanguigna sballata.

La scoperta e' cosi' portatrice al tempo stesso di cattive (il crepacuore e' realta' ora provata) e buone notizie. La buona novella viene dal fatto che di questo tipo di attacchi coronarici le vittime, se diagnosticate e curate adeguatamente, si riprendono nella maggior parte dei casi ed in fretta.

Inquietante e ancora senza risposta chiara e' invece un altro dato emerso dallo studio della Johns Hopkins university, pubblicato sul 'New England journal of medicine': a risultare piu' colpite dalla sindrome sono le donne. Proprio come nelle soap operas e nelle novelle d'amore.

Il motivo - ipotizzano gli scienziati - potrebbe avere radici nella configurazione ormonale femminile o nelle connessioni tra cuore e cervello delle donne.

I ricercatori hanno esaminato i casi di 19 pazienti che tra il 1999 ed il 2003 hanno sofferto quello che appariva un classico infarto subito dopo un forte stress emotivo: alcuni pazienti avevano appena appreso la morte di una persona cara, altri avevano assistito ad una rapina, altri ancora erano stati coinvolti in un incidente o avevano rotto con il partner e via dicendo. Quasi tutti i volontari erano tra i 60 ed i 70 anni a parte una donna di 27 anni.

Confrontando i dati clinici di questi malati con quelli di infartuati 'veri', gli studiosi hanno scoperto che tutte le vittime di attacchi cardiaci da 'cuore spezzato' avevano arterie pulite ma tassi di adrenalina altissimi. Precisamente: 34 volte piu' alti del normale e tre volte piu' elevati che nelle vittime di infarti con disturbi cardiopatici diagnosticati.

Inoltre i test degli infartuati per ragioni emotive hanno evidenziato un particolare modello di contrazioni e spasmi cardiaci: tutti questi pazienti sono stati curati nei pronto soccorso americani ed in in seguito non hanno evidenziato danni cardiaci di lungo termine. Ma si sono ripresi nel giro di pochi giorni, due settimane al massimo.

(ANSA)

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