martedì 23 aprile 2013

Crisi: due amici di 33 anni si uccidono a Milano


Aveva la sensazione di aver perso tutto, Fabio Bernini, uno dei due amici trovati morti suicidi, nello stesso appartamento, oggi, a Milano. Prima la famiglia (si era separato poco dopo la nascita del suo primogentito, che ora ha due anni) e poi il lavoro, che forse è stato il colpo di grazia al suo stato d'animo già molto provato dalle vicissitudini personali.
E' questo quanto emerge dagli accertamenti sulla morte dell'uomo, che insieme a un suo amico e coetaneo, Guido Schiatti, il padrone di casa che lo ospitava da quando aveva problemi economici, si è tolto la vita collegando due bombole di elio, con un tubo, a un sacchetto di plastica stretto attorno al capo. Una intossicazione 'dolce', ma letale.
In comune i due avevano un'amicizia di lunga data, e i problemi famigliari, dato che anche Schiatti aveva un figlio di 5 anni ma era stato lasciato dalla compagna. E proprio 'l'impossibilità di dare una famiglia unità ai bambini li accomunava.
Le due lettere trovate, in cui si spiega il gesto, sono state scritte a mano dal solo Bernini. Poche righe, in cui si rammarica per non essere stato capace di dare una famiglia a suo figlio sintetizzate in un "perdonami, figlio mio". Una è stata indirizzata proprio al figlio, e una ai genitori.
Schiatti invece non aveva problemi economici: il palazzo dove si trova l'appartamento in cui viveva era di proprietà dei suoi genitori e aveva un lavoro da ingegnere a Londra. Gli amici, sorpresi e addolorati, giunti nel pomeriggio, hanno continuato a ripetere di non spiegarsi assolutamente il perché di queste due morti. 
"Era un uomo tutto di un pezzo, anche se indagherete non capirete mai perché è successo, così come non lo capiamo noi" dicono gli amici di Guido Schiatti. C'entra il lavoro?, C'entra la crisi? "Per noi, proprio no, basta guardare il palazzo in cui abitava".
(ANSA)

Nessun commento:

Posta un commento