domenica 10 febbraio 2013

Torna Donpasta, il dj cuoco



Esce 'La parmigiana e la rivoluzione'


La Parmigiana e la RivoluzioneLa Parmigiana e la Rivoluzione
di Paolo Petroni
''Cucinare e' un atto politico. Lo e' la parmigiana di mia nonna, fatta solo in agosto, periodo delle melanzane di stagione. Puo' esserlo l'evitare di comprare creme fosforescenti spacciate per pappe per bambini....'': sono queste le prime righe di 'La Parmigiana e la Rivoluzione' (pp. 146 - 14,00 euro) di Donpasta, ''elogio della frittura e altre pratiche militanti'', che esce per Stampa Alternativa il 20 febbraio e, come sempre, diverra' sicuramente anche uno spettacolo di sapori, profumi e musiche per rendere omaggio alla cucina popolare e della tradizione.
Intanto e' avvenuta una prima presentazione dibattito a Roma, all'Eliseo, ieri sera, mentre oggi ci sara' a Milano una serata alle ex Officine Ansaldo di concerti, dj set, immagini, cibo e vini sapientemente remixata da Donpasta con la partecipazione straordinaria di Alioscia ai fornelli e ai vinili e Luca De Gennaro Maestro di Cerimonia e tanti altri, in una performance a base del rock'n'roll della cucina delle nonne pugliesi, tra gli Stones e le orecchiette.
Donpasta, al secolo Daniele De Michele, e' Dj, economista, performer appassionato di gastronomia. Il suo primo progetto, 'Food sound system' e' divenuto appunto libro e spettacolo multimediale, in tournée mondiale dal 2004, cui, nel 2009, ha fatto seguito 'Wine Sound System'. Collabora tra gli altri con Paolo Fresu, David Riondino, Alessandro Mannarino, Giobbe Covatta. Scrive per Repubblica, Left, Il manifesto, Slow Food. Con Terreni Fertili organizza a Roma l'appuntamento annuale Soul Food, incontro su cibo, arte e sostenibilita' ambientale. Vive a Tolosa, in Francia, dove lavora al progetto United Food of Toulouse, fedele - dice - alla massima di sua nonna: ''Se hai un problema... aggiungi olio''.
Del resto, come John Belushi, Donpasta dice di essere in missione per conto delle nonne. Buona forchetta e dalla festa assai facile, ha deciso di scrivere il suo Manifesto per una cucina militante dopo aver scoperto:
1) che l'Ilva, oltre ad aver ucciso gente, aveva avvelenato di diossina le cozze di Taranto, ''le migliori al mondo'';
2) che la sua produttrice di fiducia non poteva piu' vendere, per motivi di igiene, le sue ricotte bollite in casa tra pecore e bimbi che corrono;
3) che nelle scuole, per la stessa ragione, per il compleanno dei propri figli, non si potevano piu' portare dolci fatti in casa. ''Ho cercato di spiegarmi e spiegare perche' mi interessasse andare in giro per prigioni, periferie, vignaioli anarchici, alla ricerca di gente che parla come mangia. Il rock'n'roll e le ricette delle nonne, i Rolling Stones e la porchetta, le fritture e il vinile, sono gli ingredienti indispensabili che uso per far festa, per resistere al cattivo mangiare e alle aberrazioni del mondo del cibo'', afferma, prima di salire in palcoscenico, dove fa musica e cucina, diffondendo meravigliosi profumi tra gli spettatori. 

(ANSA)

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