sabato 20 aprile 2013

CERCANDO IL GRAAL...




IL MERAVIGLIOSO BOSONE DELLA NON CASUALITÀ

di Antonio Bruno
per Edicolaweb



Definire il "bosone di Higgs" come "La particella di Dio" non è poi così aleatorio, se si considera il credo di chi è giunto a comprendere che tutto l'Universo è il risultato non casuale di una volontà, o di un "disegno" intelligente.

Basti pensare che, senza questa particella basilare, non solo non esisterebbe la materia ma nemmeno la realtà come la conosciamo.
Dunque, se tutto ha una finalità, come solo gli spenti di mente, coloro dall'intelletto arrendevole possono non credere, questa particella appena entrata in ciò che la scienza ufficiale riconosce ufficialmente la si può ritenere il primo mattone dell'edificio universale.

La storia del "bosone di Higgs" è anche la prova dell'importanza della fisica teorica, perché è grazie a questa disciplina non completamente "digerita" dalla fisica ortodossa che si è potuto definire il "modello standard", laddove si trova coerenza in stranezze come le particelle completamente prive di massa di cui il fotone, la particella della luce, è forse l'esempio più chiaro.

Per quanto riguarda il nostro compito, direi quasi "dovere" in quanto ricercatori della verità secondo modelli anche trascendentali e metafisici, ci troviamo ora di fronte a quello che i fisici teorici hanno chiamato "il campo di Higgs", ovvero quel campo di forze che, permeando tutto l'Universo, permette ad esso di manifestarsi e di avere la fittizia consistenza materiale.
È grazie al "campo di Higgs" che il Bosone se ne può fare portatore, quasi fosse un araldo fecondo, un messaggero portatore dello spermatozoo dell'esistenza visibile.
Se ci immaginiamo il "campo di Higgs" come una specie di rete tesa davanti al percorso delle particelle, in questo caso del Bosone, dobbiamo figurarci una pallina da ping-pong che impatta su un reticolato di forze elettriche, e non fisiche, per uscirne esso stesso elettrizzato e caricato, frutto di un "disturbo" che i fisici chiamano "interazione".
È proprio questa "interazione" che genera la materia, dando massa alle particelle.
C'è ancora un intrigante mistero, però: perché il fotone non si assoggetta a questa "rete"?
La cosa ha a che vedere con un aspetto da noi ancora sconosciuto della luce? O, forse, la luce è una sorta metaforica della "coda della cometa" volitiva di Dio?
Speriamo che gli anni prossimi arrivino a spiegare anche questo mistero.

Il Bosone di Higgs, comunque, appartiene ad una specifica "famiglia" di particele, quella dei Bisoni, appunto, le quali però non sono tutte "doc". Queste ultime si chiamano "particelle fondamentali" perché non composte di particelle più piccole come, appunto, il fotone e le particelle W e Z, la scoperta delle quali fruttò a Carlo Rubbia la compartecipazione al Nobel per la fisica nel 1984.
Ci sono poi il "gluone", altra particella di massa pari a 0, ed il "gravitone", la cui esistenza non è stata ancora appurata da prove di laboratorio.

Intanto, di anni, ce ne sono voluti quasi cinquanta perché colui che per primo ipotizzò l'esistenza del Bosone, il fisico inglese Higgs, vedesse riconosciuta la sua ipotesi dalla scienza ufficiale grazie ai laboratori del CERN di Ginevra.
Con la scoperta del Bosone di Higgs, teoria e sperimentazione si sposano quasi perfettamente; di qui il comprensibile entusiasmo dei ricercatori.
Questo "matrimonio" consta di una sovrapposizione perfetta tra le caratteristiche della nuova particella scoperta dal CERN e quelle previste in via teorica come, ad esempio, una massa di circa 134 volte quella del protone.
E se non fosse il "vero" Bosone di Higgs ma un suo gemello, corrispondente, dicono, ad una probabilità di circa il 0,0006%? Ci troveremmo comunque di fronte ad una scoperta eccezionale, aperta a un gran numero di nuovi percorsi di ricerca.

Quello che mi sembra rilevante, in conclusione, è che più si progredisce nella ricerca, più si scopre qualcosa che testimonia a favore di una "perfezione" programmata, in virtù della quale il caso sembra sempre più improbabile.
Attenzione, ho detto "improbabile" e non "impossibile", e questo con buona pace degli atei e dei materialisti più radicali e senza vera volontà di comprensione.
Una casualità così perfetta nelle sue casuali risultanze, a me sembrerebbe essa stessa un miracolo al di là di ogni nostra portata speculativa.

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