lunedì 10 dicembre 2012

MASADA n° 1364 7/2/2012 MARGARET THATCHER: IRON LADY



« Essere potenti è come essere una donna. Se hai bisogno di dimostrarlo vuol dire che non lo sei. »
Ecco un Primo Ministro di ferro, che ha applicato per prima in un paese prossimo all’Europa quel sistema di tagli, restrizioni, difesa delle classi abbienti, fisco iniquo e classista, lotta ai sindacati e durezza contro la classe operaia, che oggi ci viene imposto, in maniera simile, da Monti come dalla Banca Europea o dal Fondo Monetario Internazionale. Un sistema in cui non contano gli uomini ma i numeri, non contano le vite ma le teorie economiche, e che forse sul lungo periodo può produrre anche la ripresa di uno Stato, ma che costa alla popolazione sacrifici durissimi e sofferenze indicibili, quel sistema che viene denominato iperliberismo e che dopo la Thatcher è stato imitato dai vari leader europei di stampo liberista, come il commissario Monti.
Con grande interesse ho visto il film ‘IRON LADY’, ‘La lady di ferro’, su Margaret Thatcher, il Primo Ministro che rivoluzionò per 11 anni la storia di Inghilterra, nell’impareggiabile interpretazione della bravissima Meryl Streep, che per questo film ha avuto il Premio Golden Globe come migliore attrice in un film drammatico.
Immagino che il punto di vista di un inglese debba essere ancora più elogiativo del mio nei confronti di questa attrice bravissima, che ha studiato ogni particolare dell’espressione e dei modi della Thatcher ma soprattutto ogni inflessione della sua voce, ripetendola in modo straordinario in un cesellato lavoro di ricostruzione umana.
Può darsi che il film risulti pesante e poco divertente, e molti lo hanno criticato leggendovi una specie di glorificazione della dama di ferro, ma è indubbio che occorreva che qualcuno rendesse sullo schermo un decennio che è stato decisivo per le sorti dell’Inghilterra e per il dominio del liberismo in Europa proprio a causa delle forti doti decisionali e di comando di una donna eccezionale, nel bene e nel male: Margaret Thatcher.
E’ curioso pensare che MERYL STREEP, che si trova a interpretare la prima e l’unica leader conservatrice inglese, stia invece a sinistra, come tanti attori di Hollywood, e abbia sempre combattuto per quei valori e per quei principi che la Thatcher avversava, contro la pena di morte e a favore dei diritti umani.
Merryl Streep è una magnifica attrice americana, porta il record di candidature al Premio Oscar, ben 17, con 2 vinti. Ha anche il record di candidature al Premio Golden Globe, 26, e di vittorie, 8. È una delle attrici più premiate di tutti i tempi, nonché una delle più grandi attrici viventi. Con ‘Iron lady’ ebbe la sua 26° nomination ai Golden Globe e vinse per l’8° volta un London Critics Circle Film Awards, più la 17a nomination agli Oscar.
La sua interpretazione del Primo Ministro inglese, prima e unica donna premier della Gran Bretagna (1979-1990), non era affatto facile, sia per la vicinanza storica col personaggio reale, sia perché la stessa era ostica e dura, per niente accattivante e amabile. Ma l’abilità della regista inglese Phyllida Llyod e la bravura della Streep hanno colto in pieno tutte le sfumature di una donna nella sua vita reale, dalla cornice che presenta una anziana di 86 anni, fragile e sconvolta dall’alzheimer, persa nel suo mondo allucinato, agli stralci della storia di quegli 11 anni in cui questa donna energica e forte riuscì a rivoluzionare il Regno Unito, imponendo un rigido piano liberista che sconvolse il paese, al rapporto con un marito molto amato che seppe sempre aiutarla.
Il film riprende la storia della vita della Thatcher da quando lavora col padre droghiere e sta per iscriversi ad Oxford dove prende la sua prima laurea in chimica, alla sua prima candidatura bocciata, via via, lungo la sua carriera incredibile che la vide prima e unica donna in parlamento per il Partito Conservatore, salire a capo del Partito fino ad essere eletta alla massima carica di Primo Ministro, in un decennio travolgente e terribile fino alle sue dimissioni nel 1990.
La lady di ferro nacque come Margaret Roberts in una famiglia di solidi principi religiosi; suo padre era un droghiere impegnato nell'attività politica e religiosa locale e le dette solidi principi etici e la convinzione della difesa della classe media. Si laureò in chimica a Oxford, diventando presidente di un'associazione studentesca conservatrice e, anche quando lavorò come ricercatrice chimica, proseguì il suo impegno politico. A Dartford nel 1950-51 partecipò alle elezioni presentandosi come candidata, non vinse ma ebbe molti consensi. Fu qui che conobbe l’amato marito Dennis e gli disse che lo avrebbe sposato ma non sarebbe mai stata una moglie che lavava i piatti, ma avrebbe fatto sempre politica. Dalla coppia nacquero due gemelli, Mark e Carol e lo stesso anno Margaret completò anche gli studi per avvocato.
Dieci anni dopo era Segretario parlamentare al Ministero delle Pensioni ed ebbe poi altre cariche di partito. Come parlamentare, fu una dei pochi conservatori a votare a favore della depenalizzazione dell’aborto e dell'omosessualità maschile anche se anni dopo produsse una legge sugli omosessuali molto controversa; dal 1967 divenne parte dello Shadow Cabinet, occupandosi di Trasporti e poi di Istruzione.
Nel 1970 i conservatori vinsero, Edward Heath divenne Primo Ministro e la Thatcher venne nominata Ministro dell'Istruzione, con politiche spesso impopolari per i tagli operati dal Governo, guadagnandosi il soprannome di “ Thatcher, Scippatrice di latte “, perché aveva sospeso la fornitura gratuita di latte agli alunni della scuola pubblica.
C’è qualcosa di molto bizzarro nella rapida ascesa di questa donna, venuta dalla piccola borghesia, priva di radici e persino di un seguito in seno al partito, qualcosa che si può attribuire solo alla sua immane forza di volontà e alla sua energica capacità di imporsi agli altri.
Nel 74 i conservatori furono sconfitti e la Thatcher divenne capo del Partito Conservatore, facendo poi scelte molto impopolari, come il rifiuto di dare autonomia alla Scozia, e la difesa strenua di una politica monetaria basata sulla Supply-side economics, teoria per cui si pensa di aumentare la domanda diminuendo le tasse delle classi abbienti ma con uno stato sociale ridotto al minimo. La riduzione delle imposte doveva essere la chiave per far crescere il benessere del paese. Era anche la teoria di Reagan, come lo è dei conservatori americani, ma due anni fa in Gran Bretagna, è stata tradita, dopo 30 anni, quando David Cameron ha deciso di aumentare l’Iva dal 17,5 al 20%, di introdurre nuove tasse su seconde case e investimenti in titoli finanziari, di ridurre le esenzioni fiscali e di inventare un prelievo sui patrimoni delle banche, l’industria più potente del Regno.
Il soprannome di ‘Lady di ferro’ venne dato a Margaret da un giornale russo, dopo un famoso discorso in cui attaccava duramente l'URSS. Del resto era una individualista nemica dell’URSS come dell’Unione Europea. Un personaggi molto anomalo nel panorama inglese legato alle tradizioni e rispettoso delle istituzioni, due cose che per la Thatcher non significarono mai niente.
La Gran Bretagna andava malissimo: raffiche di scioperi, crescente disoccupazione, collasso dei servizi pubblici; di tutto questo i conservatori riuscirono ad approfittare per vincere nel 79 e Margaret Thatcher divenne Primo ministro, a 54 anni, varcando la soglia del famoso indirizzo Downing Street n° 10.
Nel suo primo discorso citò S. Francesco d’Assisi:
“Dove c’è discordia, che si possa portare armonia.
Dove c'è errore, che si porti la verità.
Dove c'è dubbio, si porti la fede.
E dove c'è disperazione, che si possa portare la speranza. »
In realtà non si può dire che il suo governo abbia portato armonia, perché fu sconvolto da violenti scontri sociali, né speranza, perché vide riaccendersi tutti i conflitti interni con punte di pura disperazione.
Gli anni tra il 74 e il 79 furono cruciali per l’Inghilterra: CRISI ECONOMCIA SENZA PRECEDENTI, inflazione altissima a due cifre, grande miseria e disoccupazione alle stelle, nessun stato sociale, scioperi continui e un sindacalismo feroce, le casse dello Stato vuote fino a una recessione terribile che portò l’Inghilterra a chiedere un prestito gravoso al Fondo Monetario offrendo pesanti garanzie. L’Inghilterra era in grave declino ormai da decenni ma l’inverno del 78-79 fu il peggiore: cumuli d immondizia per le strade, elettricità razionata solo 3 giorni la settimana, lavoro per tre giorni la settimana, debiti esteri pesantissimi..
Uno dei maggiori motivi di conflitto erano i SINDACATI, che ordinavano scioperi per giuste cause ma anche per ogni sorta di motivi anche futili, come è accaduto anche in Italia. Negli anni 60 per es. ci furono settimane di sciopero che bloccarono tutti i cantieri navali per uno sconto tra fabbri e falegnami su chi doveva fare i buchi per le viti.
La Thacher mise regole rigide per cui uno sciopero non poteva essere dichiarato se non era approvato con voto segreto dalla maggioranza di lavoratori e rendeva i sindacalisti responsabili di quanto poteva succedere. Ma la lotta più dura fu contro i MINATORI, le cui condizioni erano disperate e che lavoravano spesso in perdita in miniere del tutto esauste che il governo voleva chiudere. La lotta contro i minatori fu terribile e durò un anno. Finì con la chiusura di tutte le miniere.
La Thatcher aveva vinto le elezioni per soli 43 seggi e non godeva dunque di una forte maggioranza, ma aveva dalla sua una forza incrollabile, con poche rigide manovre riuscì a salvare il paese, aumentò il tasso d'interesse per ridurre l'inflazione e aumentò l'IVA, preferendo la tassazione indiretta a quella diretta e questo colpì duramente le classi disagiate e le aziende produttrici. L’Inghilterra aveva solo due industrie: quella estrattiva del carbone e quella manifatturiera. Le tasse ridussero di un terzo le manifatture e raddoppiarono la disoccupazione in un anno mentre lo sciopero dei minatori divenne una delle più selvagge e inumane ribellioni mai viste.
Ma l’inflazione fu domata. E il tasso d’interesse poté essere abbassato, anche se la disoccupazione aumentò di 4 volte e con essa l’odio contro il Primo Ministro.
Nel 1994 la Thatcher iniziava il primo grande movimento di PRIVATIZZAZIONI dell’Europa.
Vendette i telefoni, il gas, le linee aeree, la Jaguar e la Rover, parte delle aziende pubbliche e delle ferrovie. In tal modo ridusse il debito pubblico e rese efficienza alle aziende. L’Inghilterra passava a un terziario avanzato con la City e la liberalizzazione dei mercati finanziari.
Alle difficoltà economiche si aggiunsero gli antichi conflitti dell’Irlanda e della Scozia che reclamavano la loro autonomia.
Il governo laburista aveva dato lo status di prigionieri politici ai membri dell’IRA, ma i conservatori lo avevano ritirato. Nel 1981 un numero di appartenenti all'IRA iniziò lo sciopero della fame per riottenere lo status di prigionieri politici; Margaret Thatcher non cedette alle loro richieste e 10 di essi morirono di fame, primo dei quali BOBBY SANDS. Solo 217 giorni dopo e grazie all'intercessione delle famiglie dei prigionieri lo sciopero della fame fu interrotto e parte dei diritti furono reintegrati come prigionieri paramilitari.
"Ero soltanto un ragazzo della working class proveniente da un ghetto nazionalista, ma è la repressione che crea lo spirito rivoluzionario della libertà. Io non mi fermerò fino a quando non realizzerò la liberazione del mio paese, fino a che l'Irlanda non diventerà una, sovrana, indipendente, repubblica socialista". (Bobby Sands)
Hanno fatto decine di canzoni su Bobby Sands, scritto decine di libri e il comandante Sands è il martire simbolo dei repubblicani irlandesi.
I primi 3 anni del mandato furono disastrosi, il Pil crollato di 11 punti, il paese scosso da urti interni, quando accadde l’impensabile: LA VITTORIA DELLE FALKLAND.
Erano, queste, delle lontane isolette dell’Atlantico del sud, all’altezza della punta sud dell’Argentina, lontane 13.000 km dall’Inghilterra, ultimo residuo dell’impero coloniale britannico, con solo 16 soldati di guarnigione. Si diceva che contassero più pecore che abitanti. Nell’aprile del 1992 un distaccamento di soldati mandato dalla giunta militare argentina atterra su un’isola e fa fuori la piccola guarnigione. E’ la salvezza per la carriera in pericolo della Thatcher: una guerra che le permette di rialzare tutta la fierezza del nazionalismo britannico. La guerra dura 72 giorni e costa 2 miliardi e 1000 morti, di cui 663 argentini. Di tutte le guerre combattute dopo la fine del secondo conflitto mondiale, quella fu probabilmente la più assurda e la più inutile.
Ma sull’onda di questo successo militare la Thatcher vince di nuovo alle elezioni e parte per il suo 2° mandato nell’ondata di patriottismo che aveva invaso il paese.
Questa vittoria contribuì a quella del Partito Conservatore nel 1983 che approfittò sempre del fatto che i laburisti erano divisi e deboli, mentre la Thatcher innalzava i cuori esaltando la grandezza dell’Inghilterra mandando un gran messaggio di forza e autostima al paese.
Dal 1983 la Thatcher sfidò i sindacati in un confronto durissimo che raggiunse il suo massimo quando il sindacato dei minatori dichiarò lo sciopero ad oltranza per opporsi alla chiusura di molte miniere. La repressione fu terribile, destando indignazione in tutto il paese. Dopo un anno di lotta all’ultimo sangue, il sindacato (trade unions) fu costretto a cedere senza condizioni. .
Nel 1984 un attentato dell’Ira tentò di uccidere la Thatcher, lei scampò ma ci furono 5 morti.
Il suo scopo fu sempre quello di un LIBERISMO ESASPERATO, che riduceva l’intervento dello Stato e aumentava le privatizzazioni, abbassando le tasse alle classe alte e usando piuttosto l’arma delle tasse sui consumi con un welfare quasi inesistente che lascia le classi più basse nella loro sofferenza.
In politica estera la Thachter combatté senza molto esito l’apartheid del Sudafrica. Come alleato ebbe sempre gli Stati uniti, costituendo quel formidabile asse USA/UK che non si è mai spezzato; fu molto amica di Reagan che la chiamò “Il miglior uomo d’Inghilterra” . Il suo desiderio di stringere i legami con Washington le mise contro il suo Ministro della Difesa.
Nel 1987 la Thatcher abolì il Greater London Council ed altre 6 istituzioni analoghe, roccaforti del Partito Laburista. Fu eletta nuovamente sempre a causa della debolezza del partito conservatore e ad oggi risulta essere il primo premier britannico con 3 mandati consecutivi.
Si preoccupò di questioni ambientali, riconoscendo la veridicità delle tesi riguardanti il riscaldamento globale, il buco dell'ozono ed il rischio di piogge acide (l’Inghilterra, a differenza dell’Italia, è un paese dove i problemi dell’ambiente sono difesi sia a dx che a sx).
Fu sempre contraria all’Unione europea, rifiutandosi di aderire all’euro e questo non fu ben visto dal suoi partito. Gli urti interni si accrebbero a causa del suo autoritarismo e della sua prepotenza fino alle dimissioni del suo Ministro dell'Economia, sostituito da John Major.
Nel 1989 introdusse l’impopolare poll tax, una tassa uguale per ogni cittadino, totalmente iniqua perché colpiva ognuno allo stesso modo indipendentemente dal suo reddito e dai suoi beni. L’economia prese ad andare malissimo anche per gli tassi d'interesse, ci fu uno sciopero fiscale a cui parteciparono più di 18 milioni di persone. Lei non si piegò, ma il suo Partito cominciò ad andare malissimo e le dimissioni del Ministro degli Esteri risultarono fatali.
Alle elezioni del 90 la Thatcher aveva vinto di soli 4 voti. Occorrevano andare al 2° turno, ma ormai il paese era perduto. Nella notte prima del turno elettorale, cambiò idea, e decise di dimettersi, sostenendo proprio la candidatura del Ministro dell'Economia John Major, che al Congresso del partito vinse facilmente e le succedette come Primo Ministro.
Celebre la scena in cui lascia la casa di Downing Street che era stata la sua dimora per 11 anni, tra le lacrime degli amici e dei collaboratori. Non si candidò mai più.
Difficile dare un giudizio su Margaret Thatcher.
Il suo durissimo iperliberismo discendeva dagli economisti Friedrich von Hayek e Milton Friedman. E tutti i paesi occidentali con governi di destra non fecero poi che seguire la sua linea, ripetendo tutte le sue riforme, come fa anche Monti adesso e come ci ordina di fare sia la Bce e che il Fmi
Certamente quando prese nelle sue mani le sorti del Regno Unito, esso era in pessime condizioni, e certamente fece salire i conti dello Stato e la sua potenza all’estero, portandolo ad essere una delle più grandi potenze mondiali, ma ciò fu pagato col prezzo di forti scontri sociali, di una disoccupazione terribile, della chiusura delle miniere, di migliaia di vite buttate sul lastrico e di un arricchimento delle classi agiate sulle spalle di lavoratori o poveri.
Questo contrastato personaggio ebbe tanti che la adoravano quanti quelli che la odiavano. Il suo liberismo migliorò le condizioni dell’Inghilterra ma aumentò il divario tra ricchi e poveri e sta di fatto che quando arrivarono al potere, dopo di lei, dei governi laburisti (Tony Blair) non cambiarono nulla di quello che lei aveva fatto.
Il 7 dicembre 1990 la regina la insignì col titolo di Baronessa di Kesteven.
«Ora vogliono tutti “diventare qualcuno”. Noi volevamo fare qualcosa ».
Secondo un detrattore del film, Alberto Mingardi, esso non rivela tutte le virtù della Thatcher:
“Credeva che solo nella libertà e nella competizione donne e uomini potessero dare il meglio e trovare se stessi. Diede il meglio, e trovò il futuro di una nazione. «Carattere» è la prima parola che viene alla mente quando si pensa a Margaret Thatcher. Il THATCHERISMO fu prima ancora che una prassi di governo, una visione della società. Per Shirley Letwin, il thatcherismo era la dottrina delle «virtù vigorose ». L’individuo che il thatcherismo vuole mettere al centro del mondo «ha la schiena dritta, è indipendente, avventuroso, energetico, un libero pensatore, è leale verso gli amici, e tetragono verso i nemici ». È un personaggio vittoriano, sottratto all’immaginario e restituito alla realtà nella vita vissuta degli umili… Era accesa dal desiderio di dare rappresentanza a una «nazione di bottegai». I papaveri del partito la guardavano dall’alto in basso. Lei seppe parlare a chi cercava nel successo non una gratificazione sociale ma la conferma della bontà del proprio lavoro.
La giovane Margaret combatte la spocchia di un partito di uomini, sorretta dalla tenera complicità dell’alleato più fedele, il marito Dennis Thatcher.The Iron Lady è una storia d’amore. È il racconto dell’infinita devozione di due anime diverse: lei divorata dal bisogno di dare un senso alla vita, lui perso della sua leonessa. Uomo ironico, imprenditore di successo, Dennis seppe stare sempre un passo dietro la scena. Ci furono giorni migliori e giorni peggiori. Il film ne dà conto, così come allude alla vita scapestrata dei due figli, Carol e Mark, rincretiniti di troppo amore da una madre assente… Margaret Thatcher era una moralista, convinta che esista il bene e esista il male, e che il secondo è più seducente del primo. Conosceva il sapore acre degli errori: ne aveva commessi tanti. Ma era la sua granitica convinzione che una donna oppure un uomo potessero, contro tutti e il destino, prendere in mano le briglie della propria vita, che ne ha fatto un grande primo ministro, e una ruggente liberista. Libertà e responsabilità sono la stessa cosa. Salvò un Paese che stava precipitando in una spirale di declino, restituendogli l’una e l’altra”, ma quale fu il prezzo? E quali le conseguenze sul futuro dei paesi europei? Un futuro che ancor oggi stiamo vivendo con angoscia, proprio per la direttive liberiste che ancora si abbattono sui disgraziati popoli dell’Unione.
Dopo il suo addio alla politica, alla fine del 1990, il Regno Unito ha avuto 4 Governi, ma nessuno ha osato rinnegare la sua rivoluzione conservatrice. Uno di questi Governi è stato quello di Tony Blair, presuntamente laburista e a torti elogiato dalla nostra sinistra come il socialista al potere. Ma cosa ha fatto Blair che sfuggisse a quella linea iperliberista che era di Maggie? E cosa ha fatto per emanciparsi da quella politica estera di rigorosa allea lenza con gli Stati uniti che ha portato il Regno Unito in una guerra rifiutata da tutti gli inglesi? E né lui né Gordon Brown hanno nazionalizzato quelle industrie che la Thatcher aveva consegnato nelle mani dei privati. Un tempo la Gran Bretagna era un paese industriale, oggi è dominato dal terziario e il suo fulcro sono la City e la Borsa.
Il Partito Laburista poté ritornare al potere solo dopo 18 anni e accettando la politica monetarista della Thatcher. La lezione della Thatcher resta. Certo non avrebbe apprezzato il binomio dell’attuale governo, lei che non accettava nessun compromesso, i tempi sono cambiati, ma la Lady di ferro ha impresso all’Europa un’impronta che continua a far danno. Dopo di lei il Partito Conservatore ha stentato a trovare un leader di pregio e certamente Cameron appartiene a un’altra generazione a ad un altro stile e non ha dovuto lottare per affermarsi in un mondo ostile, come aveva fatto la figlia di un droghiere di Grantham. Margaret non credeva nella società, credeva nel potere autoritario centrale, Cameron, anche se di classe privilegiata, deve accettare che il potere sia decentrato nelle comunità locali. Resta il rifiuto dell’Europa e fu uno dei motivi che mise Margaret contro il suo ministro e ne determinò la caduta.
LA GUERRA DEI MINATORI
La guerra contro i minatori fu epica. La chiusura generalizzata dei pozzi di carbone fu essenziale nella strategia del Partito conservatore. Il sindacato dei minatori riuscì a reggere tra il 1972 e il 1974 e contribuì a far cadere il governo di Edward Heath. Tornarono all’attacco sotto la Thatcher.
Il suo piano era di sopprimere le aziende nazionalizzate che non garantivano profitti e di privatizzare le altre. Ciò implicava un vasto programma di chiusura di unità produttive, come la siderurgia, le ferrovie e il carbone, di privatizzare le telecomunicazioni, e di stabilire un sistema misto pubblico-privato nella sanità, tra ospedali, municipalità e ditte private. Si fecero leggi per aumentare i poteri della polizia e si dette ai tribunali poteri legali sufficienti a dichiarare illegale ogni efficace risposta di lotta.
La Thatcher attaccò per primi i settori più deboli: le acciaierie, la British Leyland, le ferrovie, in seguito le acque e le miniere. Questo fu il suo piano di battaglia dopo la sua elezione nel 1979.
I lavoratori della British Leyland subirono una serie di attacchi che decimarono la base dei sindacati. Con la sconfitta dei siderurgici, 100.000 lavoratori persero il posto. I sindacati del pubblico impiego subirono un'umiliante sconfitta nel 1982, che mise addirittura in discussione i diritti e le libertà sindacali negli apparati dello Stato. Toccò poi ai minatori del carbone.
L'industria britannica del carbone era negli anni '80 la più importante della CEE insieme a quella della Germania ovest, ma nei disegni del capitale internazionale, era votata alla rovina. L‘uomo che realizzò il piano di smantellamento fu Ian McGregor, presidente dell'Ufficio nazionale del carbone (NCB), l'organismo che gestiva l'industria estrattiva, interamente nazionalizzata, che amministrava 176 pozzi con 120.000 dei 183.000 lavoratori dell'industria carbonifera. Egli tagliò le sovvenzioni all'industria mineraria, chiuse i pozzi che non rendevano, canalizzò gli investimenti verso nuovi "super-pozzi" da vendere in seguito all'industria petrolifera, mentre si iniziava la costruzione e il potenziamento di centrali nucleari. Non ci furono motivazioni solo economiche. I minatori non accettavano che si chiudessero pozzi ancora buoni e chiedevano nuovi investimenti.
All’inizio ci fu la spettacolare vittoria dei minatori del Galles meridionale nel 1981 ma 3 anni dopo si era da capo. Nuovi scioperi fallirono per le divisioni interne. Lo sciopero maggiore fu nel 1984, a quando si annunciò la chiusura di 20 pozzi e la perdita di 20.000 posti di lavoro.
La polizia incrementò gli atti di violenza con feriti e centinaia di arresti, 8.000 agenti in assetto di guerra schierati dal governo per reprimere la lotta. Le misure di polizia furono così feroci da essere denunciate da varie organizzazioni di difesa dei diritti civili e alla Corte Suprema. Intanto multe e confische di beni colpivano le organizzazioni sindacali. Purtroppo i parlamentari laburisti si unirono a quelli che condannavano le violenze dei picchetti. Supportarono i minatori i sindacati delle ferrovie, dell'acciaio, del carbone e dei marittimi.
Il governo della Thatcher sembrava in crisi. Ai minatori arrivavano attestati di solidarietà dai lavoratori e sindacati di tutta Europa. Anche le donne entrarono nei picchetti e nelle manifestazioni. L'11 agosto 1984 30.000 donne delle regioni minerarie sfilarono a Londra mentre i crumiri le ingiuriavano dicendo loro di tornare ai fornelli o pubblicando foto di donne nude.
Il 3 marzo 1985 si decise di interrompere quello che fu lo sciopero più lungo e una delle battaglie più sanguinose del movimento operaio britannico. La sconfitta dello sciopero fu la conseguenza diretta del tradimento delle direzioni del Partito laburista e della Confederazione dei sindacati britannici.
Il Sindacato nazionale dei minatori subì una sconfitta gravissima. La repressione fu durissima: due morti durante i picchetti; 710 licenziati, di cui molti dirigenti sindacali di base; circa 10.000 delegati e militanti di base sotto accusa e in attesa di processo.
Il NUM uscì indeboliti, sotto la minaccia di azioni giudiziarie intentate da padroni e crumiri. La sconfitta del sindacato ebbe ripercussioni che andarono aldilà del sindacato stesso, colpendo l'intera classe operaia britannica. Una frase che circolava con insistenza era questa: "Se i minatori non riescono a uscire vincitori da un conflitto col governo, chi potrà farlo?".
Ma il governo stesso uscì indebolito. Si pensava che la Thatcher avesse mal condotto le ultime fasi dei negoziati coi minatori, mostrandosi troppo intransigente. Nei sondaggi i conservatori sopravanzavano di pochissimo i laburisti. Lo sciopero costò il 2% del Pil e produsse una polarizzazione nella società britannica.
La svolta autoritaria dello stato prodotta dall'uso sfrenato di polizia e tribunali aveva portato ad uno "stato coercitivo". La polizia si era comportata come una armata di occupazione. La Thatcher aveva vinto ma il paese ne era uscito distrutto.
Molti deputati e personalità del partito conservatore, tra cui l'ex primo ministro Edward Heath, non mostrarono più fiducia nella Thatcher.
Dall'inizio del 1985 il governo Thatcher si trovò ad affrontare una crisi profonda con una popolarità in calo. Le inquietudini della borghesia sullo stato dell'economia trovarono espressione in un rapporto molto pessimista della Camera dei Lords che predisse un rapido declino dell'economia britannica dopo l'esaurimento delle riserve petrolifere della Gran Bretagna se non fossero prese misure immediate per rilanciare l'economia e ricostruire la capacità produttiva del settore industriale. Le conseguenze politiche dell'alto tasso di disoccupazione condussero diversi deputati conservatori a interrogarsi sulla opportunità di presentarsi alle prossime elezioni legislative ancora sotto la Thatcher e molti lavoratori chiedevano il ritorno di un governo laburista come unico modo di riparare ai disastri prodotti da 6 anni di governo Thatcher.
Nel 1970 il regno della Thatcher finì ma la salvezza della Gran Bretagna doveva venire da qualcosa che usciva dal suo thatcherismo: la scoperta, nel 1969 del petrolio nel Mare del Nord, con cui la Gran Bretagna divenne il terzo produttore di petrolio in Europa.
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Oggi la Gran Bretagna è uno dei centri finanziari e commerciali del mondo, ed è una delle quattro economie Europee che ha superato il trilione di dollari di Pil. Negli ultimi 25 anni i vari governi che si sono succeduti (ma specialmente quelli della Thatcher ) hanno ridotto drasticamente la proprietà pubblica dell'industria e contenuto l'espandersi della spesa pubblica. L'agricoltura è sempre un importante fattore economico ed è intensiva ed efficiente, con una produzione del consumo nazionale del 60% prodotta da una forza lavoro del 1% del totale nazionale. Il Regno Unito ha grossi giacimenti di materie prime come carbone, gas naturale e riserve di petrolio nel mare del nord. La produzione di materie prime incide per il 10% del Pil, una delle percentuali più grandi nei paesi industrializzati. I servizi, ed in particolare quelli bancari, assicurativi, e di affari producono la parte più grande del Pil, mentre la produzione industriale continua a declinare.

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