venerdì 26 aprile 2013

L ' UCCISIONE DEL FEDERALE DI FERRARA DI A. CASAL


(21/08/2008)

Le  origini della guerra civile. La contesa fra Italiani,che si scatenò tra l’8 settembre 1943 (data ufficiale dell’armistizio Italia-Usa/Gran Bretagna), ed i primi mesi del 1944,fu decisa da un solo partito:il PCI.Capi e capetti comunisti, nel 1943, erano non più di 100.Come allargare l’area dei dissenzienti al regime, e fare proseliti?Semplice.Uccidendo ufficiali e soldati dell’esercito, si da scatenare le rappresaglie, che,colpendo spesso innocenti, avrebbero generato odio e rivolta contro il regime fascista, ed il suo capo, Benito Mussolini.Infatti, il primo uomo a cadere sotto i premeditati colpi dei rossi, fu Igino Ghisellini, Federale di Ferraras(14 novembre 1943);Poi toccò ad Aldo Resega, Federale di Milano(18 dicembre 1943(;poi ad Eugenio Facchini, Federale di Bologna (25 gennaio 1944):in ultimo, ma non ultimo,ad Arturo Capanni, Federale di Forli(10 febbraio 1944).I comunisti, crearono i GAP(Gruppi Azione Patriottica), composti da squadrette terroristiche.Queste squadre,falciarono circa dodicimila fascisti, dei caduti tra l’8 settembre 1942 ed il 25 aprile 1945.I rossi, cercavano di esasperare i fascisti, tanto da indurli a sanguinose rappresaglie. L’uccisione del federale di FerraraIl mattino del 14 novemre 1943,in un fossato presso Castel d’Argile(confine tra Ferrara e Bologna),fu rinvenuto il cadavere del maggiore Igino Ghisellini.All’alba del 15 novembre, per ritorsione, i fascisti fucilarono 11 antifascisti ferraresi.Questo fu l’inizio della guerra civile, come desiderato dai comunisti.A posteriori, finita la guerra, la solita panzana resistenziale, e cioè che Ghisellini “fu vittima di una faida interna”…..la solita versione  che i fascisti si ammazzavano tra loro.Ghisellini,aveva tre lauree;Volontario nella prima Guerra Mondiale,in Africa, in Spagna, e nella seconda guerra;alla testa di reparti d’assalto, si era guadagnato tre medaglie d’argento e tre di bronzo.Alla sua testa, il ricostituito Partito Fascista di Ferrara arrivò a 15.000 iscritti.Egli era un moderato, e Ferrara, con lui, ebbe momenti tranquilli, che non potevano piacere ai comunisti.I fascisti, ebbero sentore di un “Comitato di liberazione nazionale”, con a capo certo Ermanno Farolfi.Ghisellini volle incontrare  i rappresentanti di tale comitato,e si stabilì un patto di non belligeranza le parti.Ma ciò andò di traverso al PCI.Il 14 novembre, avrebbe dovuto svolgersi il congresso del PFR.La sera del 13, verso le 19, Ghisellini salutò i suoi collaboratori.Poi salì su una 1100 per raggiungere Casumaro, un paese nei pressi, dove l’aspettava la moglie.Ma non arrivò mai a casa.Fu ritrovato riverso in un fosso, e la 1100 poco distante, all’interno tutta chiazzata di sangue,Fu chiaro, che Ghisellini aveva preso a bordo qualcuno,che poi, dal sedile posteriore gli aveva esploso contro dei colpi di pistola.Nel 1988, fu scoperta la verità,  rivelata proprio da un imprenditore di Pieve di Cento, che nel 1943 era giovane brigadiere in quei luoghi.Si scoperse che Ghisellini era stato assassinato da tre uomini in divisa fascista che gli avevano chiesto un passaggio.A Ferrara, si scatenò così ciò che i comunisti tanto desideravano:la caccia agli antifascisti.Fu istituito una specie di tribunale, che decise di fucilare 37 antifascisti.Intervennero Franz Pagliani ed Enrico Vezzalini, per placare gli animi.Il numero degli antifascisti da fucilare fu ridotto a 10.La ritorsione colpì degli antifascisti non comunisti,come:L’Avv.Zanatta, il senatore Emilio Arlotti,il dott.Pasquale Colagrande,il commerciante Vittorio Hanau e suo figlio Mario, l’avv.Giulio Piazzi, l’avv.Mario Teglio,il commissario Alberto Vita Finzi.Questi uomini, furono falciati dai mitra presso il Castello Estense,Furono uccisi anche l’ing.Girolamo Savonuzzi ed il ragionier Arturo Torboli.I comunisti, non persero un solo uomo.Nel dopoguerra, il regista FlorestanoVancini, realizzò un film:”La lunga notte del ‘43”, che sposava in pieno la tesi dei comunisti, che addossavano la colpa della uccisione di Ghisellini ai fascisti, “per averecosì la possibilità di scatenare la rappresaglia sugli antifascisti innocenti”………La radio inglese nel notiziario delle Nazioni Unite dedicato ai partigiani, alle ore 8,20 del 24 settembre 1944,disse testualmente:”Foste proprio voi che nel novembre scorso giustiziaste il federale Ghisellini…”E un vecchio comunista, che, finita la guerra, abbandonò il PCI, disse:”I rossi negarono di essere stati loro a eliminare Ghisellini.Hanno buon gioco, anche perché l’unico che sapeva molto sulla questione, e che forse avrebbe parlato,venne poi eliminato dai tedeschi a Fiorenzuola, nel settembre 1944, in seguito ad una delazione.Egli fu Ermanno Farolfi, il comunista che faceva parte del CLN mentre era federale Ghisellini.Ricordo però che subito dopo l’uccisione di Ghisellini , nelle nostre file circolò la notizia che il “giustiziere” era un gappista bolognese di una squadra dislocata nel comune di Galliera, in Via Cucco.E. nel 1970,in una pubblicazione di Ezio Antonioni Bologna verso la libertà,si lesse:”L’uccisione delk federale di Ferrara, fu, dunque,un’azione di guerriglia partigiana.L’attentato fu deciso a Bologna.Mario Peloni incaricò dell’azione  “S” al quale aveva dato appuntamento nei pressi di Porta Saragozza, il 13 novembre.S.era un aviere che l’8 settembre si trovava a casa…raggiunse nello stesso giorno Ferrara.Ma la ricostruzione definitiva dell’assassinio di Ghisellini, venne nel 1983 da Spero Ghedini (segretario della federazione ferrarese del PCI nel 1944).In un suo libro dal titolo”Uno dei centoventimila” (ed.La Pietra,Milano), Spero Ghedini raccontò:”Il gerarca fu infatti giustiziato dai partigiani e non ucciso dagli stessi fascisti in dissenso con lui, tesi lasciata circolare per diversi anni senza che nessuno intervenisse per smentirla.Io stesso,in una intervista rilasciata qualche anno fa al periodicoi Vie Nuove, sono stato in grado di confermarlo.L’attentato fu preparato accuratamente da Mario Peloni, che potè contare su tre compagni, dopo aver discusso a lungo con loro sulla opportunità e sul significato esemplare dell’azione.Uno dei tre era un ferrarese, di cui però nessuno di noi ricorda il nome.Si trattava di un atto imposto sia dallo stato di lotta aperta che dalla necessità di impedire con ogni mezzo,la riorganizzazione del Partito Fascista e di salvaguardare l’unità recentemente raggiunta dal movimento antifascista che la falsa e subdola opera “pacificatrice” svolta da uomini come Ghisellini tendeva a minare”…..Sempre in un’intervista del novembre 1983, Spero Ghedini parlò di come si era svolta quella azione.“Ghisellini era stato seguito più volte quando la sera tornava a Casumaro……Quella notte, i compagni bloccarono l’auto lungo la strada, uno solo sparò e uccise Ghisellini.Poi, auto e cadavere furono portati a Castel d’Argile per sviare le indagini”Tanto basta per chiarire in via definitiva a chi va attribuita la responsabilità morale e politica dell’assassinio di Igino Ghisellini, e del bagno di sangue che ne seguì-Quindi, tutto chiaro, per questo assassinio, come per tutti gli altri nelle principali città del Nord.Scopo:scatenare le rappresaglie dei fascisti, dei tedeschi, generando  odio nelle popolazioni, sino ad allora relativamente tranquille, nonostante gli stenti ed i bombardamenti della guerra.……E creare nuovi fiancheggiatori al PCI, per ingrossarne le fila nella lotta partigiana, fatta di assassinii individuali,sabotaggi, ed estorsioni ad industriali e commercianti, pena la vita.. Bibliografia:da “Sangue chiama sangue” di Giorgio Pisanò- CDL Edizioni-1994


http://www.ragazzidelmanfrei.it/eccidi.php?nws=20

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