venerdì 19 aprile 2013

ISRAELE: DATTERO DELLA GIUDEA, GERMOGLIA SEME DI 2000 ANNI FA


TEL AVIV - Dopo duemila di anni di letargo il seme di una palma da dattero molto diffusa in Palestina all' epoca dei romani, poi estintasi, e' tornato a germogliare in un laboratorio del Neghev dopo essere stato stimolato da scienziati israeliani.

La rara piantina - chiamata affettuosamente 'Matusalemme', in omaggio al personaggio biblico vissuto mille anni - ha raggiunto l'altezza di 30 centimetri. Ancora non e' noto se dara' mai frutti, ne' se resistera' all'impatto con l'ambiente biologico del XXI secolo.
Ma l'interesse internazionale e' stato immediato: anche perche' le sue foglie potrebbero racchiudere doti terapeutiche, ben note del resto agli scienziati di quel tempo. I datteri e le foglie della palma della Giudea erano utilizzati per curare infezioni, per combattere la malaria e tumori, per accrescere la longevita', per rendere piu' levigata la pelle, e anche come afrodisiaco. Una prima foglia della piantina e' gia' stata inviata in un laboratorio, per approfonditi esami del Dna.

FORTEZZA MASSADA, 73 D.C. - La vicenda del seme e' legata al celebre assedio della fortezza di re Erode a Massada (a strapiombo sul mar Morto) da parte dei legionari di Flavio Silva, nel 73 d.C. Entro le mura si erano rifugiati centinaia di ribelli ebrei (Sicarii), guidati da un religioso di nome Eleazar. Preferendo la morte alla schiavitu', compirono infine un suicidio di massa.
Testimone di quegli eventi, lo storico di origine ebraica Giuseppe Flavio nota che nella fortezza c'erano magazzini colmi di quantita' di grano ''sufficienti ad anni di assedio'', nonche' ampi serbatoi di acqua fresca, di vino, e di olio. Grazie al clima asciutto del deserto ''il livello di preservazione di questi prodotti e' perfetto'', nota sbalordito nel libro 'Le guerre degli ebrei'. Nel lato settentrionale della fortezza - spiega lo storico - c'erano una dozzina di lunghi magazzini. La' si trovavano, fra le altre provviste, grandi quantita' di datteri.

SEMI IN LABORATORIO - Per 30 anni - spiega il quotidiano Yediot Ahronot - alcuni noccioli di datteri, assieme con semi diversi recuperati da archeologi fra i resti di Massada, hanno giaciuto nell' universita' Bar Ilan (Tel Aviv), assieme con gli altri reperti archeologi dell'epoca. Nessuno aveva pensato che potessero essere di interesse particolare.

A guardarli con nuovo interesse e' stata la ricercatrice Sarah Sallon, una studiosa di medicina naturale interessata alla composizione di antichi medicinali in Medio Oriente e in Estremo Oriente. ''Le medicine del passato - ha detto alla stampa - potrebbero rivelarsi le medicine del futuro''.

In questo spirito ha esaminato il Dna dei semi di Massada. Poi ha compiuto un esperimento che sembrava una 'missione impossibile': risvegliare quei semi, vecchi di 1940-2040 anni.
Nel villaggio agricolo di Ketora (Neghev orientale) sono state create in laboratorio le condizioni necessarie e a gennaio l' operazione e' iniziata. Dei semi sottoposti al test, solo uno ha germogliato. Abbastanza per scatenare l'entusiasmo degli scienziati che sperano si tratti di una pianta femminile, in grado cioe' di produrre frutti. Nel migliore dei casi, avvertono gli scienziati, i primi datteri della Giudea - gia' degustati dai legionari romani - potranno essere assaporati fra 30 anni.

(ANSA)

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