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Franco Volpi, intellettuale «liberal», racconta il suo interesse per il pensiero dei filosofi tradizionalisti, per anni considerati tabù e ora riscoperti in chiave «no global»
Si riconosce negli intellettuali della più diversa posizione ideologica la tendenza ad attribuire all'esoterismo un marcato segno politico. Umberto Eco in Il fascismo eterno, (compreso nei Cinque scritti morali,Bompiani) considera le attitudini elitarie, aristocratiche, esclusive e irrazionaliste proprie del pensiero esoterico, come le caratteristiche di un perpetuo «Ur-fascismo». Elemire Zolla, d'altra parte, nell'introduzione all'antologia I mistici dell'Occidente (Adelphi), contrappone polemicamente la verità della mistica a quella secolarizzata e democratica (dunque nazionalista ed egualitaria) conquistata per progressiva spoliazione dai nobili blasoni dell'aristocrazia e dai sacri simboli della religione. L'idea di una verità come «smascheramento», «denudamento» nel senso dello «svestire dei loro abiti - scrive Zolla - clero e aristocrazia» costituisce la caratteristica eminente del pensiero moderno che, a partire dall'Illuminismo, acquista coscienza di sé come di una progressiva emancipazione da oscurantismo (e occultismo).
Sulla immediata colorazione politica assegnata a due forme di pensiero tanto opposte (schematicamente, da una parte, a sinistra, ragione universale, spiegazione pubblica e democratica delle idee, ottimismo pedagogico e concezione positiva del progresso; dall'altra parte, a destra, simbolismi occulti e irrazionali, élite di adepti, rapporto verticale con il sacro, immagine negativa dello sviluppo storico) abbiamo interrogato Franco Volpi. Intellettuale vicino alla sinistra, collaboratore della Repubblica, docente di filosofia all'università di Padova. E curatore del volume Novecento occulto di Gerhard Wehr.
Perché il pensiero esoterico è considerato un pensiero di destra?
«Alla base di questa associazione, che riguarda anche il mito e lo studio delle religioni (si pensi a Mircea Eliade), c'è la convinzione che la verità sia il risultato di un lavoro razionale, cumulativo e discorsivo cui prende parte tutta l'umanità nel suo insieme. C'è l'idea di quella che Kant e gli illuministi chiamavano la rasonnierende Offentlichkeit, la quale non ammette, che ci possa essere un sapere "segreto", "occulto", riservato a pochi. In realtà la convinzione che ci siano cose difficili da intendere, le quali sono accessibili solo a pochi iniziati, è antichissima. Essa sta alla base, per esempio, delle dottrine non scritte chePlatone professava nell'Accademia. Nel mondo moderno si afferma invece la convinzione che tutti debbano avere accesso a tutto, e chi mantiene l'idea tradizionale di un sapere esoterico è considerato antimoderno, antiprogressista, e quindi semplicisticamente di destra».
Perché la maggior parte degli autori citati da Gerhard Wehr (Guenon, Evola, Ziegler), tutti assegnati dagli interpreti alla destra preferirono definirsi impolitici?
«In genere questi autori mirano a cogliere una realtà spirituale o metafisica. Dunque una realtà che sta oltre il piano della storia e della politica. Nessuno di loro si ferma all'immanenza, ma mira a una verità metempirica, spirituale. La conversione dell'uomo che essi aspirano a provocare non si situa sul piano politico, bensì su quello spirituale».
Come spiegare la critica alla modernità (dunque, l'atteggiamento conservatore, antiprogressista) di tanti esoteristi?
«Se si considera che l'idea di un'opinione pubblica critica e di un sapere universale cui tutti prendono parte è una delle conquiste della modernità, è chiaro che gli esoteristi, difendendo il sapere esoterico e il diritto all'iniziazione e all'eccellenza, non possono non opporsi alla modernità. A ciò si aggiunge il fatto che gran Parte degli esoteristi interpretano la storia non in senso progressista come una Grande marcia dell'umanità verso il meglio, bensì come una decadenza. Alcuni, come Guenon o Evola, riprendendo la dottrina orientale delle quattro età, ritiene che oggi l'umanità si trovi nell'età oscura del Kah-yuga, la quale si trova ormai molto lontana dalle sacre verità custodite dalla Tradizione. E vedono una conferma di ciò nella deriva consumistica e materialistica delle società industriali di massa che si impongono ormai su scala planetaria.
Non solo. Dal punto di vista dell'esoterismo, la civiltà occidentale costituisce una singolare anomalia della storia: è l'unica basata su principi materiali ed estranei al valori dello spirito. Valori che risultano perciò destinati esclusivamente a una ristretta cerchia di eletti».
Julius Evola, autore maledetto dai moderni: sono più pericolose le sue tesi razziste o il suo esoterismo?
«Gerhard Wehr ha di Evola una visione particolare. Lo presenta come un ermetico. Valorizza la sua conoscenza della tradizione iniziatica dell'ermetismo, dell'alchimia, della tradizione del Graal. Relativizza invece il suo neopaganesimo e la sua polemica anticristiana, assegnandola alla particolare situazione storica dell'Italia degli anni Venti, interpreta anche la sua idea di aristocrazia come esclusivamente basata sui valori dello spirito, e non del sangue o della razza. In verità, rispetto alla gran parte degli esoteristi, e allo stesso Guénon, cui per altro si ispira, Evola intrattiene un rapporto molto più stretto con la politica. Il controverso barone, infatti, considera la via iniziatica della regalità, dell'azione e della spada, come paritetica rispetto a quella del sacerdozio e della vita contemplativa. Inoltre il suo interesse per le dottrine orientali non è esclusivo e alternativo rispetto alla tradizione occidentale. Basta pensare alla sua interpretazione di Stirner o di Nietzsche, con la sua valorizzazione dell'individuo e della sua potenza. Evola ha dunque una posizione particolare: attacca la modernità, l'epoca che frana, ma si cala completamente in essa per lottare e testimoniare. Cavalca la tigre».
Qual è l'attualità di Evola, di cui si continuano a ristampare le opere? Le edizioni Mediterranee hanno appena pubblicato la quinta edizione di Gli uomini e le rovine. Cawalcare la tigre è arrivata alla sesta edizione (2000), alla quarta nel '97, dopo numerose ristampe della terza) Rivolta contro il mondo moderno.
«Non è un caso. Julius Evola è stato definito "Il Marcuse di destra". Pur trattando di argomenti spesso complessi e difficili, pur non lesinando i riferimenti dottrinali, sa scrivere e parlare a molti. E' chiaro, tagliente, vistosamente interessato a incidere sulla realtà attuale, di cui è attento osservatore. E' tutt'altro che avulso dal nostro tempo, ed è per questo che, nonostante l'ostracismo; nonostante gli aspetti controversi della sua personalità e della sua opera, continua a essere letto».
Una divulgazione del pensiero esoterico non è operazione contraddittoria?
«La contraddizione è solo apparente. E' vero che il pensiero esoterico, contrapposto all'essoterico, dovrebbe per definizione restare segreto nel suo nucleo dottrinale. E le tradizioni iniziatiche vincolano gli adepti a mantenere la segretezza. Ma ciò non significa che non sia possibile studiare il fenomeno, introdurre il lettore che lo desideri a una prima presa di contatto, presentandogli i principali maestri e le principali correnti. La diffusione di un fenomeno come la new age mostra la presenza di tale interesse nel nostro tempo. Il libro di Wehr è in questo senso un ottimo strumento».
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