domenica 21 aprile 2013

Dalla Terra al Nirvana bevendo l'acqua di Orfeo

editoriale
Dalla Terra al Nirvana bevendo l'acqua di Orfeo

"Le lamine orfiche d'oro" di G. Pugliese Caratelli, pagg. 112, lire 26.000, euro 13,43
Navigare fra le analogie collegando tradizioni in apparenza estranee, è una tentazione corrente per chi si occupi di religioni comparate. Con due esiti possibili: intuire nessi inimmaginabili fra tradizioni remote o cadere in astrusi sincretismi tanto approssimativi quanto acrobatici.
Altro discorso è quando a rilevare le analogie è uno storico dell'antichità alieno da suggestioni teosofiche, come Giovanni Pugliese Carratelli il quale, nel commentare "le lamine orfiche d'oro", scrive: "Affine a questa dottrina pitagorica appare quella che, nel medesimo tempo in cui si svolgeva in Magna Grecia il magistero di Pitagora, si esprimeva in India nella predicazione del Buddha: anche questa indicava nella tensione intellettuale verso il nirvana la liberazione dal reiterarsi delle esistenze prodotto dal trsna , le sete di vivere".
Naturalmente, per restare nel suo ambito, Pugliese Carratelli aggiunge che "ciò non implica l'ipotesi di una connessione storica". Ma chi sfogliasse senza freni accademici il nuovo importante testo dello studioso (che completa un'edizione fuori commercio del '93), finirà suggestionato dalle analogie, pur essendo già noto che il ciclo delle rinascite era al centro delle credenze orfico-pitagoriche.
Le lamine d'oro, datate fra il IV e il II secolo a. C., furono rinvenute a partire dagli Anni '60 in vari sepolcri di Magna Grecia, Creta e Tessaglia. Le incisioni furono oggetto di vari studi, l'ultimo dei quali - nel '90 Carratelli esaminò i testi nel diritto e nel rovescio - ha dato i risultati raccolti in quest'opera. Le iscrizioni mirano a guidare nell'aldilà l'anima di chi sia stato iniziato a una dottrina misterica come all'orfismo: la speranza è di ottenere la salvezza da ulteriori esperienze umane, inevitabilmente dolorose, e di raggiungere uno stato di perenne beatitudine. L'anelito a uscire dalla ruota delle esistenze per liberarsi vita dopo vita ("ora moristi ora nascesti", recita un verso) dai fardelli karmici in vista della liberazione differisce di poco dai misteri d'Oriente.
Vi sono due categorie di lamine: nelle prime l'anima invoca Persefone e altri numi ctonii in vista di un aldilà molto terreno; mentre le seconde, più propriamente orfiche, sono imperniate sulla fonte di Mnemosine. Queste ultime invitano l'iniziato a non dissetarsi al fiume Lete - che dà l'oblio delle stesse vite precedenti - ma alla fonte di Mnemosine, madre delle Muse, alla quale egli è ammesso dopo aver dichiarato la propria origine celeste ("Son figlio della Terra e del Cielo Stellato, urania è la mia stirpe"). L'acqua di Mnemosine resuscita non solo i ricordi delle vite passate ma offre soprattutto una chiara reminiscenza dell'origine divina dell'anima, che a quel punto può percorrere la sacra via dove gli eroi "procedono gloriosi". Non vi sono precise indicazioni circa l'aldilà che comunque è glorioso e "liberato" (grazie alla fonte di Mmemosine) dalla sete terrena che trattiene l'anima nel mondo illusorio delle rinascite: oppure nel samsa ra , per usare l'idea speculare d'Oriente.

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