giovedì 18 aprile 2013

I due pianeti più simili alla Terra mai scoperti



Parlano gli esperti


Rappresentazione artistica del telescipio spaziale Kepler della Nasa (fonte: NASA)Rappresentazione artistica del telescipio spaziale Kepler della Nasa (fonte: NASA)
Sono i più simili alla Terra mai scoperti e ottimi candidati per ospitare vita, i due pianeti che ruotano attorno alla stella Kepler-62, scoperti dal telescopio Kepler della Nasa e descritti sulla rivista Science.
''Secondo i dati che abbiamo a disposizione, relativi al raggio e al periodo orbitale, questi sono i pianeti più simili alla Terra mai scoperti'', osserva uno degli autori della scoperta l'astrofisico Justin Crepp, dell'università americana di Notre Dame. 

I due pianeti si trovano nella fascia abitabile della loro stella, dove vi sono temperature miti e le condizioni per l'esistenza dell'acqua, caratteristiche che ne fanno ''ottimi candidati per ospitare la vita'', rileva l'astronomo Raffaele Gratton, dell'Osservatorio di Padova dell'Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf). Il problema, rileva Gratton, e' che questi due 'sosia' della Terra sono lontanissimi, distano infatti fra 2.000 e 3.000 anni luce da noi: quindi non sara' possibile studiarli. 
La scoperta è comunque molto importante, prosegue l'esperto, perche' ''mostra che i pianeti simili alla Terra esistono e che vale la pena andare avanti su questa strada, che sara' completata quando ci saranno evidenze di vita''. Per avere la firma della vita su altri pianeti, spiega l'astronomo, bisogna cercare alcuni elementi chiave come l'ozono, più rilevabile dell'ossigeno, una vera e propria ''pistola fumante'' che indica l'esistenza di un processo di fotosintesi a opera di piante o batteri.
Per trovare pianeti che ospitano la vita, se questi esistono, ''occorrono ancora almeno 10 anni e bisogna concentrarsi su pianeti vicini, dell'ordine di 20-30 al massimo 50 anni luce di distanza dalla Terra'', osserva Gratton. Il telescopio spaziale Kepler, aggiunge, non e' adatto a cercare pianeti vicini ma è stato progettato solo per osservare in una regione lontana della Via Lattea. Sarà invece questo l'obiettivo ambizioso di future missioni appena arrivate al nastro di partenza, come Tess (Transiting Exoplanet Survey Satellite) della Nasa, prevista per il 2017, e la missione Cheops, selezionata dall'Agenzia Spaziale Europea (Esa) nell'ottobre 2012.

(ANSA)

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