mercoledì 20 febbraio 2013

Green Hill rinuncia a ricorso contro sequestro



Lav, ora processo. Brambilla, logico epilogo



MILANO - L'azienda Green Hill ha rinunciato al ricorso in Corte di cassazione contro il sequestro probatorio di circa 2.600 beagle disposto dalla magistratura bresciana. Lo rende noto la Lav (Lega Antivivisezione) che ora chiede ''il processo per punire i responsabili e chiudere l'allevamento della morte'' che ospitava cani beagle destinati alla sperimentazione animale.

''Siamo felici - spiega l'associazione animalista - Questa nuova tappa della vicenda giudiziaria conferma la validità del sequestro probatorio dei beagle di Green Hill disposto dalla Procura della Repubblica di Brescia. Ora si faccia il processo per punire i responsabili e chiudere definitivamente l'allevamento della morte''.

Secondo la Lav, ''questa ritirata fa supporre che ad una nuova valutazione del caso, la ditta abbia finalmente capito che non aveva alcuna possibilità di vincere e fa ben sperare per il buon esito della vicenda giudiziaria''.

Gli oltre 2.600 beagle sequestrati nel luglio scorso a Montichiari (Brescia) e affidati a famiglie sotto custodia giudiziaria, osserva l'associazione, ''possono continuare a dormire sonni tranquilli''.

La rinuncia al ricorso "è il logico epilogo di questa storia" afferma il deputato Maria Vittoria Brambilla spiegando che "il ricorso della Marshall, più che un atto giudiziario, era un debole tentativo di rivalsa contro l'opinione pubblica italiana e contro i militanti animalisti, che l'hanno praticamente "cacciata" dal nostro Paese".
Sul ritiro, da parte della società proprietaria dell'allevamento Green Hill, del ricorso in Cassazione contro il mantenimento del sequestro probatorio sui circa 2.600 beagle liberati ed affidati, tramite le associazioni animaliste, alle famiglie che ne avevano fatto richiesta, l'ex ministro del Turismo osserva che "scappano dall'aula della Cassazione perché sanno che la loro attività in Italia ormai è finita e che insistere è inutile. Per questo, al di là delle argomentazioni giuridiche, personalmente non ho mai dubitato del fatto che i cani sarebbero rimasti alle famiglie affidatarie''.
''La vicenda Green Hill, culminata con il sequestro e la liberazione dei cani nel luglio scorso - prosegue Brambilla - ha già guadagnato un posto stabile nella storia come esempio di grande battaglia popolare ed evento-simbolo di una profonda rivoluzione nel rapporto tra uomini e animali". Ricorsi e controricorsi, prosegue la nota, "non possono cancellare quello che è accaduto in Italia, dove la magistratura, per la prima volta, ha interpretato il reato di maltrattamento in chiave realmente moderna, cioè dal punto di vista degli animali e delle loro esigenze etologiche contro gli enormi interessi di una grande multinazionale indifferente a tutto salvo che alle ragioni del proprio guadagno. Non solo i cani sono e resteranno fuori dal lager, ma con questa attività la Marshall qui ha chiuso".

(ANSA)

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