sabato 20 aprile 2013

«Esoterici, reazionari e di sinistra»

ALESSANDRA IADICICCO
«Esoterici, reazionari e di sinistra»

Franco Volpi, intellettuale «liberal», racconta il suo interesse per il pensiero dei filosofi tradizionalisti, per anni considerati tabù e ora riscoperti in chiave «no global»
Si riconosce negli intellettuali della più diversa posizione ideologica la tendenza ad attribuire all'esoterismo un marcato segno politico. Um­berto Eco in Il fascismo eterno, (compreso nei Cinque scritti morali,Bompiani) considera le attitudini elitarie, aristocratiche, esclusive e irrazionaliste proprie del pensiero esoterico, co­me le caratteristiche di un perpetuo «Ur-fasci­smo».  Elemire Zolla, d'altra parte, nell'introdu­zione all'antologia I mistici dell'Occidente (Adelphi), contrappone polemicamente la veri­tà della mistica a quella secolarizzata e demo­cratica (dunque nazionalista ed egualitaria) con­quistata per progressiva spoliazione dai nobili blasoni dell'aristocrazia e dai sacri simboli del­la religione.  L'idea di una verità come «sma­scheramento», «denudamento» nel senso del­lo «svestire dei loro abiti - scrive Zolla - clero e aristocrazia» costituisce la caratteristica emi­nente del pensiero moderno che, a partire dall'Illuminismo, acquista coscienza di sé come di una progressiva emancipazione da oscuranti­smo (e occultismo).
Sulla immediata colorazione politica asse­gnata a due forme di pensiero tanto opposte (schematicamente, da una parte, a sinistra, ra­gione universale, spiegazione pubblica e de­mocratica delle idee, ottimismo pedagogico e concezione positiva del progresso; dall'altra parte, a destra, simbolismi occulti e irrazionali, élite di adepti, rapporto verticale con il sacro, immagine negativa dello sviluppo stori­co) abbiamo interro­gato Franco Volpi.  In­tellettuale vicino alla sinistra, collaboratore della Repubblica, docen­te di filosofia all'università di Padova.  E curato­re del volume Novecento occulto di Gerhard Wehr.
Perché il pensiero esoterico è considerato un pensiero di destra?
 «Alla base di questa associazione, che riguarda anche il mito e lo studio delle religioni (si pensi a Mircea Eliade), c'è la convinzione che la veri­tà sia il risultato di un lavoro razionale, cumula­tivo e discorsivo cui prende parte tutta l'umanità nel suo insieme.  C'è l'idea di quella che Kant e gli illuministi chiamavano la rasonnierende Offentlichkeit, la quale non ammette, che ci possa essere un sapere "segreto", "occulto", riservato a pochi.  In realtà la convinzione che ci siano cose difficili da intendere, le quali sono accessibili solo a pochi iniziati, è antichissima.  Essa sta alla base, per esempio, delle dottrine non scritte chePlatone professava nell'Accade­mia.  Nel mondo moderno si afferma invece la convinzione che tutti debbano avere accesso a tutto, e chi mantiene l'idea tradizionale di un sapere esoterico è considerato antimoderno, antiprogressista, e quindi semplicisticamente di destra».
Perché la maggior parte degli autori citati da Gerhard Wehr (GuenonEvolaZiegler), tutti assegnati dagli interpreti alla destra preferirono definirsi impolitici?
«In genere questi autori mirano a cogliere una realtà spirituale o metafisica.  Dunque una realtà che sta oltre il piano della storia e della politica. Nessuno di loro si ferma all'immanenza, ma mira a una verità metempirica, spirituale.  La conversione del­l'uomo che essi aspirano a provocare non si situa sul piano politico, bensì su quello spiritua­le».
Come spiegare la critica alla modernità (dunque, l'atteggiamento conservatore, antiprogressista) di tanti esoteristi?
«Se si considera che l'idea di un'opinione pubblica critica e di un sapere universale cui tutti prendono parte è una delle conquiste della mo­dernità, è chiaro che gli esoteristi, difendendo il sapere esoterico e il diritto all'iniziazione e all'eccellenza, non possono non opporsi alla modernità.  A ciò si aggiunge il fatto che gran Parte degli esoteristi interpretano la storia non in sen­so progressista come una Grande marcia del­l'umanità verso il  meglio, bensì come una decadenza.  Alcuni, come Guenon o Evola, ripren­dendo la dottrina orientale delle quattro età, ritiene che oggi l'umanità si trovi nell'età oscu­ra del Kah-yuga, la quale si trova ormai molto lontana dalle sacre verità custodite dalla Tradi­zione.  E vedono una conferma di ciò nella deri­va consumistica e materialistica delle società industriali di massa che si impon­gono ormai su scala planetaria.
Non solo.  Dal punto di vista del­l'esoterismo, la civiltà occidentale costituisce una singolare anoma­lia della storia: è l'unica basata su principi materiali ed estranei al valori dello spirito.  Valori che risulta­no perciò destinati esclusivamen­te a una ristretta cerchia di eletti».
Julius Evola, autore maledetto dai moderni: sono più pericolo­se le sue tesi razziste o il suo eso­terismo?
«Gerhard Wehr ha di Evola una vi­sione particolare.  Lo presenta co­me un ermetico.  Valorizza la sua conoscenza della tradizione iniziatica dell'ermetismo, dell'alchimia, della tradizione del Graal.  Relati­vizza invece il suo neopaganesimo e la sua pole­mica anticristiana, assegnandola alla particola­re situazione storica dell'Italia degli anni Venti, interpreta anche la sua idea di aristocrazia co­me esclusivamente basata sui valori dello spirito, e non del sangue o della razza.  In verità, rispetto alla gran parte degli esoteristi, e allo stesso Guénon, cui per altro si ispira, Evola in­trattiene un rapporto molto più stretto con la politica.  Il controverso barone, infatti, conside­ra la via iniziatica della regalità, dell'azione e della spada, come paritetica rispetto a quella del sacerdozio e della vita contemplativa.  Inol­tre il suo interesse per le dottrine orientali non è esclusivo e alternativo rispetto alla tradizione occidentale.  Basta pensare alla sua interpreta­zione di Stirner o di Nietzsche, con la sua valo­rizzazione dell'individuo e della sua potenza.  Evola ha dunque una posizione particolare: at­tacca la modernità, l'epoca che frana, ma si ca­la completamente in essa per lottare e testimo­niare.  Cavalca la tigre».
Qual è l'attualità di Evola, di cui si continua­no a ristampare le opere?  Le edizioni Mediterranee hanno appena pubblicato la quin­ta edizione di Gli uomini e le rovineCawalcare la tigre è arrivata alla sesta edizione (2000), alla quarta nel '97, dopo numerose ristampe della terza) Rivolta contro il mon­do moderno.
«Non è un caso.  Julius Evola è stato definito "Il Marcuse di destra".  Pur trattando di argomenti spesso complessi e difficili, pur non lesinando i riferimenti dottrinali, sa scrivere e parlare a molti. E' chiaro, tagliente, vistosamente interes­sato a incidere sulla realtà attuale, di cui è atten­to osservatore.  E' tutt'altro che avulso dal no­stro tempo, ed è per questo che, nonostante l'ostracismo; nonostante gli aspetti controversi della sua personalità e della sua opera, conti­nua a essere letto».
Una divulgazione del pensiero esoterico non è operazione contraddittoria?
«La contraddizione è solo apparente. E' vero che il pensiero esoterico, contrapposto all'essoterico, dovrebbe per definizione restare segre­to nel suo nucleo dottrinale.  E le tradizioni ini­ziatiche vincolano gli adepti a mantenere la se­gretezza.  Ma ciò non significa che non sia possibile studiare il fenomeno, introdurre il lettore che lo desideri a una prima presa di contatto, presentandogli i principali maestri e le princi­pali correnti.  La diffusione di un fenomeno co­me la new age mostra la presenza di tale inte­resse nel nostro tempo. Il libro di Wehr è in questo senso un ottimo strumento».

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