domenica 14 aprile 2013

Cardinale, io ragazza di Fellini e Visconti 50anni dopo



'Dissi no a nudo, ritocchi e tanti attori. Oscar? Non ho spazio'


di Claudia Fascia 

Era il 1963, cinquant'anni fa esatti. Una giovane e bellissima Claudia Cardinale raggiunge la consacrazione. E' l'attrice del momento, a volerla sul set sono contemporaneamente due dei grandi maestri del cinema italiano: Luchino Visconti per l'Angelica del 'Gattopardo' e Federico Fellini per '8 e mezzo', pietre miliari della cinematografia mondiale e film simbolo della carriera dei due registi. Cinquant'anni che non hanno scalfito il fascino delle due pellicole, né tantomeno quello dell'attrice italo-tunisina. "Con Luchino era come fare teatro, con Federico invece si improvvisava e agli attori sul set faceva dire quello che volevano, poi in fase di doppiaggio ci pensava lui - ricorda Claudia Cardinale raggiunta dall'ANSA a Parigi dove vive da anni -. Erano registi ai due opposti, ma devo molto a entrambi. A distanza di 50 anni la gente adora ancora quei film, capolavori di un'Italia cinematografica che a quei tempi era un faro nel mondo. Ora è tutto cambiato. L'arte e la cultura sono poco considerate, non ci sono finanziamenti. Anche per questo motivo io lavoro tanto con i giovani registi, li aiuto a crescere". E la scelta, non le manca. A 75 anni, li compirà il 15 aprile, continua a lavorare senza tregua, richiesta in tutto il mondo: diversi i film appena finiti, e almeno tre i progetti che sta valutando, due francesi e uno italiano. Che segreto ha? "Non lo so, ho proposte di continuo, non so spiegarmelo, però è bello. Il mio motto è sempre stato 'Se voglio, posso'. E non mi sono mai pentita di quello che ho fatto, se l'ho fatto era perché scritto nel mio destino". Del resto, per la sua carriera, non é mai scesa a compromessi: non si è mai spogliata ("ho sempre pensato che fosse più erotico immaginare che vedere"), non si é sottoposta a interventi estetici ("accetto serenamente il tempo che passa"). Quali altri no ha detto? "Ho detto no a tanti attori - dice ironica -. Nel Gattopardo, Visconti mi diceva sempre che quando baciavo Alain Delon voleva vedere la lingua. E ancora oggi Delon scherza: "Potevamo essere una grande coppia, invece...". A dire no a lei, invece, almeno finora, è stata l'Academy Awards. "L'Oscar non mi manca è solo una statuina in più, ma a casa mia non c'é più spazio per i premi. Sono ovunque". Tra i registi con cui ha lavorato c'é anche Damiano Damiani, scomparso alcuni giorni fa. "La sua morte mi ha molto rattristato. Di lui ho il ricordo di un grande regista. All'inizio il suo nome mi sembrava buffo, non parlavo bene l'italiano e non capivo perché si chiamasse così. Con lui - racconta ancora - ho girato in Sicilia, la terra d'origine della mia famiglia, Il Giorno della Civetta, insieme a Franco Nero". Al teatro, invece, è arrivata tardi: "Avevo paura, il teatro non è come il cinema, dove se sbagli puoi rifare. Ma quando comincio qualcosa ho sempre paura, come fosse la prima volta, anche dopo più di 135 film", confessa. Nonostante gli anni della giovinezza in Tunisia e quelli della maturità in Francia, l'attrice non ha mai rinunciato alla cittadinanza italiana. "Ho sempre seguito quello che succede in Italia. Anche alle ultime elezioni ho votato. La situazione è complicata, ma credo che i politici dovrebbero trovare dei punti d'accordo per il bene del Paese. Grillo? In Francia se ne parla tantissimo, viene visto un po' come un rivoluzionario". E Papa Francesco? "Con un cognome come il mio non potevo non seguire il Conclave. Un papa argentino è una novità. Ma è di origine italiana e gli italiani emigrati, come furono anche i miei nonni in Tunisia, sono sempre stati una grande risorsa".

(ANSA)

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