mercoledì 10 aprile 2013

11 aprile riflettori accesi sul Parkinson



Per giornata mondiale in giorno compleanno James Parkinson


Neuroni dopaminergici derivati da cellule staminali embrionali e impiantati nel cervello di una scimmia con il Parkinson (fonte: Sonja Kriks/Lorenz Studer)Neuroni dopaminergici derivati da cellule staminali embrionali e impiantati nel cervello di una scimmia con il Parkinson (fonte: Sonja Kriks/Lorenz Studer)
ROMA - Riflettori accesi sul Parkinson l'11 aprile, con eventi in diverse città europee, nel giorno in cui ricorre il compleanno di James Parkinson, il medico che per primo ne identificò i sintomi più conosciuti, come tremore, lentezza dei movimenti, perdita di forza muscolare.

Si celebrerà così la giornata mondiale del Parkinson, che si svolge ogni anno dal 1997 supportata dall'Epda, l'Associazione europea per la malattia di Parkinson. Un tributo alla personalità poliedrica di un medico che era anche geologo e attivista politico, nato nel 1755 e morto nel 1824, prima che si scoprisse l'importanza della sua scoperta, e un'occasione importante per fare il punto su questa patologia. 

Sono un milione e duecentomila in tutta Europa, circa 250mila in Italia le persone colpite dal Parkinson, quella che spesso viene definita la malattia delle grandi menti, perché in passato ne sono state affette personalità note come Papa Giovanni Paolo II, il leader palestinese Yasser Arafat e il dittatore tedesco Adolf Hitler. T

anti i fronti su cui si sta lavorando per combattere questa patologia neurodegenerativa, come spiega il professor Paolo Barone, presidente di Dismov-Sin (Associazione italiana disordini del movimento e malattia di Parkinson) che insieme Limpe (Lega italiana per la lotta contro la malattia di Parkinson, le sindromi extrapiramidali e le demenze) organizza per il 30 novembre la giornata nazionale della malattia di Parkinson. 

"Il Parkinson, soprattutto per i sintomi non motori, che non possono in qualche modo essere tenuti a bada con farmaci, incide molto sulla qualità di vita, è al terzo posto tra le malattie che producono invalidità - spiega - come tutte le patologie croniche progressive inizialmente presenta dei sintomi più lievi che poi tendono a diventare più severi, proprio per questo si sta lavorando per individuare farmaci che non siano solo di natura sintomatica, ma che blocchino la progressione della malattia".

"Inoltre - prosegue - sono in corso delle ricerche per l'individuazione precoce dei soggetti che potrebbero essere più predisposti alla patologia e sui quali potrebbero essere efficaci delle nuove molecole cosiddette neuroprotettive: sappiamo ad esempio che maggiormente a rischio sono persone che hanno un parkinsoniano in famiglia, che hanno problemi di distorsione dell'olfatto, stipsi e disturbi del sonno". 

"Allo studio, proprio per questo ci sono anche dei biomarcatori, che come l'insulina per il diabete potrebbero aiutarci a identificare chi soffre della malattia- conclude- dovrebbero essere a disposizione nel giro di cinque anni".

(ANSA)

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