sabato 6 aprile 2013

Da anni rivendichiamo il diritto alla meritocrazia. Al Quirinale non perché si è donna ma perché si è capaci



iran-farnese-boninoIo proprio non la capisco la vox populi che si fomentava ieri all’idea di un Papa nero solo perché nero, e oggi acclama una donna al Quirinale solo perché donna. Il giorno della fumata bianca molti erano davanti al televisore in attesa della proclamazione di un Papa di colore. Ma siamo sicuri che sarebbe stato migliore di Papa Francesco o dei Papi precedenti?
Con questo non voglio assolutamente fare un discorso discriminatorio, tutt’altro. È proprio perché credo fortemente nell’uomo, in tutti gli uomini, che sostengo che il sesso e il colore della pelle debbano assolutamente passare in secondo piano. Siamo il popolo che si indigna in piazza per rivendicare un diritto alla meritocrazia annientato, e poi ci arrendiamo subito di fronte al colore scuro della pelle.
La storia ci ha insegnato che non tutte le donne sono capaci e che non tutti i Papa sono stati in grado di reggere il peso dell’incarico, e questo perché prima di essere personaggi che ricoprono un determinato incarico, siamo uomini. E come tali pieni di difetti e passibili di errore.
Reclamare in coro un Papa nero o una donna al Quirinale, per me è l’esatto contrario della parità dei sessi (in cui non credo. Spesso confondiamo parità dei sessi con il concetto di pari opportunità, che è ben diverso) o di quella razziale; ritengo che sia la totale demolizione e negazione delle capacità delle donne o di un uomo di colore.
Chiunque dovesse ritrovarsi a ricoprire il ruolo di Presidente della Repubblica, dovrebbe sapere di averlo meritato per le sue qualità di essere umano, per le sue capacità, e non perché un nome femminile ha dato punti di vantaggio.
Questo suggellerebbe il trionfo della meritocrazia.

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