martedì 9 aprile 2013

Gli Angeli Di Timbuktu – La cultura ancora una volta è salva



Simone – Mi sembra una storia bellissima, che ha dell’incredibile, così ho deciso di riportarla.
Per fortuna la cultura ancora una volta è salva.

Ci sono storie che meritano di essere raccontate e questa è una di quelle. E’ la storia di un giovane e di un vecchio che il destino o il caso ha voluto che fossero i custodi di una delle biblioteche più preziose al mondo: quella di Timbuktu.
Mausoleo di Sidi Mahmoud1
The Ahmed Baba centre holds the library of the Manuscripts of the Desert Abdoulaye Cisse, who lives in the Timbuktu MALI-CRISIS MANOSCRITTI DI TIMBUKTU

Il giovane si chiama Abdoulaye Cisse ed è direttore ad interim della biblioteca; il vecchio invece, che si chiama Abba Alhadi, è analfabeta, cammina con un bastone, ha 72 anni e per 40 anni si è prese cura dei vecchi manoscritti.
Timbuktu da sempre famosa è per la storia millenaria e per custodire una delle raccolte di testi antichi più preziosa del mondo.  Migliaia di libri che risalgono al XV° e XVI°, ma altri più antichi e rari datati fino al XIII°. Un tesoro inestimabile per l’Africa; una rara testimonianza scritta dell’intera storia non solo del Mali, ma dell’intero continente. Timbuktu tra il XV° e il XVI°, con ben 180 scuole coraniche, è stato il centro più importante della diffusione dell’Islam. Questo ha fatto si che nella città di Timbuktu, sorgessero scuole e biblioteche e il livello di alfabetizzazione fosse uno dei più elevati non solo dell’Africa, ma dell’intero pianeta. In questo fiorente periodo sono stati prodotti migliaia di testi, che raccontavano non solo della storia dell’Africa, di religione, ma anche di scienza, astronomia, letteratura, poesia e matematica. Le famiglie di Timbuktu, affidavano ai libri le loro memorie e i loro segreti di famiglia. Miglia di testi scritti nelle lingue allora diffuse su quell’antico continente: arabo, ebraico antico, turco, Songhai (antico popolo che aveva costruito un autentico impero lungo le coste del Niger), Tamashek (la lingua dei Tuareg), Bamanankan (o lingua dei Bamanan, antica lingua Mandingo parlata in Mali) etc.
TIMBUKTU LIBRI
Per centinaia di anni le famiglie di Timbuktu hanno protetto e difeso il loro patrimonio. Hanno nascosto i libri nelle grotte e nel deserto durante le scorribande marocchine del 1591. Ciascuna famiglia si faceva carico di proteggere per anni centinaia di libri. Scavavano sotto le fondamenta delle loro case di fango e il segreto dei libri nascosti veniva tramandato di padre in figlio. Timbuktu è riuscita a proteggere questo immenso patrimonio con tutte le sue forze portandolo ad oggi praticamente intatto.
L’importanza dei testi antichi di Timbuktu era tale che dal 1988 moschee, cimiteri e biblioteche vengono inserite dall’Unesco nel patrimonio mondiale dell’umanità.
Nel 1973 il Kuwait decise di impegnarsi per donare a Timbuktu un’adeguata costruzione dove fossero portati e custoditi gli antichi testi. Questa prese il nome di Ahmed Baba Institute, o Istituto Ahmed Baba d’Istruzione Superiore e della Ricerca Islamica. L’edificio era costruito in modo che non si differenziasse dalle altre costruzioni della città. Muri alti e possenti del colore della sabbia del deserto.
Ad un certo punto però, era evidente che occorreva fare di più. Fu così che nel 2009 il Sud Africa spese quasi 6 milioni di euro per creare una nuova struttura che non solo potesse custodire i preziosi libri, ma che avesse anche tutta l’attrezzatura necessaria per un moderno restauro e per la digitalizzazione. L’istituto, con una superficie di 4600 metri quadrati, aveva non solo un sistema di aria condizionata, ma anche un possente sistema antincendio. Il programma della digitalizzazione dei manoscritti è stato finanziato da Norvegia e Lussemburgo sotto la supervisione dell’Unesco.
Il destino di questi libri è stato drammaticamente messo in pericolo con l’arrivo delle truppe di Al Qaeda.
A giugno il prezioso Mausoleo di Sidi Mahmoud, tra i siti inseriti nel patrimonio dell’umanità dall’Unesco, è stato attaccato dai ribelli integralisti con pale e picconi e demolito insieme ad altri importanti luoghi sacri, che per gli estremisti di Al Qaeda erano solo simboli di idolatria.
Poi, il 28 gennaio, quando le truppe francesi stavano avanzando verso Timbuktu, i ribelli islamici hanno incendiato la preziosa biblioteca di Ahmed Baba Institute. Per giorni l’allarme antincendio ha risuonato nel cielo di Timbuktu, mentre gli abitanti terrorizzati da mesi di occupazione piangevano, certi di aver perso non solo i loro santuari, ma anche il loro tesoro più prezioso: i libri.
Quando le truppe francesi sono entrate trionfanti a Timbuktu, si sono recati immediatamente al Ahmed Baba Institute e il giornalista di Sky News Alex Crawford ha ripreso con la sua telecamera l’immensa distesa di cenere grigia, ciò che rimaneva degli antichi testi, scritti alcuni su corteccia d’albero, altri su pelli di cammello, papiri, o preziosa carta italiana. Tutto il mondo ha avvertito il dramma della perdita di quell’immenso patrimonio.
Eppure, questa tragica storia ha un lieto fine grazie ai due eroi, il giovane colto Abddoulaye Cisse direttore della biblioteca e il vecchio analfabeta Abba Alhadi.
A questi due uomini straordinari la città di Timbuktu e l’intera umanità deve la salvezza dell’immenso patrimonio culturale della storia africana.
Abba Alhadi che per quarant’anni si è preso cura dei manoscritti, gli ha protetti e gli ha difesi, ha capito che con l’arrivo delle truppe di Al Qaeda, i libri non sarebbero stati sicuri in alcun luogo finché fossero rimasti a Timbuktu. Così in gran segreto Cisse e alcuni fidatissimi collaboratori hanno preso i libri, gli hanno messi in sacchi di iuta e attraverso dei sotterranei li hanno affidati al vecchio Abba Alhadi custode del vecchio edificio dove ancora erano celati gran parte dei manoscritti. Il vecchio Abba Alhadila ha preso i vecchi libri, li ha nascosti in sacchi di riso e miglio e uno dopo l’altro li caricava su dei carretti, come quelli usati per portare la merce al mercato. I ribelli non badavano certo al vecchio zoppo, vestito di stracci. I libri venivano poi nascosti nei camion e affidati a motociclisti nel più stretto riserbo, portati sulle sponde del Niger e da qui caricati su delle minuscole canoe e trasportati prima a Mopti e poi a Bamako, a oltre 1000 chilometri da Timbuktu.
Hanno lavorato così, il vecchio e il giovane, l’uno accanto all’altro nel più assoluto segreto.
Quando i ribelli hanno cercato di entrare nel nuovo edificio della Ahmed Baba Institute, Cisse per tre giorni ha cercato di resistere da solo, fingendo di non avere le chiavi. In questi tre giorni ha intensificato gli sforzi per portare via quanti più libri fosse possibile, mentre il vecchio continuava a sfidare gli uomini di Al Qaeda viaggiando con il suo carretto carico di preziosi libri.
Alla fine, i ribelli hanno fatto saltare la porta e sono entrati trasformando Ahmed Baba Institute in un dormitorio per le truppe.
Prima di andare via, pressati dai francesi, hanno incendiato tutti i libri che hanno trovato, in tutto 2000, gran parte di questi si trovano nell’area restauro. Cisse aveva nascosto gli altri nei sotterranei e solo lui e il vecchio Abba Alhadi  erano a conoscenza delle secrete del palazzo. I rozzi ribelli non sapevano che la città di Timbuktu custodiva da centinaia di anni oltre 700.000 libri, che molti erano protetti direttamente dalle famiglie,  gran parte custoditi nella vecchia struttura del Ahmed Baba Istitute e nelle cantine del nuovo  edificio. Sicuramente non potevano immaginare che il vecchio che incontravano con il carretto carico di sacchi di miglio in realtà ha sfidato la morte trasportando oltre 30 mila libri antichi, mettendoli al sicuro in luogo distante 1000 chilometri.
Purtroppo non c’è stato nulla da fare per i 2000 testi affidati alla camera di restauro, ma tutti gli altri grazie al lavoro e al coraggio di uomini come Cisse e il vecchio Abba Alhadi solo salvi e con essi la storia millenaria

L’articolo viene dal sito www.lapennadellacoscienza.it, che ne ha autorizzato la pubblicazione nel nostro portale.

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