lunedì 15 aprile 2013

Demistificazione della diplomazia


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Postato da  il 17-10-2011 alle ore 16:27:34


29 novembre 2010 By Norman Solomon
In confronto con il tipo di cablogrammi segreti che WikiLeaks ha appena condiviso con il mondo, le dichiarazioni pubbliche quotidiane di funzionari governativi sono esercizi di finzione.
In una democrazia la gente ha il diritto di sapere cosa stia effettivamente facendo il proprio governo. In una pseudo-democrazia un mucchio di racconti di fiabe diffusi dai piani alti provvederà al gioco di prestigio.
Facciate diplomatiche mascherate, di routine, da realtà. Ma a volte la maschera scivola – e tutto il mondo può vedere – ed è proprio quello che è accaduto con la gigantesca fuga di notizie sui cablogrammi del Dipartimento di Stato.
“Tutti i governi sono retti da bugiardi” ha osservato il giornalista indipendente I.F.Stone “e non si dovrebbe credere a nulla di quello che dicono”. La portata e la gravità delle bugie variano da un governo all’altro, ma nessuna dichiarazione dalle capitali del mondo dovrebbe essere accettata sulla fiducia.
Per quanto lo riguarda, il governo degli Stati Uniti è in guerra da più di nove anni e non c’è una fine in vista. Analogamente al Pentagono, il Dipartimento di Stato è al servizio delle priorità complessive dello stato di guerra. L’esercito e la diplomazia della nazione stanno manovrando parti della stessa vasta macchina da guerra.
Un marchingegno simile richiede la guardia del corpo muscolare di verità parziali, inganni e vere e proprie bugie. Con gli sforzi bellici USA in corso a piena manetta, le contraddizioni tra le spiegazioni logiche pubbliche e gli obiettivi celati, o tra l’altezzosa retorica e le macabre conseguenze umane, non sopportano la luce del giorno.
I dettagli delle alleanze compromettenti di Washington con dittatori omicidi, tiranni corrotti, signori della guerra e trafficanti di droga sono tra i suoi semi-segreti più vigorosamente protetti. La maggior parte dei resoconti dei media possono essere spazzati via dalla burocrazia, ma la pistola fumante dei cablogrammi diplomatici è molto più difficile da ignorare.
Con la sua massiccia e interminabile dipendenza dalla forza militare – con il risultato di un numero sempre maggiore di massacri che si lasciano dietro immensi lutti e rabbia in Afghanistan, Pakistan e altrove – il governo USA ha un divario colossale da colmare tra i racconti della sua propaganda e le realtà delle sue attività belliche.
Lo stesso governo che dedica immense risorse ad infliggere all’estero la propria violenza militare deve riuscire a spacciare alla gente di casa propria, le sue priorità lodevoli e in buona fede. Ma questo compito essenziale delle Pubbliche Relazioni diventa più difficile quando continuano a trapelare documenti ufficiali che dimostrano il contrario.
Nessun governo vuole confrontarsi con la documentazione delle politiche, obiettivi e priorità veri che contraddicono direttamente i propri proclami di virtù. Nelle società in cui vigono le libertà democratiche i governi che hanno di più da temere da tali rivelazioni sono quelli che hanno mentito di più alla propria gente.
Le recenti mega fughe di notizie sono particolarmente stridenti a motivo dell’estremo contrasto tra le finzioni pubbliche del governo USA e le sue azioni nella vita reale. Ma la reazione ufficiale standard consiste nel biasimare i messaggeri delle notizie trafugate.
“Condanniamo nei termini più forti la rivelazione non autorizzata di documenti classificati e di informazioni sensibili per la sicurezza nazionale” ha dichiarato la Casa Bianca il 28 novembre.
Contemporaneamente, il senatore Joseph Lieberman denunciava “un’azione scandalosa, avventata e spregevole che minerà la capacità del nostro governo e dei nostri partner di mantenere i nostri popoli al sicuro e di lavorare insieme per difendere i nostri interessi vitali”. Per buona misura, ha cianciato: “La rivelazione deliberata, da parte di WikiLeaks, di questi cablogrammi diplomatici non è nulla di meno che un attacco alla nostra sicurezza nazionale”.
Ma quale tipo di “sicurezza nazionale” si può costruire sulla duplicità da parte di un governo che è screditato e smentito dai suoi stessi documenti?
Norman Solomon è copresidente della campagna “Assistenza Sanitaria, Non Guerra”, lanciata dai Democratici Progressisti d’America. I suoi libri includono “La guerra in parole semplici: Come i presidenti e i soloni continuano a mandarci alla morte”.
Traduzione a cura di Giuseppe Volpe – Fonte: znetitaly.org

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