venerdì 26 aprile 2013

98 anni fa iniziò il genocidio armeno



                                                                   
Durante la prima guerra mondiale (1914-1918) si compie, nell’area dell’ex impero ottomano, in Turchia, il genocidio del popolo armeno (1915 – 1923), il primo del XX secolo. Il governo dei Giovani Turchi, preso il potere nel 1908, attua l’eliminazione dell’etnia armena, presente nell’area anatolica fin dal 7° secolo a.C.Dalla memoria del popolo armeno, ma anche nella stima degli storici, perirono i due terzi degli armeni dell’Impero Ottomano, circa 1.500.000 di persone. Molti furono i bambini islamizzati e le donne inviate negli harem. La deportazione e lo sterminio del 1915 vennero preceduti dai pogrom del 1894-96 voluti dal Sultano Abdul Hamid II e da quelli del 1909 attuati dal governo dei Giovani Turchi.
Le responsabilità dell’ideazione e dell’attuazione del progetto genocidario vanno individuate all’interno del partito dei Giovani Turchi, “Ittihad ve Terraki” (Unione e Progresso). L’ala più intransigente del Comitato Centrale del Partito pianificò il genocidio, realizzato attraverso una struttura paramilitare, l’Organizzazione Speciale (O.S.), diretta da due medici, Nazim e Chakir. L’O.S. dipendeva dal Ministero della Guerra e attuò il genocidio con la supervisione del Ministero dell’Interno e la collaborazione del Ministero della Giustizia. I politici responsabili dell’esecuzione del genocidio furono: Talaat, Enver, Djemal. Mustafa Kemal, detto Ataturk, ha completato e avallato l’opera dei Giovani Turchi, sia con nuovi massacri, sia con la negazione delle responsabilità dei crimini commessi.
Il genocidio degli armeni può essere considerato il prototipo dei genocidi del XX secolo.L’obiettivo era di risolvere alla radice la questione degli armeni, popolazione cristiana che guardava all’occidente. Il movente principale è da ricercarsi all’interno dell’ideologia panturchista, che ispira l’azione di governo dei Giovani Turchi, determinati a riformare lo Stato su una base nazionalista, e quindi sull’omogeneità etnica e religiosa. La popolazione armena, di religione cristiana, che aveva assorbito gli ideali dello stato di diritto di stampo occidentale, con le sue richieste di autonomia poteva costituire un ostacolo ed opporsi al progetto governativo.
L’obiettivo degli ottomani era la cancellazione della comunità armena come soggetto storico, culturale e soprattutto politico. Non secondaria fu la rapina dei beni e delle terre degli armeni. Il governo e la maggior parte degli storici turchi ancora oggi rifiutano di ammettere che nel 1915 è stato commesso un genocidio ai danni del popolo armeno.
Il 24 aprile del 1915 tutti i notabili armeni di Costantinopoli vennero arrestati, deportati e massacrati. A partire dal gennaio del 1915 i turchi intrapresero un’opera di sistematica deportazione della popolazione armena verso il deserto di Der-Es-Zor.
Il decreto provvisorio di deportazione è del maggio 1915, seguito dal decreto di confisca dei beni, decreti mai ratificati dal parlamento. Dapprima i maschi adulti furono chiamati a prestare servizio militare e poi passati per le armi; poi ci fu la fase dei massacri e delle violenze indiscriminate sulla popolazione civile; infine i superstiti furono costretti ad una terribile marcia verso il deserto, nel corso della quale gli armeni furono depredati di tutti i loro averi e moltissimi persero la vita. Quelli che giunsero al deserto non ebbero alcuna possibilità di sopravvivere, molti furono gettati in caverne e bruciati vivi, altri annegati nel fiume Eufrate e nel Mar Nero.
Anche qui la presenza di alcuni Giusti permise al mondo di sapere quello che stava succedendo. Ne ricordiamo due Armin T. Wegner  e  Giacomo Gorrini.


Per non dimenticare: 24 Aprile Giornata della Memoria del Popolo Armeno

Di Virginia Grass

Durante il primo conflitto mondiale la Turchia, area dell’ex Impero Ottomano, fu lo scenario del genocidio del popolo armeno, tra il 1915 e il 1923.
La pianificazione e l’esecuzione della prima pulizia etnica del XX secolo avvenne in seguito alla presa del potere nel 1908 dei Giovani Turchi, che avevano progettato la modernizzazione del Paese e la riorganizzazione dello Stato su una base nazionalista, che prevedeva un’omogeneità etnica e religiosa.
A pagarne le conseguenza furono gli armeni, presenti nell’area anatolica sin dal VII sec a.C., che diventarono “razza maledetta”, “ghiavur”, “infedeli”. Con le loro richieste di autonomia di stampo occidentale costituivano un ostacolo al progetto governativo.


La deportazione nel deserto di Der-Es-Zor, le marce della morte, il massacro, lo sterminio: i fatti del 1915 erano già stati preceduti nel 1894-96 dai pogrom condotti dal Sultano Abdul Hamid II e da quelli del 1909 attuati dal governo dei Giovani Turchi.
Ad oggi le stime calcolano un milione e mezzo di morti.

Per non dimenticare, il 24 aprile di ogni anno si ricordano le vittime di questo dramma, troppo spesso ignorato, dimenticato o addirittura negato.
Il silenzio-assenso di tutte le grandi potenze europee nei confronti di questa tragedia e del suo insabbiamento da parte della Turchia – che ha cercato di ricondurre i massacri agli eventi più generici della Prima guerra mondiale, negando un piano specifico di sterminio ed epurazione – è stato vergognoso.
Solo nel 1985 il genocidio è stato formalmente riconosciuto dall’ONU e in seguito (1897) anche dal Parlamento Europeo. Nel 1991 l’Armenia si è vista riconoscere la propria indipendenza.
Ricordiamo inoltre che il governo turco tutt’oggi continua a rifiutare di riconoscere il genocidio ai danni degli armeni. L’atteggiamento negazionista si è concretizzato più di una volta con le condanne da parte della magistratura turca fino a tre anni di reclusione previste per chi nomina in pubblico l’esistenza del genocidio degli armeni, in quanto gesto anti-patriottico. Rischio che ha toccato – fortunatamente senza esito – anche il Premio Nobel per la Letteratura 2006 Orhan Pamuk, a seguito di un’intervista ad un giornale svizzero in cui accennava al fenomeno.
Ma contro chi nega e chi minimizza, contro chi si oppone al tentativo di riflettere affinché la Storia non si ripeta, il ricordo è l’arma più forte.

Fonte:http://www.luukmagazine.com/it/2013/04/24/per-non-dimenticare-24-aprile-giornata-della-memoria-del-popolo-armeno/

http://informazioneconsapevole.blogspot.it/2013/04/per-non-dimenticare24-aprile-giornata.html

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