martedì 4 dicembre 2012

Se il Pd gongola, il Pdl va dritto verso il naufragio



di CLAUDIO ROMITI
Mentre il Pd e il suo sinistro schieramento celebrano il trionfo di Bersani – a cui evidentemente piace vincere facile – alle primarie, forse nel Pdl si prenderà finalmente una posizione chiara, smettendola di sfogliare la margherita circa le scelte future di questo fallimentare partito liberale di massa. Qualcosa mi dice che la prevalenza di Bersani, chiara espressione del  vecchio blocco conservatore comunista e democristiano, offrirà all’eterno Berlusconi l’appiglio forte per tentare l’ennesima ridiscesa in campo, cercando di rilanciare la solita guerra santa contro gli stalinisti che mangiano i bambini. Solo che questa volta, visto il colossale deficit di credibilità che a partire dal bunga-bunga sta affliggendo il Cavaliere, la sua crociata è destinata a seguire la sorte di quella, detta dei pezzenti, promossa da Pietro l’eremita nel 1096, naufragata miseramente con migliaia di morti.
Un fallimento preannunciato, dunque, che prescinderà da qualunque etichetta e da qualunque elemento programmatico. Dopo aver lungamente governato ed aver fatto, così come spesso molti autentici liberali sostengono da anni, l’esatto contrario di ciò che egli aveva promesso dai tempi dalla sua prima discesa in campo, aumentando in soldoni l’invadenza dello stato nella società, Berlusconi e il suo partito hanno sostanzialmente perso quasi  tutto il loro appeal nei confronti del cosiddetto popolo moderato. Ed il fatto che i sondaggi più autorevoli accreditano il Pdl ancora sopra il 15% dei consensi non deve trarre in inganno. Mancando ancora una offerta politica degna di questo nome, questo margine residuale è destinato a tracollare non appena qualcuno, fosse pure un partito montiano, riuscisse a presentare qualcosa di appena presentabile.
La verità è che dopo un fallimento politico epocale l’unica strada seria che il Pdl poteva imboccare per tentare di salvarsi dal naufragio era quella che passava per un drastico rinnovamento del suo gruppo dirigente, padre padrone in testa.  Messo a riposo il proprio leader carismatico e liquidati i più emblematici – ometti e donnine- personaggi della sua surreale corte dei miracoli, Alfano, Meloni e soci potevano almeno provare a ricostruirsi una credibilità, ad esempio, scimmiottando il centro-sinistra nella celebrazione di elezioni primarie.  Ma certamente ciò che si sarebbe dovuto evitare, ma oramai non si può più rimediare, era il pagliaccesco spettacolo che, sempre condotto dall’uomo di Arcore, in questi mesi ha connotato la “svolta” del Pdl.
Subendo in modo totalmente passivo le continue giravolte di un personaggio che sembra oramai ispirarsi al “Dottor Stranamore” di Kubrick, gli eredi del berlusconismo tramontante non hanno avuto il coraggio di tirare diritti, svincolandosi una volta per tutte da una leadership oramai demolita dai fatti. Restando legati ad un cadavere politico, gli attuale esponenti del Pdl sono destinati a finire molto presto nell’affollato dimenticatoio della politica. Non vedo, francamente, come possano sperare di salvarsi dall’estinzione continuando a prendere per buone le “ideone” del Cavaliere. Un uomo che,  vorrei ricordare in conclusione, sta sostanzialmente pagando oggi il prezzo della sua eccessiva spregiudicatezza sul piano delle promesse elettorali. Diceva Abramo Lincoln: “Si può ingannare qualcuno per tutto il tempo, molti per un po’ di tempo, ma non si possono ingannare tutti per tutto il tempo”.

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