martedì 4 dicembre 2012

Non trovate un lavoro? Dovete solo ringraziare i sindacati!



di FRANCO FUMAGALLI
E’ banale ricordare che il benessere sociale, lo sviluppo si può avere solo con il lavoro,principio sancito, per altro, dalla Costituzione (Art.1, comma 1: L’Italia è una repubblica democratica fondata sul lavoro). Oltre all’insegnamento biblico che lo impone, si può constatare che nei paesi dove il lavoro non esiste, impera la povertà. Negli Stati dove il lavoro è un optional, come nel nostro paese, i risultati si toccano con mano. Individuare la causa, nel nostro caso, è fondamentale.
Ma chi gestisce il lavoro? I sindacati. Purtroppo per noi. Questi sindacati ancorati ancora a schemi ideologici superati, stanno affondando l’economia italiana. Ancora non si intravede un “ravvedimento operoso” nei loro  comportamenti. Sanno solo tutelare il “non lavoro” con una forma organizzata di “non lavoro”: lo sciopero. A questo tipo di sindacalismo vetero-comunista si  deve:
A- La delocalizzazioni delle attività produttive;
B- La diminuzione del numero complessivo dei lavoratori a tempo indeterminato;
C-  L’incremento a dismisura dei “postifici” pubblici;
D- Una forzatura delle regole economiche come il “contratto nazionale” di lavoro per categorie;
E- Un dissennato assenso alle politiche immigratorie incoraggiate dal peggiore  assistenzialismo delle congreghe pseudo umanitarie;
F- La squalificazione della scuola;
G- L’irresponsabilità degli incidenti sul lavoro o su gli inquinamenti prodotti, strutturalmente,  dalle aziende.
Le motivazioni elencate trovano riscontro nelle seguenti considerazioni, punto per punto:
A- La delocalizzazione delle imprese è iniziata proprio quando le leggi comuniste hanno alterato il rapporto di produzione inondandolo di significato politico. Infatti la produzione non ha bisogno di finti malati o assenteisti cronici super tutelati, per cui ad una legislazione del lavoro oppressiva, è seguito un sempre maggior impegno di adempimenti costosi e inutili. E gli imprenditori se ne sono andati, già negli anni Settanta. Risultato: andando all’estero gli industriali attivi hanno guadagnato ugualmente, forse di più, impoverendo il PIL del paese. Bel risultato!
B- Con le assunzioni di lavoratori dipendenti vincolate da leggi di natura esclusivamente politica, i datori di lavoro hanno rinunciato alle assunzioni a tempo indeterminato.  Hanno sostituito, ove possibile, i diretti dipendenti con dei professionisti utilizzati o cooperative per il tempo ritenuto necessario con la possibilità di sostituzione se non risultanti idonei. L’effetto si è fatto sentire nel lungo periodo. Non si può spiegare altrimenti  che in Italia il numero delle partite IVA sia maggiore di quello di tutti i paesi europei messi insieme. La disoccupazione giovanile è un’altra conseguenza di tale situazione. Oltre che ad una spiccata propensione delle attuali giovani leve a non lavorare, si può valutarla anche come sicura conseguenza delle faraoniche norme e adempimenti per le assunzioni. Un esempio: A fronte di una retribuzione di 900 euro mensili (di per sé stessa non entusiasmante) il datore di lavoro ne spende 2.000, per la presunta tutela del lavoratore. In realtà per mantenere sprechi e privilegi anche sindacali. Si è così venuta a creare il sindacalismo del non lavoro e delle basse retribuzioni.
C- L’estensione di un non necessario sistema pubblico con la sua ampia e cronica inefficienza, sta a dimostrare l’orientamento al fallimento della Triplice. Graniticamente tutelati, seguendo le teorie marxiane e comuniste, i “postifici” pubblici, hanno generato la maggior parte del colossale debito che sta uccidendo e non solo in senso economico, i cittadini operosi. L’enorme proliferare di enti inutili è il risultato di connivenze politico-sindacali.
D- Dato per certo che il costo della vita è inferiore in un determinato territorio della penisola, retribuzioni omogenee definiscono un differente potere d’acquisto e quindi disparità di trattamento dei lavoratori. Non è l’uguaglianza retributiva monetaria che deve risultare uguale. Identico dev’essere il reale potere d’acquisto delle retribuzioni. Anche questo è un contributo, una forma subdola di assistenzialismo che genera sperpero di risorse. Solo le imprese  sovvenzionate da fondi pubblici ovvero dal debito pubblico, si sono insediate nei territori a tradizionale inefficienza produttiva e a minor costo della vita. (Fiat docet). Con i risultati a tutti noti.
E- I perduranti vincoli sindacali di norme e leggi, hanno generato una conseguenza ancor più pericolosa: il traffico legale e illegale di immigrati. A parte il fatto che una consistente parte di questi non ha attitudini al lavoro, e non ci si riferisce a capacità personali ma a quelle religiose, la menzognera giustificazione che “gli italiani non vogliono più fare certi lavori umili” è data dal fatto che le retribuzioni effettive per certe mansioni sono tenute “contrattualmente basse”. Chi cerca lavoro perché alla fame è disposto a tutto.
F-  Certamente chi è stato illuso che con il conseguimento di “un pezzo di carta” fosse abile a occupare posti direttivi con stipendi dirigenziali, deve rivolgersi ai sindacati se non trovano un lavoro. Sono loro, i sindacati, che hanno trasformato la scuola in “eccelso postificio” a scapito della qualità dell’insegnamento e quindi della qualità dei licenziati. Fatte salve le eccezioni, naturalmente. Se sull’etichetta c’è scritto “vino doc” ma all’interno della bottiglia c’è solo acqua sporca, quale datore di lavoro assume titolari del “pezzo di carta”? Quelli che indipendentemente dalla scuola, sono bravi, volonterosi  e capaci per natura, trovano sempre il posto di lavoro ben retribuito. Anche all’estero, purtroppo. Non dimentichiamoci che i nostri laureati validi sono molto richiesti e lasciano il Paese. Complimenti ai sindacati per la creazione di inutili “lauree di fantasia”.
G- Mai, da che esistono, i sindacati sono stati colpevolizzati degli incidenti sul lavoro. Soprattutto su quelli mortali. L’ineffabile Triplice è onnipresente quando si tratta di difendere i fannulloni, quando protegge i titolari di malattie fasulle e ai tavoli della “concertazione”. Ma di responsabilità non se ne parla mai. I lavoratori muoiono e la Triplice si fa parte civile. Dove sono i sindacalisti quando mancano le sicurezze?  Dove sono quando le aziende inquinano? Dove sono quando le aziende chiudono per gli eccessivi oneri fiscali? Intenti ai “distacchi” o in permessi sindacali? I sindacati del “non lavoro” sono potere senza responsabilità. Intollerabile.
*Unione Padana Mantova 

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