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Una tale escogitazione - concludeva il saggista - aveva consentito all’antico innografo di tenersi lontano sia da una dottrina troppo rarefatta, sia dagli errori in cui sarebbero incorsi Spinoza e altri moderni pensatori. Del resto cinquant’anni prima non aveva Jacob Brucker, nel primo volume della sua Storia critica della filosofia «a mundi incunabulis» (1742), dedicato un’intera sezione all’«infanzia» della filosofia greca (la philosophia fabularis ) ed in particolare all’insegnamento «orfico»-misterico e alle sue origini? Brucker, in tutta serietà, riconduceva la straordinaria profondità e la forza anticipatrice dell’insegnamento orfico all’esperienza di «vita» di Orfeo dagli Iperborei agli Egizi, in conformità con una ben nota attestazione di Diodoro Siculo (I,96). Sul versante della storia letteraria Harles, nel rifacimento della Bibliotheca fabriciana, dà al corpus orfico un rilievo enorme, probabilmente nel solco dell’importante saggio del barone di Sainte-Croix, coevo del saggio edito da Füssli, Mémoires pour servir à l’histoire de la religion secrète des anciens peuples, ou Recherches historiques et critiques sur les mystères du paganisme . Nel medesimo anno 1784 usciva a Norimberga il saggio di Paul J. Vogel, rettore della «Schola Sebaldina», intitolato Lettere sulla Massoneria
http://lgxserver.uniba.it/lei/rassegna/001223a.htm
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