domenica 21 aprile 2013

La globalizzazione è bellissima



di Dario Fo

Un'idea meravigliosa sta prendendo piede nel mondo: basta con la guerra, basta con le barriere tra gli Stati. Un'unica legge valida in tutto il pianeta e interessi talmente intrecciati da rendere impossibile nel futuro lo scoppiare di una guerra.
La globalizzazione è una rivoluzione straordinaria resa possibile da internet; qualche cosa per la quale i nostri nipoti ci saranno grati. Perché, allora, c'è tanta gente che contesta questa globalizzazione? Vogliono tornare alle divisioni nazionali, costruire nuove barriere e dazi? No.
Abbiamo girato i siti dei "contestatori" e non abbiamo trovato una sola parola contro la globalizzazione. Il problema è come si sta facendo questa globalizzazione. È bellissima l'idea della libertà di commercio. Basta con i dazi e le dogane che gonfiano artificialmente il costo dei prodotti stranieri per proteggere quelli nazionali. Tutti commerciano con tutti e vinca il migliore! Alla fine questa rivoluzione andrà a favore proprio dei consumatori garantendo qualità migliore e prezzi inferiori. Questa è la teoria.
La pratica è che questa libertà di commercio è regolata da 27 mila pagine di leggi e regolamenti. I potenti del mondo credono di aver fatto una furbata enorme che li dovrebbe arricchire al di là dell'immaginabile. Creare un super potere mondiale eletto non dai cittadini ma dai governi. Influenzare le scelte di un unico governo mondiale è più facile e più economico che aver a che fare con 150 autorità locali. E quando la globalizzazione dei ricchi entra in azione son dolori.
Eccovi un esempio: l'Europa decide di vietare la commercializzazione di carne agli ormoni (quella che fa crescere i seni ai bambini e fa crollare la percentuale di spermatozoi che produrranno da adulti) e decide che la quantità di diossina presente in una bistecca deve essere molto bassa. Bene, bravi. Ma questa legge penalizza la carne Usa, dove sono convinti che gli ormoni e la diossinale galvanizzino la virilità.
Così gli Usa fanno causa all'Unione Europea e le leggi del WTO danno ragione loro. L'Europa si rifiuta di accettare l'imposizione ma ogni anno deve pagare sanzioni pesantissime che colpiscono in particolare alcuni prodotti europei.
Ad esempio, i produttori di tartufi italiani pagano parte di questa multa di tasca loro visto che il WTO ha stabilito che i tartufi italiani venduti in Usa debbano essere gravati da una tassa del 100%. Così si scopre che questa globalizzazione dei potenti serve per aggirare le leggi nazionali e impedire ai cittadini di difendere la qualità dei consumi.
È una globalizzazione del commercio completamente amorale attraverso la quale si impongono i giocattoli per bambini in plastica tossica e soia transgenica. E si toglie il diritto a una nazione di impedire il commercio di palloni costruiti da bambini schiavi. È una globalizzazione che non tiene conto della qualità. 
Le banane delle multinazionali Usa, coltivate chimicamente in immensi latifondi sud americani, costano di meno di quelle biologiche coltivate in piccole aziende africane. Mettere sullo stesso piano i 2 prodotti è ingiusto. La politica dei vertici del WTO è quella di impedire qualunque forma di protezione dei prodotti di qualità.
Ad esempio non vogliono che sulle etichette ci sia l'obbligo di dichiarare se i cibi contengono prodotti transgenici o se i palloni sono stati fabbricati rispettando i diritti sindacali. Dicono che è concorrenza sleale. Ma il grottesco si raggiunge quando si pretende il diritto di poter brevettare piante e batteri trasformando una ricchezza del pianeta in un bene privato. Ma per fortuna il dirlo è un e farlo è un altro. Ma questo progetto infame ha già incassato i primi smacchi.
Il Sud Africa si è preso il diritto di autorizzare la produzione locale indipendente delle medicine essenziali rifiutandosi di rispettare i brevetti. Le case farmaceutiche hanno intentato causa ma la reazione dell'opinione pubblica internazionale è stata talmente forte che alcune multinazionali hanno deciso di liberalizzare l'uso dei loro brevetti nel terzo mondo e quando il tribunale sud africano ha dato ragione al governo il fronte farmaceutico ha abbandonato la battaglia.
Ma lottare solo contro i singoli provvedimenti del WTO è perdente. Dobbiamo opporre la nostra globalizzazione alla loro. Se il governo del WTO è in mano agli uomini delle multinazionali è su queste che dobbiamo agire usando la leva del consumo: l'immenso potere dei nostri acquisti.
Non vi piacciono le scelte di Bush sull'ecologia? Non fate più benzina ai distributori della Esso. La Esso è della statunitense Exxon. Sono loro i petrolieri che hanno sostenuto Bush finanziando la sua campagna elettorale. Possiamo sfilare in milioni contro le scelte di questo ubriacone e lui non se ne accorge neanche. Ma se la Esso gli dice una parolina...
I protagonisti di questo grande complotto contro i popoli del mondo sono qui, davanti a noi, ogni giorno e noi abbiamo un modo molto semplice per dire loro che non ci piace quello che fanno: non comprare i loro prodotti!!! 

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