venerdì 7 dicembre 2012

MASADA N° 1369 20/2/2012 I RACCONTI DI FANTAPOLITICA DI ALESSANDRA DANIELE 2



ITALIA.GIF -TEMPO DETERMINATO - IL LANCIO DELLA MONETA – EXPENDABLE – PRECARIO – SEVERUS SPREAD- FRINGITALIA - NATALE AL CONTRARIO - DOLLHOUSE PARLIEMENT - LIBERISTI TUTTI - BIANCANEVE E I SETTE ZOMBI- IL TAO DI PASSALACQUA - IL GENERALE INVERNO - TESTA O CROCE - DOLHAUSE PARLIEMENT
IL TAO DI PASSALACQUA
In questo momento così difficile per il paese, abbiamo ricevuto una grande lezione da un anziano leader profondamente votato al suo ruolo: Calogero Passalacqua, reggente della cosca mafiosa di Carini, il cui personale motto è emerso dalle indagini: “Bisogna comandare senza fare scruscio”, cioè rumore.
Questa lapidaria sentenza è ciò che meglio può spiegare l’attuale transizione politica italiana. Quel grottesco baraccone che è stato il regime di Berlusconi era troppo rumoroso, ecco la vera ragione della sua caduta. Non il malaffare sistematico, né il fascismo strutturale in sé, ma lo scruscio che facevano. La sguaiata arroganza, l’ignoranza ridicola, l’incessante sequela di puttanate, metaforiche e reali sono ciò che ha reso il Circo Berlusconi così impresentabile e inaffidabile agli occhi dei suoi referenti politico-economici, nazionali e internazionali, che hanno finito per scaricarlo, liberandosene come di una ciabatta che ha pestato una merda.
In parte l’abbiamo visto succedere in diretta Tv: le lagnanze della Marcegaglia, le litanie della CEI, le cazziate della BCE, gli sghignazzi della Merkel e di Sarkozy, Obama che passa oltre, schifato. Il Circo Berlusconi ha perso la piazza. Troppo rumore, troppi giocolieri cialtroni, troppe bestie puzzolenti, troppo sputtanamento, metaforico e reale. Tempo di sbaraccare.
Come si impara dal Tao dell’Acqua di Lao Tzu, il modo più efficace per dominare qualcuno è fargli credere di volerlo servire. L’acqua è fluida, senza forma, e scorre adattandosi agli argini, che la plasmano e apparentemente la controllano, ma come Lao Tzu ricorda, e ogni alluvionato tragicamente sperimenta , “il fiume è il vero padrone della valle che attraversa”.
Oggi in Italia, dopo l’era dei domatori, è tornato il momento dei servitori dello Stato. I “tecnici” senza volto che apparentemente si adattano alle necessità del paese, e scorrono quieti negli argini costituzionali, con appena un tenue sciabordio da lavastoviglie di marca.
Dopo un ventennio di strepito suino, tanto decoroso silenzio è stato accolto da milioni di italiani con un comprensibile, stordito sollievo, che li ha portati ad accontentarsi d’una Liberazione solo formale, solo acustica. Di un Berlusconi sollevato dall’incarico, ma non per i piedi (o altra parte del corpo più o meno posticcia) non davvero cacciato, ma soltanto canziato, allontanato dalla ribalta, col patrimonio mediatico-finanziario ancora intatto, e libero di usarlo per dare del borseggiatore allo stesso governo che in parlamento deve sostenere.
L’attuale gestione infatti più che rimpiazzare la precedente, l’ha assimilata. L’esecutivo Monti è un monocolore la cui maggioranza comprende tutto il parlamento, da Berlusconi a Di Pietro, tranne la Lega (finora). È un vasto fiume che è già stato capace di inghiottire contemporaneamente quelli che sembravano gli opposti più inconciliabili della storia d’Italia, e assimilarli, riconducendoli a una matrice comune.
È il vero padrone della valle.
E da padrone si comporterà.
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ITALIA.GIF
In questi giorni ne abbiamo avuto la conferma: il loop temporale nel quale siamo ancora prigionieri sta collassando in una spirale discendente. Ad ogni reiterazione infatti l'orbita temporale decade, restringendosi, e avvicinandoci all'implosione finale. Esaminiamo quindi l'attuale struttura del timeloop come l'abbiamo potuta osservare nelle ultime iterazioni:
- Primo giorno
Uno dei membri del governo Monti, tutti appartenenti all'alta borghesia padronale, rilascia una dichiarazione sprezzante e sarcastica nei confronti dei lavoratori. La maggioranza degli italiani reagisce con stupito sconcerto come se fosse la prima volta. I media mainstream cercano di farla passare per una gaffe isolata non rappresentativa della mentalità e della politica del governo.

- Secondo giorno
L'autore della dichiarazione sprezzante aggiusta il tiro con qualche blanda giustificazione. La polemica si stempera diventando un meme da social network, che la Tv ricicla come fiacco tormentone, finché non si sgonfia del tutto. I media mainstream tornano a rappresentare il governo Monti come la Justice League, nobile squadra di salvatori della galassia.

- Terzo giorno
Il governo Monti elabora un provvedimento di legge fortemente punitivo per i lavoratori appena perculati dalla dichiarazione sprezzante. La maggioranza degli italiani reagisce con stupito sconcerto come se non ci fosse stato da aspettarselo. I media mainstream dirottano l'attenzione su un fattaccio di cronaca, o su qualche improbabile scoop.

Come si noterà, per quanto simile, questo timeloop è più breve e più semplice del precedente, abbastanza da poter essere rappresentato interamente in una gif animata. Il governo Monti è quindi davvero riuscito a cambiare l'immagine dell'Italia: ne ha fatto una gif.
Il timeloop continua a collassare perdendo energia, com'è evidente dal brusco calo delle temperature, e dell'attività cerebrale degli individui preposti ad occuparsi dei conseguenti disagi. Mentre l'esito finale del processo d'implosione, la morte termica, si avvicina, in alcuni casi l'analoga morte cerebrale sembra essere già stata raggiunta.
Non è attribuibile al timeloop invece l'effetto deja vu provocato dalle battute dei comici televisivi, e dalle canzoni di Sanremo: tutto materiale che era già vecchio alla prima iterazione.
La Protezione Civile consiglia di non uscire di casa, adottare una dieta ricca di sali minerali, e tenere pronto un asciugamano. È in preparazione una scialuppa di salvataggio extratemporale. Riservata agli ufficiali.

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LEZIONI PRIVATE
La settimana scorsa l’Italia ha ricevuto la visita di un leader straniero noto per la sua sobrietà. Carmilla è in grado di pubblicare la trascrizione del discorso che ha tenuto a duecento convocate.
“Care ragazze, innanzitutto voglio rassicurarvi: non intendo davvero tenervi una lezione sul Corano: la parola del Profeta per voi sarebbe sprecata. Per la verità, per voi sarebbe sprecata anche la parola di Paolo Fox.
Ho organizzato questo incontro per dimostrare che la vostra cultura umilia le donne, e ci sono già riuscito. Guardatevi: vi ho ordinato all’ingrosso. Ho detto “portatemi quattro camion di figa”, e sono arrivati. Ho specificato altezza minima, età massima, e abbigliamento, e sono stato obbedito in tutto. Se avessi chiesto una betoniera piena di nane daltoniche truccate da puffi, mi avrebbero portato anche quella.
Per qualche decina di euro, vi siete precipitate in centinaia a svendere la vostra dignità. D’altronde ci siete abituate, è quello che viene chiesto ogni giorno a voi e ai vostri uomini nei call center, negli uffici, nelle fabbriche. Il vostro Marchionne non è diverso da me, ha solo meno fantasia. Se un giorno però dovesse pretendere, oltre all’abolizione del diritto di sciopero, anche la sostituzione della tuta blu col bikini di latex, subito ministri, editorialisti, e sindacalisti gli darebbero ragione, e le catene di montaggio diventerebbero un video di Lady Gaga.
Care ragazze, dai vostri sguardi catatonici deduco che non stiate seguendo il mio ragionamento. E come potreste? E’ un ragionamento. Le vostre belle testoline sono fatte per ben altro, come il vostro premier mi dice sempre, strizzandomi l’occhio. E’ un ospite perfetto. Non si stupisce mai delle mie richieste, sorride e dice “aggiudicato!”
Gli sono piaciuti molto i miei cavalli berberi. La prossima volta gli porto trenta coccodrilli trapezisti, e un centinaio di scimmie ammaestrate, per sostituire quelle del suo partito che Fini gli ha portato via.
So che qualcuno critica il vostro premier per non avermi chiesto conto delle violazioni dei diritti umani. Questo è molto ingiusto. I vostri leader conoscono bene il valore della vita umana, infatti fanno ottimi sconti, e saldi di fine stagione.
Care ragazze, è davvero un piacere parlare con voi, perché non capite una mazza di quello che sto dicendo. E non per la lingua, ma proprio perché siete stupide come papere di gomma. Voi mi vedete qui, con la parrucca di ciniglia, i rayban cinesi, e le medaglie di cioccolato, e credete che io sia un pittoresco dinosauro, un residuo dei tempi andati. Sbagliato. Io sono il futuro.
Per ogni giorno che passa, tutti voi perdete qualcuno dei vostri diritti, perdete un po’ della vostra libertà.
Per ogni giorno che passa, diventate più facili da comprare all’ingrosso, per me, e per gli altri arricchiti come me.
Questo è il vostro futuro: essere le nostre papere di gomma, i nostri coccodrilli trapezisti. Sorridere, mostrare le tette, saltare nel cerchio di fuoco, obbedire ai nostri capricci per qualche decina di euro.
E’ la legge del mercato, l’unica sharia che governa il mondo.
Adesso potete andare. La lezione è finita.
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TEMPO DETERMINATO
L’ostetrico sorride.
- Congratulazioni, suo figlio è il primo nato a tempo determinato del nostro ospedale!
La donna lo guarda, allarmata.
- Cosa significa?
- Questa mattina è entrata in vigore la riforma sulla flessibilità della vita. I media ne hanno parlato poco, perché monopolizzati dalle reazioni di sdegno e condanna per l’oltraggio subito dal capo dello Stato.
- Sì, lo so, un tizio distratto s’è seduto su una sedia dove c’era una rivista col presidente in copertina. Mi dica piuttosto cos’è questa riforma.
L’ostetrico assume un’espressione compunta.
- La crisi richiede sacrifici. Vivere a tempo indeterminato senza dimostrarsi produttivi è un privilegio che il paese non può più permettersi di concedere a tutti. Suo figlio è stato quindi assunto in vita con un contratto a termine di sei mesi.
La donna sgrana gli occhi.
- Ma che stronzate dice?
- Le ricordo che le proteste sono consentite solo se civili, pulite, allegre, e colorate - dice l’ostetrico, in tono di rimprovero - il termine “stronzate” è di chiaro stampo terroristico.
La donna scende dal letto, furibonda.
- Dov’è mio figlio?
- Signora, la esorto a tornare nell’alveo della legalità democratica - indica il letto - suo figlio è in buone mani. I sei mesi sono rinnovabili - aggiunge in tono più conciliante.
- Ah sì? E come cazzo farebbe un neonato a produrre guadagni?
- Le assicuro che ci sono vari modi...
La donna spinge via l’ostetrico, e si dirige alla porta. L’ostetrico estrae una pistola, e le spara alla schiena. La donna scivola a terra. L’ostetrico le si avvicina.
- Mi dispiace, ma per chi come me fa applicare la riforma, l’obbligo di giusta causa per l’omicidio è abolito.
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IL LANCIO DELLA MONETA
Nonostante la sobrietà e l’eleganza della collezione Manovre Fiscali autunno-inverno, tutte foderate in pelle umana, la crisi peggiora pericolosamente, insieme al clima sociale. Dietro le proteste in Sicilia Confindustria denuncia l’influenza degli integralisti islamici, che mirano a instaurare la Sharia nell’isola. Non a caso, fra i pescatori e i camionisti dei picchetti sono poche le donne, e quasi tutte velate, o comunque vestite pesante.
Cosa ci aspetta, saremo cacciati dall’Euro, o ci crollerà addosso come un garage adibito a fabbrica clandestina, e saremo costretti a tornare alla Lira? Quel brand è talmente sfigato che, se sarà necessaria un’altra moneta nazionale, dovrà essere nuova almeno nel nome. Dopo il rigore di Monti che non siamo riusciti a parare, non ci resta che sperare nel lancio della moneta, ma quale? Il dibattito ferve. Ecco alcune proposte:
La Concordia
Garanzia di stabilità e sicurezza, una moneta inaffondabile, forte richiamo per gli investitori stranieri, espressione di un’economia solida e ben governata, che tiene la rotta senza prestarsi alle manovre azzardate, e non s’inchina a nessuno. Questo è quello che potremo dichiarare, almeno finché sarà ancora abbastanza buio, e il panico non si sarà diffuso.
La Patonza
Come c’è stato ricordato dall’imprenditore italiano che meglio ha saputo curare i propri interessi, la circolazione della valuta è fondamentale per l’economia: la Patonza deve girare. Per quanto il nome possa apparire di matrice maschilista, tale moneta sarà particolarmente utile alle italiane, soprattutto per reindirizzare la classica fastidiosa richiesta del questuante stradale “ci hai due Patonze?” all’inglese Hazel Jones
La Panda
Dopo i molti segnali di sintonia fra il governo e Marchionne, un altro riconoscimento al suo genio imprenditoriale che ha saputo coniugare rinnovamento e sfruttamento, tradizione e cassa integrazione. Una moneta classista con classe, dallo stupendo design a pantofola, veloce nello sprint fuori dalle tasche degli operai, e agile nel parcheggio in quelle degli industriali. Navigatore di serie, modello Skettino.
La Verruca
Facile da acquisire, una moneta che si diffonderà rapidamente. Si consiglia ai risparmiatori di tenere d’occhio il loro capitale di Verruche, perché potrebbero vederlo trasformarsi in qualcosa di più, qualcosa capace di crescere, e svilupparsi in fretta autonomamente. Una di quelle rapide proliferazioni di capitali che sono il chiaro sintomo di un’economia in salute.
La Madonna
In omaggio alle radici cristiane, una moneta che non mancherà mai dalle tasche dei meno abbienti, nessuno fra pensionati, precari, e disoccupati potrà infatti mai dire di non avere le Madonne. Disponibile anche in versione federale, al sud sarà Madonna di Pompei, al nord Madonna Padana. Le banconote autentiche si distingueranno dalle false perché trasuderanno inchiostro.
Se anche quella nuova dovesse rivelarsi un fallimento però, l’Italia rinuncerà ad avere una moneta nazionale. Tutte le transazioni economiche avverranno in valuta estera.
Gli acquisti dovranno essere effettuati in franchi svizzeri.
Gli stipendi saranno pagati in yen radioattivi.
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EXPENDABLE
Prima ancora della Guardia Costiera, per il naufragio della Costa Concordia si sono allertati i coreuti della Metafora Unica: “anche l’Italia affonda, anche l’Italia è come il Titanic”.
In realtà, l’Italia non è affatto come il Titanic.
Ha superato quello stadio da tempo. Negli ultimi dieci anni è stata il Poseidon, un bastimento già affondato, sventrato e capovolto, pieno di cadaveri fluttuanti e avanzi di veglione marinati nelle acque fangose. Oggi è la Nostromo.
L’astronave di “Alien”.
Ciò che attraversa non è più il mare, ma lo spazio oscuro, gelido e vuoto. Alla sua guida non c’è più un capitano cialtrone, ma un computer.
È significativo il fatto che la meccanicità robotica di Monti sia stata immediatamente riconosciuta da tutti come tale. Appena all’inizio del suo primo discorso ufficiale, sui social network già spuntavano molti di quei paragoni coi Borg e Hal 9000 che sono ormai diventati mainstream. Il Velo di Maya, la cortina d’illusioni che ci nasconde la vera natura delle cose, si sta assottigliando? Se adesso riesce a vederci attraverso anche Crozza, dev’essere diventata trasparente come il cellophane, almeno a tratti.
Il governo Monti però non è come Hal 9000, un computer ribelle. Anzi, sta eseguendo il suo programma con tutta la precisione che le circostanze gli consentono.
Spoiler: in “Alien”, la vera missione dell’astronave Nostromo, nota solo al computer e all’androide di bordo, è proprio raccogliere e preservare il micidiale parassita che la Compagnia intende sfruttare come arma biologica. L’equipaggio è considerato expendable, sacrificabile.
Spoiler: è inutile continuare a chiedere al governo Monti di colpire i ricchi parassiti, di far pagare la crisi a quelli che l’hanno causata, perché la sua missione è quella opposta: preservarli, proteggerli, fargli attraversare indenni questo spazio, nutrendoli con i sacrificabili, cioè noi.
Gli italiani “spendibili”, i lavoratori più o meno precari, i pensionati, e tutti coloro sui quali questo governo (non meno del precedente) intende appunto “fare cassa”, per salvare altri italiani dalla crisi, così come il Parlamento (che è ancora lo stesso) li salva dalla galera.
È ingiusto equipararli ai mostruosi alieni della saga sf? Lo è verso gli alieni. Infatti, come sottolinea Ripley nel primo dei sequel, “Aliens”, gli alieni non sbranano i loro simili per denaro.
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PRECARIO
La signora minuta ed elegante entra nello scompartimento, e si siede. Il pendolare, un po’ intorpidito dal sonno, la guarda con occhi vacui. Poi dice
- Ma io la conosco, l’ho vista al Tg! Perché ha preso questo treno? Credevo che avesse l’auto blu, o l’elicottero blu...
- Io uso molto i mezzi pubblici - risponde la donna. La voce matura ma gradevole, e la perfetta tinta dei capelli contribuiscono a rendere la sua età indefinibile.
- Eh, purtroppo anch’io - commenta il pendolare, con una smorfia - e non sono neanche la cosa peggiore che mi tocca sopportare.
- Mi dispiace - dice la donna, malinconica.
Il pendolare la guarda, come colpito da un’intuizione improvvisa.
Non si preoccupi - dice - io capisco quello che è necessario per salvare il paese. E so che questa volta i sacrifici toccheranno a tutti, anche ai privilegiati col posto fisso, malattie e ferie pagate, protetti dai sindacati. Che magari speravano anche in una pensione di anzianità - si agita sul sedile - e che tengono tanto all’articolo 18 perché non gli è toccato firmare una lettera di licenziamento senza data, per essere assunti. Sono progressisti? No, IO sono progressista - si dà una ditata sul petto - perché mi rendo conto che il mondo è cambiato, e bisogna adeguarsi.
Si sporge verso la donna, come per parlarle con più confidenza.
- I veri reazionari sono quelli che la odiano, perché non capiscono, o non vogliono capire, che lei è l’unica speranza di rinnovamento che ha il nostro paese.
La donna annuisce, pensosa.
Il pendolare si dà un’altra ditata sul petto.
- Io, se potessi, la voterei. Destra e Sinistra sono concetti superati, quello che conta sono serietà e competenza. So che lei non è stata eletta, ma sono convinto che se si votasse oggi, lo sarebbe. Lei ci può dare una grande lezione di sobrietà, efficienza, e determinazione.
La donna annuisce ancora.
Il pendolare conclude.
- Infatti i sondaggi lo dimostrano: il vostro governo non ha solo la maggioranza in Parlamento, ma anche nel paese.
- Nostro?
- Il vostro governo tecnico.
- Chi credi che io sia? - Chiede la donna, stupita.
Il pendolare la scruta.
- La nuova ministra del Lavoro.
- È così che mi vedi?
- Perché, chi è lei?
La donna torna malinconica.
- Io sono la Morte. All’inizio pensavo che non fossi ancora pronto a seguirmi. Adesso però credo che tu lo sia.
Notizie flash - Pendolare stroncato da infarto, i familiari accusano lo stress da lavoro precario.
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SEVERUS SPREAD
Sotto capodanno, mentre noi cialtroni lottavamo per digerire lo zampone di neoprene, lo spumante di cebion, e i parenti di merda, su FriendFeed, per iniziativa di Leonardo, l’ultima legione lottava per salvare l’idioma italico dall’invasione dei barbari scaracchio-sassoni, sfoderando decine di corrispettivi italiani della parola”spread”. Che naturalmente continuerà a non essere tradotta, perché è una di quelle parole che funzionano, tipo “kamikaze”, o “tzunami”. Parole taglienti e minacciose, che si piantano in testa come schegge di metallo. Ai media servono così. Ogni prima pagina, come ogni apertura di Tg, è una granata a frammentazione, una bomba a grappolo di queste parole: racket, blitz, virus, raid, default, serial killer, burka, black bloc.
Non è esterofilia (alcune sono latine) né pigrizia, è mestiere. Titolare “il differenziale fra i buoni del tesoro decennali italiani e quelli tedeschi è aumentato di trenta punti” è soporifero, evoca l’immagine di grigi mezzemaniche che smanettano su calcolatrici a fosfori verdi. Yawn.
Titolare “lo spread sfonda quota 500” funziona, dà l’idea di un enorme missile fallico che sfreccia in una scia di fuoco puntando verso l’Italia, per ridurla a una voragine fumante. Panico!
Spread è una parola magica, e ormai agli italiani fa più o meno l’effetto del potteriano “Crucio”, l’incantesimo della tortura. E funziona anche meglio se associata ad altre in una formula: spread e default sono perfette in sequenza come rumori da fumetto: “spread” è la sciabolata mortale, “default” è il tonfo del cadavere. “Spread in salita, rischio default” non è un titolo, è una formula, e quindi non può e non deve essere tradotta, o perde il suo effetto.
Per i media (e chi li controlla) le parole sono armi. Devono colpire il bersaglio, e fare più danni possibile. L’idioma d’origine non ha nessuna importanza, la questione non è linguistica, è balistica. I termini si scelgono in base all’efficacia del suono, come i comandi usati per l’addestramento dei cani, sitz, plat, spread.
Al suono della parola spread, l’italiano medio ha finalmente azzannato il Culo Flaccido che gli stava seduto sulla faccia da un ventennio.
Al suono della parola default però, l’italiano medio ci ha consegnati a un governo di Repo-Men, di esattori re-possessori disposti, come quelli del film omonimo, a squartarci per recuperare gli organi. E milioni di lavoratori si lasceranno Marchionnare a fuoco come bestiame da soma, e/o da macello.
Quanti corrispettivi italiani ha la parola default? In questo caso sarebbe adatto “perdere per abbandono”. È imperdonabile non tradurre un termine che ha decine di possibili corrispettivi validi? Usare le parole come armi è uno degli ‘Incantesimi Senza Perdono”. Possiamo impararli.
O perdere per abbandono.
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FRINGITALIA
Blueverse
L’area sommersa si estende a perdita d’occhio. Dall’acqua torbida emergono solo le cime dei condomini grigiastri. L’elicottero della FRID, Fringe Italian Division, atterra sull’unica terrazza sgombra dai detriti. L’agente FRID afferra per un braccio l’avvocato dell’ immobiliare, e lo costringe a scendere.
- Voi lo sapevate! - Indica la distesa paludosa - Qui c’è una faglia inter-dimensionale. Il continuum è instabile, interseca l’altro universo, e voi ci avete costruito!
L’avvocato allarga le braccia.
- Abbiamo fatto il condono.
Nell’altro universo l’Italia ha un diverso profilo costiero - continua l’agente - tutta questa zona è coperta dal Tirreno che attraverso la faglia s’è riversato qui. Migliaia di morti annegati per le vostre speculazioni!
- Quali morti? - Obietta una voce gorgogliante alle loro spalle.
I due si voltano di scatto. Si trovano davanti un gigante scaglioso.
- Non siamo annegati. Essere costretti a vivere sulla faglia ci ha cambiati - continua il gigante, scrollandosi il fango dalle squame - Dove le leggi dell’universo sono più deboli, le mutazioni sono più facili. Siamo diventati anfibi.
Altre figure squamose emergono dal bordo del terrazzo.
Il gigante scosta l’agente, e afferra l’avvocato per la gola.
- Mi chiamano Peppe ‘O Capitone. Vieni avvoca’, che ti spiego perché.

Redverse
L’agente FRID irrompe a pistola spianata nel megastore. Davanti allo scaffale dei dischi Red ray, un uomo dalla pelle scura alza le mani.
- Chiedo asilo politico!
- Stronzate! Sei un altro degli spalloni che contrabbandano roba fra gli universi. Cos’eri venuto a prendere stavolta, l’ultimo visore laser, o il nuovo film di Troisi, Ricomincio da 3D? La vostra fortuna è che non c’è ancora un Megavideo inter-dimensionale.
L’uomo ripete
- Chiedo asilo politico.
- Piantala! Qualsiasi diritto d’asilo v’è stato revocato, nella vostra Italia non c’è più Berlusconi al potere, siete un paese libero adesso.
L’uomo scuote la testa.
- Non è cambiato niente.
- Cazzi vostri. Dovevi restarci comunque. Adesso finirai glassato nell’ambra.
L’uomo crolla in avanti. Sulla sua schiena s’allarga una macchia di sangue. Un altro agente FRID arriva col diffusore d’ambra, vede l’uomo a terra, chiede al collega:
- Gli hai sparato?
- No, è arrivato così. Devono avergli sparato prima, nella sua Italia. Credevo che di là le cose stessero migliorando.
Il collega alza le spalle.
- Se bastasse liberarsi di Berlusconi, noi staremmo meglio, visto che gli abbiamo rifilato il nostro quando il loro è schiattato di cancro. E invece ci è toccato il governo Marchionne.
L’agente controlla l’uomo a terra.
- È morto. Sigilliamo la frattura inter-dimensionale.
Il collega piazza il diffusore d’ambra.
- Se ne apriranno ancora. Forse con altri universi. Magari di là sta già succedendo.
Il collega annuisce.
- Questo spiegherebbe perché laggiù Berlusconi sembri avere sette vite. Tutti gli universi tangenti spediscono là i loro Berlusconi, come abbiamo fatto noi. Quell’Italia è la discarica dei Berlusconi.
- Che schifo - commenta l’agente, con una smorfia. Poi aggiunge - Dobbiamo trovare il modo di scaricargli anche il nostro Marchionne.
I due agenti FRID attivano il diffusore, e si allontanano rapidamente.
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NATALE AL CONTRARIO
Il vicedirettore scuote la testa.
- Monti sta a destra di Marchionne, stavolta non riusciremo a dare la colpa delle tasse ai comunisti.
Il direttore gli dà un’occhiata ostile.
- Certo che ci riusciremo. Domani però stiamo sul tema stagionale. Prima pagina: caricatura di Monti vestito da Babbo Natale che ruba i giocattoli ai bambini, e sopra uno dei nostri bei titoloni: “Babbo Natale al contrario”.
- Ma non l’abbiamo già fatto con Prodi?
- Non mi pare.
- Mi ricordo questo culone rosso in primo piano, perché su “al contrario” ci avevamo pure caricato un doppio senso su Luxuria, quand’era ministro.
- Allora ti stai rincoglionendo, perché Luxuria non era ministro.
Il vice sbuffa.
- Vabbe’, ha vinto l’Isola dei Famosi, non ci sono andato lontano. Comunque “Babbo Natale al contrario” l’abbiamo già fatto, adesso controllo l’archivio.
- Ma chi se ne fotte! - Sbotta il direttore - Lo rifacciamo! Anzi, se ripeschi la vignetta la riutilizziamo, cambiando solo la faccia.
- Monti però non ha il culone.
Il direttore molla una manata sulla scrivania.
- Ma che cazzo hai oggi, sei diventato perfezionista? Te lo ricordi che le prime pagine le facciamo solo per le rassegne stampa dei Tg, o credi che abbiamo dei lettori veri? Caricatura e titolone, questo è tutto quello che è in grado di capire la vecchia che accende la Tv alle sei del mattino, e non se lo ricorda nemmeno per cinque minuti, figuriamoci cinque anni.
- Allora non vale la pena...
- Certo che vale! Dobbiamo continuare a martellare il concetto, così, anche se la vecchia si scorda i dettagli, le rimane l’impressione generale che Berlusconi stia all’opposizione, mentre sta ancora nella maggioranza di governo.
- Come aiutante di Babbo Natale.
Il direttore ridacchia.
- Buona idea! Nella vignetta aggiungiamo Bersani e Vendola vestiti da elfi ladroni.
- Ma Vendola non sta neanche in Parlamento.
- Ma la vecchia non se lo ricorda! Quando le arriva la stangata, la vecchia deve credere che siano stati i comunisti. Così, appena l’economia si ripiglia e si va alle urne, la vecchia vota di nuovo Berlusconi. Come dice il proverbio, “sotto la neve, pane”: Monti gli congela la pensione, e quando torna il sole noi passiamo a mietere i loro voti.
- E se stavolta il sole non tornasse? Se le cose peggiorassero, invece di migliorare, se fosse davvero un Natale al contrario? - Obietta il vice.
Il direttore lo guarda, torvo.
- Diamo la colpa ai comunisti - scandisce.
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LIBERISTI TUTTI
Oggi, nell’era della piena realizzazione del Liberismo, si fatica a credere che ci sia stato un tempo nel quale il mercato del lavoro era prigioniero di leggi insensate e limitazioni avvilenti. Eppure, fino ai primi anni del ventunesimo secolo, milioni di persone anziane venivano ancora cacciate dal loro posto di lavoro soltanto a causa della loro età anagrafica, e costrette ad anni e a volte decenni di umiliante improduttività. Una pratica detta allora “pensionamento”, ma che oggi possiamo chiamare col nome che le spetta: discriminazione.
Con un’intollerabile ingerenza statale nelle libertà personali, agli anziani veniva negato il diritto di morire lavorando. La soddisfazione umana e professionale di dare la vita per la ditta era possibile solo grazie ai coraggiosi imprenditori che ignoravano le retrograde norme di sicurezza.
Gli anziani non erano però gli unici a subire crudeli emarginazioni in base all’età. Il protervo dirigismo statale cercava di impedire l’accesso al mercato del lavoro ai minorenni, preferendo sprecarne le risorse produttive in futili esercizi d’apprendimento di pratiche e nozioni obsolete, che a volte si protraevano anche oltre la maggiore età, producendo generazioni di disadattati, con gravi danni all’economia, e all’ordine pubblico. Per quanto oggi possa sembrare delirante, esistevano infatti istituti di formazione, detti “università”, dove si discutevano e si insegnavano discipline e competenze del tutto estranee alle richieste del mercato, e addirittura contrarie alle esigenze degli imprenditori.
Questa pratica dissennata rendeva inevitabilmente ogni “università” un covo di terroristi.
Anche i lavoratori che rientravano negli assurdi limiti d’età allora in vigore subivano la loro pesante quota di restrizioni, a cominciare dalle donne, alle quali non era consentito partorire sul posto di lavoro, restando produttive anche durante la riproduzione, mentre il bigotto moralismo dell’epoca arrivava persino a disapprovare la prostituzione a fini di carriera.
Le proibizioni più odiose però non venivano inflitte ai lavoratori dallo Stato - che comunque le avallava - ma da una prepotente lobby di tecnocrati detta “sindacato”, che pretendeva di sottrarre al singolo il diritto di negoziare da solo le condizioni dei suoi rapporti di lavoro, e imponeva la ratifica di rigidi contratti nazionali diretti a privarlo della libertà di lavorare ininterrottamente senza limiti di tempo, di rinunciare del tutto al salario, e di vendere o affittare parti del suo corpo a seconda delle richieste del mercato, e delle esigenze degli imprenditori.
Il principale strumento di coercizione adoperato dal “sindacato” sulle sue vittime era lo “sciopero”, ovvero l’obbligo ad astenersi dal lavoro, a volte addirittura per un’intera giornata, e spesso a partecipare a cortei umilianti e pericolosi, che si rivelavano inevitabilmente un covo di terroristi.
L’ansia di tornare produttivi spingeva i lavoratori a cedere alle richieste del “sindacato”, e soltanto il coraggio e la resistenza di imprenditori nobili come il Cavaliere del Lavoro Marchionne, al quale oggi qui inauguriamo il monumento, era in grado di restituire loro la libertà, e la speranza nel futuro.
Quegli anni bui sono ormai un ricordo del passato, però, affinché niente del genere si ripeta, occorre uno sforzo comune. Il 2029 è stato un anno difficile per l’economia mondiale, la solidità della nostra moneta comune, il Dolleuro, è in pericolo.
Saranno necessari nuovi sacrifici fiscali, anche se non disumani.
E naturalmente un’ulteriore liberalizzazione del mercato del lavoro.
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BIANCANEVE E I SETTE ZOMBI
Come il finale di Lost, anche quello dell’era Berlusconi ci ha deluso amaramente, con un pessimo Deus Ex Machina, e la notizia che siamo comunque tutti morti.
Almeno Terra Nova, l’ennesima serie Tv a cercare di copiare Lost, ha risparmiato tempo deludendo fin dall’inizio. Il plot ricorda il convegno dei Rottamatori di Renzi: un gruppo di insopportabili facce da culo cerca di colonizzare un territorio occupato dai dinosauri. Come nel caso dell’iniziativa di Renzi, i protagonisti sono talmente stronzi che si finisce subito col tifare pei i dinosauri.
Insomma, dopo Falling Skies, Spielberg ha evacuato un’altra fantamerda. Per fortuna i dati d’ascolto della serie stanno precipitando come un asteroide pronto ad estinguerla. Terra Nova però non è l’unico flop d’una stagione Tv disastrosa quasi quanto la situazione economica.
Le nuove Charlie’s Angels, le hostess di PAN AM, e le conigliette di Playboy Club sono già tutte disoccupate. In Italia avrebbero rimediato almeno un vitalizio da ex ministre. Infatti se il nostro paese verrà espulso dall’Euro, adotterà come nuova moneta la Figa.
- Fringe ha pagato con un letale tonfo di audience la decisione suicida di aprire la stagione con sette filler consecutivi, e un reset che ha per ora azzerato l’elemento più interessante della serie: le relazioni fra i protagonisti, in rapporto al conflitto fra gli universi. A qualcuno degli autori dev’essere riuscita la procedura di auto-lobotomia tentata da Walter Bishop.
- Ratings in calo anche per l’atteso Person of Interest firmato Abrams e Nolan, che s’è rivelato un mattone reazionario con la vivacità di Derrick e l’originalità di Ligabue. Non lo salva neanche Michael Emerson, costretto quasi all’immobilità perché non rubi la scena al protagonista, un paracarro di tufo accreditato nei titoli col nome di Jim Caviezel.
Le uniche cose che sembrano avere successo questa stagione sono le favole rimodernate di Once Upon A Time, e gli zombie bifolchi di The Walking Dead, ed entrambe le serie derivano da un fumetto, anche se nel primo caso gli autori sono riusciti a ispirarsi a Fables senza ammetterlo. È lecito prevedere in arrivo fra i pilot della prossima stagione un esercito di cloni sia dell’una che dell’altra serie, e magari anche qualche ibrido, un Cappuccetto Zombie che sbrani il lupo, la nonna, e il cacciatore, una Bella Addormentata che si riveli una Brutta Sorpresa per i Principi che la baciano. Cosplay Italia è già al lavoro.
Per quanto in crisi, la Tv anglosassone resta comunque almeno mezzo secolo avanti a quella italiana, monopolizzata da talk surreali dove gli ex rivali che ora sostengono lo stesso governo si prendono a borsettate più prima, sotto lo sguardo bovino dei leghisti che fingono d’essere stati all’opposizione per vent’anni.
La Locura della stagione è il varietà di Fiorello: smoking, paillettes, canzoni di Modugno, e battute sui giovani d’oggi avanzate a Paolo Panelli. Il Più Vecchio Spettacolo Dopo il Big Bang.
Eppure per rinnovare il palinsesto basterebbe saper cogliere gli spunti migliori in arrivo dall’estero, magari inserendoli nella nostra grande tradizione letteraria.
Un paio di proposte per una nuova fiction RAI:
- I Promessi Morti
Una mutazione del morbo rianima le vittime della pestilenza, rendendo Don Rodrigo e i suoi Bravi molto più pericolosi da morti che da vivi. Sfuggiti al lazzaretto infestato da un’orda di zombie, Renzo e Lucia cercano scampo in un convento, ma li attende una terribile sorpresa: contaminato dai liquami infetti, anche l’ossario si sta rianimando, comprese le reliquie. Mentre Renzo finisce in pasto alla famelica Monaca di Morte, Lucia viene rapita dall’Innominato, che intende usarla come cavia per sperimentare un siero.
- Il Gattomorto
Appena sbarcati in Sicilia, i Garibaldini la trovano infestata dagli zombie, adoperati come arma dalle truppe borboniche, ma dopo sfuggiti a ogni controllo. Asserragliato nella sua villa di Mortafugata,, Don Fabrizio Corbera Principe di Salina reagisce al crollo della civiltà con sarcastico distacco (e occasionali schioppettate) fino all’arrivo del nipote Tancredi, che gli rivela d’essere uno dei non-morti senzienti trattati col siero che rallenta la decomposizione. Tancredi si dice convinto che la sua condizione sia il futuro dell’umanità, e che il vivente Don Fabrizio sia ormai un relitto del passato. Alla frase di Tancredi “Bisogna che tutto muoia perché tutto torni come prima”, Don Fabrizio risponde: “Noi fummo i gattopardi. Ora siamo leggenda”.
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IL GENERALE INVERNO
Per quanto sia doloroso farlo, è arrivato il momento di ammetterlo: il tentativo di
esportare la democrazia in Italia è miseramente fallito.
La pretesa di innestare arbitrariamente nella penisola mediterranea qualcosa di così estraneo a quel contesto sociale ha prodotto una rovinosa disgregazione del paese, che ne ha semidistrutto l’economia, e la cultura.
L’evidenza è ormai innegabile. L”Italia non è matura per la democrazia.
Sono ancora troppo forti i legami tribali, le faide interetniche, le reti del narcotraffico, l’influenza nefasta dei leader religiosi, la corruzione sistematica, lo strapotere dei capi tribù.
L”Italia è ancora un paese premoderno, un luogo nel quale chi è in strada rischia di annegare nel fango per un acquazzone, mentre i cortigiani a palazzo favoleggiano di chilometrici ponti sospesi tra le isole.
Un paese i cui tesori archeologici vanno in rovina, come le città distrutte dal terremoto e mai ricostruite, mentre i media, controllati per il 99% dal regime, non producono che una nauseabonda mistura di fuffa e propaganda.
Instaurare un sistema pluralista di tipo occidentale in queste condizioni è impossibile, al di là di una semplice democrazia di facciata, fatta solo di ragazze immortalate dalla Reuters all’uscita dei seggi nell’atto di mostrare sorridenti le dita macchiate di matita copiativa, per poi tornare a essere trattate da cittadine di serie B, quando non da schiave o prostitute.
Una democrazia fasulla, di liste elettorali bloccate compilate direttamente dai capitribù, di sguaiate risse pubbliche sempre seguite da accordi sottobanco.
Senza l’ intervento della coalizione internazionale, la caduta del grottesco rais locale alla quale abbiamo appena assistito non avrebbe prodotto altro che l’ennesima elezione farsa, e quindi un altro parlamento di burattini che il satrapo dei media sarebbe di nuovo riuscito a comprarsi un tanto al chilo.
Per troppo tempo i leader mondiali hanno compromesso la loro onorabilità trattando con questo tragico buffone, gli hanno stretto la mano, ne hanno sopportato le avvilenti intemperanze. L’unica critica che merita la loro decisione di favorire la sua rimozione è di essere arrivata così tardi.
Tempi difficili aspettano l’Italia, ma su incarico della coalizione il generale Montgomery - Monti, come lo hanno soprannominato i tabloid - è già pronto a prendere il comando dell’intervento umanitario che riporterà l’ordine nel paese, salvandolo dalla rovina.
L’operazione Winter Storm è cominciata.
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TESTA O CROCE
Il ragazzo si avvicina alla finestra, scrutando fra le assi inchiodate.
- Non se ne vedono.
Il vecchio si siede.
- Io non esco.
- Uno dei due deve andare a prendere quella macchina.
- Perché io?
- Io ti copro le spalle da qui.
- Tu hai una mira di merda.
Il ragazzo solleva il fucile.
- Non a questa distanza.
Il vecchio sogghigna.
- Bravo, sparami, così devi andare lo stesso a prendere la macchina da solo, e in più senza nessuno che ti copra. Così quando quei cadaveri ambulanti saltano fuori, ti spolpano come un osso di pollo.
- Magari invece si fermano a spolpare te, che sei ferito.
Il vecchio lo fissa.
- In dieci si fermano a spolpare me. Gli altri cinquanta continuano a inseguire te.
- Quali cinquanta? Non se ne vedono, non ce n’è!...
- Allora vai a prendere la macchina.
Il ragazzo bestemmia, esasperato. Poi abbassa il fucile, si fruga in tasca, e tira fuori una moneta.
- Tiriamo a sorte.
Il vecchio guarda la moneta.
- Di chi è la testa che c’è sopra?
- Che te ne fotte?
Il vecchio accenna un sorriso. Poi estrae una pistola.
- I farisei chiedono a Cristo se devono pagare i tributi imposti dall’Impero Romano. Cristo si fa dare una moneta, gliela mostra, e domanda “di chi è la testa che c’è sopra?” I farisei rispondono “di Cesare”. E Cristo dice “allora date a Cesare quel che è di Cesare”.
Il ragazzo torna a sollevare il fucile.
- Sì, la so, è la faccenda su Stato e Chiesa, ma che cazzo c’entra adesso?
Il vecchio sospira, si aggiusta sulla sedia.
- Quella è l’interpretazione canonica. Infatti è una stronzata. Per gli ebrei palestinesi dell’epoca Cesare non è “lo Stato”, è l’oppressore. Cesare è l’esercito occupante che ti abbatte la casa, ti stupra la moglie, e se t’incazzi ti crocifigge.
- E allora?
- Secondo me dire che qualcosa è di Cesare, e va ridata a Cesare somiglia tanto a dire “rispeditela all’inferno”.
Dalla strada proviene un rumore confuso.
Il ragazzo trasale.
- Cristo!
- Sì, stavamo parlando di lui - dice il vecchio - e di Cesare - alza il cane della pistola.
Il ragazzo sbircia fra le assi della finestra senza avvicinarsi troppo.
- Da qua non si vedono... cazzo, dobbiamo prendere subito quella fottuta macchina!
- Lancia la moneta.
Il ragazzo esegue.
Il vecchio la trapassa con un colpo.
- Te l’ho detto che ho una mira migliore della tua per le teste.
- Tu sei un pazzo rincoglionito!
- Sì, in effetti ho i neuroni un po’ logori. Non ho mai preso il Regeneuron, il conservante per il cervello - ridacchia - Cesare continuava ad alzare l’età pensionabile, e sempre più gente cominciava ad usarlo, e cominciava sempre prima, per riuscire a restare efficienti, non finire licenziati. Ma io no. E credo di aver fatto la cosa giusta.
Il rumore confuso si fa risentire, stavolta più vicino. Il vecchio si alza.
- Il loro cervello s’è conservato anche troppo, ma in modo non tanto efficiente. Gli sono rimaste solo le funzioni primarie. Dev’essere perché sono morti - porge la pistola al ragazzo - dammi il fucile, e vai a prendere quella macchina prima che sia troppo tardi.
- Non sei tu che decidi!
- Sempre meglio che far decidere alla moneta. Ha già fatto abbastanza danni - indica la porta - vai, io ti copro le spalle. Diamo a Cesare quel che è di Cesare.
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DOLLHOUSE PARLIEMENT
L’ economia italiana continua a essere declassata dalle agenzie di valutazione al ritmo di due bocciature a settimana, un record degno del Trota. Dopo il già scarso A2, l’Italia è ulteriormente scesa ai seguenti livelli:
A1H1 - Economia suina - Paesi che basano la loro sopravvivenza economica solo sul turismo sessuale
AHAH - Economia ridicola - Paesi che vengono mantenuti in vita dagli altri solo per avere qualcuno da perculare.
AAGH - Economia agghiacciante - Paesi che possono sopravvivere solo se gli abitanti si massacrano a vicenda come nei film Saw.
AB+ - Economia sanguinosa - Paesi che basano la loro sopravvivenza economica solo sul vampirismo.
Al termine di questa discesa si apre il baratro della Serie B come bancarotta, e scatta il pignoramento dei fiumi e delle montagne. Urge reperire fondi per rattoppare il bilancio, o almeno la parte visibile, polsini e colletto. Occorre dismettere tutti i beni pubblici, a cominciare da quello che si vende più facilmente: i parlamentari.
Mettiamoli sul mercato internazionale. I potenziali acquirenti ci chiederanno cosa si possa fare con un parlamentare italiano. La risposta è TUTTO. Qualsiasi cosa. Non c’è niente che un parlamentare italiano non sia disposto a fare per denaro. Non c’è schiavo, picciotto, o prostituta che possa eguagliarne versatilità e disponibilità.
Secondo un recente sondaggio, la misura anticrisi che la maggioranza degli italiani ritiene più urgente ed efficace è la riduzione del numero dei parlamentari. In realtà ce ne servono molti di più. Per coprire tutto il mercato estero, e battere la concorrenza delle altre mafie, dobbiamo aumentarne e automatizzarne la produzione. La prossima legge elettorale dovrà essere concepita allo scopo di riempire almeno un migliaio di parlamenti con altrettanti parlamentari, coi quali inondare il mercato. L’attuale Porcellum è una buona base di partenza, perché consente di eleggerne un’intera lista con un solo voto, un forfait. Successivamente se ne potranno in parte delocalizzare produzione e vendita. Presto, ovunque nel mondo i nostri clienti potranno entrare nel loro Parlamento Italiano locale, e ordinare ciò che gli serve. “Mi incarti un parlamentare coi funghi”. “Eccolo, non si lava i piedi da un mese”.
Da non dimenticare però la salvaguardia del marchio D.O.C. affinché gli acquirenti scelgano parlamentari italiani originali, diffidando delle imitazioni con le cuciture indebolite da scrupoli e rimorsi.
Per più di cinquant’anni i parlamentari italiani sono stati una spesa a fondo perduto, perché s’è cercato di impiegarli in qualcosa per la quale non hanno nessuna attitudine: la democrazia. È il momento che facciano onore alla loro autentica vocazione capitalista, e diventino una risorsa.
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