lunedì 10 dicembre 2012

MASADA n° 1360 28/1/2012 L’ANNO MAYA DELLA FINANZA GLOBALE



La grande crisi dei debiti sovrani in una analisi di Giorgio Gattei – La disubbidienza civile - I misteri della finanza in Vaticano – Ci sono analogie tra lo sciopero cileno contro Allende e lo sciopero dei forconi? –Forza Nuova e il movimento siciliano - Monti istituisce le carceri private – Differenza tra liberalizzazioni e privatizzazioni – Lo scandalo degli armamenti greci – La crisi del ‘cerchio magico’ – L’orrido Calderoli – Gli strani investimenti in Tanzania del senatore Bossi -
C'è una tempesta solare. I l 22 gennaio c'è stata la più grande eruzione solare di 6 anni, che ha liberato un vento che viaggiava a 2000 km al secondo portando con sé particelle ad alta energia che hanno attraversato il campo magnetico terrestre? Il 25 gennaio è stato il picco e anche il giorno in cui molti hanno cominciato a sentirmi male. Gli astronomi escludono che le fluttuazioni delle particelle magnetiche abbiano effetti sulla Terra. Solo forse lievi effetti sulle telecomunicazioni aeree. Ma da molto tempo si crede che il vento solare porti guerre e terremoti e un peggioramento nei rapporti interpersonali.Certo è che molti avvertono anche il plenilunio figuriamoci questo.
Il 2012 è sicuramente un anno importante perché ci dovremmo trovare di fronte ad un periodo di massima attività magnetica del Sole, legata alle macchie solari. Il Sole ha un ciclo magnetico di 11 anni durante il quale maggiore è il numero delle macchie solari maggiore è l’attività magnetica quindi anche la sua influenza sulla Terra. Le tempeste solari più intense possono mettere fuori gioco i satelliti del sistema GPS, le reti informatiche ma anche i grandi trasformatori e le centrali che regolano le forniture di energia elettrica alle città:se, come temono gli scienziati, dovessero saltare contemporaneamente e in grandi quantità, intere regioni potrebbero rimanere senza energia per giorni interi.
La più grande tempesta solare che l'uomo ricordi fu nel 1859, così intensa che i telegrafisti americani raccontarono di aver visto i loro apparecchi emettere scintille e addirittura prendere fuoco. Il picco dell'attività solare è atteso per il 2013, poi il sole si preparerà ad un nuovo periodo di relativa calma. E noi con lui".
I Maya calcolavano anche l’attività delle macchie solari, che con un aumento della loro attività porteranno ad un innalzamento della temperatura.
Non dovrebbe essere la fine del mondo ma l'inizio di un'era nuova e migliore. E noi ci daremo da fare per la nostra piccola parte perché così sia.
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Sauro mi scrive
Nel dicembre del 2011 partecipai ad una interessante conferenza presso la facoltà di Economia e Commercio dell'Università di Bologna. Aldo Giannuli, presentava il
suo libro "La grande crisi", che aveva una visione apocalittica e prevedeva una futura guerra mondiale. Sulla conferenza Giorgio Gattei scriveva:
www.politicaeclasse.org (Giorgio Gattei è uno storico del pensiero economico ed economista marxista italiano, insegna a Bologna)
2012. L’ANNO MAYA DELLA FINANZA MONDIALE
La grande crisi dei debiti sovrani
Giorgio Gattei
Un tempo si teorizzava che col salario i lavoratori dovevano alimentare i consumi, i capitalisti volgere tutto il profitto a risparmio per l’investimento, le banche essere appena intermediarie tra l’investimento e il risparmio e lo Stato intervenire al minimo negli affari economici. Nel 900 questa rappresentazione ideale è stata sconvolta dall’avvento del credito bancario come elemento nuovo di finanziamento delle imprese, così che nell’ipotesi estrema che tutto l’investimento venisse assicurato dalle banche, il profitto risparmiato poteva essere intercettato dallo Stato per finanziare la spesa pubblica con un proprio debito sovrano.
A fronte dei due nuovi motori della produzione del reddito: l’indebitamento delle imprese verso le banche e l’indebitamento dello Stato verso i capitalisti, nella 2a metà del secolo è venuta a mutare anche la posizione finanziaria dei lavoratori perché da un lato gli alti salari della produzione fordista hanno permesso di renderli anch’essi risparmiatori facendoli partecipare all’indebitamento dello Stato, dall’altro l’accesso all’indebitamento presso le banche ha consentito loro di consumare anche al di là del salario guadagnato.
Così lo Stato è diventato debitore sia verso i capitalisti che verso i lavoratori per l’ammontare del suo debito pubblico, mentre le banche si sono fatte creditrici sia verso le imprese che verso i lavoratori per l’ammontare dei debiti privati.
Non si capiscono perciò coloro che oggi inveiscono contro quei debiti sovrani che sono stati l’effetto del salvataggio del sistema finanziario da parte dei governi tra 2009 e 2010 (per 15.000 MLD di $) tacendo sul debito delle “famiglie” e delle imprese che pure incombe e che, se aggiunto al precedente, darebbe un livello d’indebitamento nel mondo attorno ai 100.000 MLD di $ (a fronte di un PIL planetario che non va oltre i 60.000).
Considerando l’intero debito anche la graduatoria della pericolosità finanziaria delle diverse nazioni viene a cambiare notevolmente:

% PIL Debito pubblico, Debito privato, Debito totale, Rating S&P

Gran Bretagna 83 970 1153 AAA
Giappone 229 400 629 AA-
Spagna 64 408 472 AA
Francia 88 374 462 AAA
Area euro 87 362 449 non esiste
Italia 120 268 388 A
Stati Uniti 100 264 364 AA+
Germania 80 226 326 AAA
Grecia 152 160 312 CCC
Ci sarà comunque una ragione che giustifica l’accanimento contro il solo debito pubblico, soprattutto europeo! Ciò dipende dallo scontro finanziario aperto dal 2011 tra l’Unione Monetaria Europea e i mercati.
Ciò che chiamiamo “mercati” è un’entità costituita alla base da un ristretto gruppo di decisori finanziari che perseguono obiettivi di guadagno con una potenza di fuoco straordinaria. Ad ogni loro decisione pro o contro i titoli di debito o le monete concordata in incontri riservati di cui alle volte si ha perfino notizia dai giornali finanziari (Wall Street, le cene del club dei derivati: così i banchieri decidono la speculazione), seguono in Borsa comportamenti da gregge da parte degli altri investitori, a cui si aggiungono anche programmi automatici di compravendita così che quando una quotazione di titoli o monete viene indotta a crescere/calare, s’innescano acquisti/vendite a catena (in Borsa, a differenza dei mercati tradizionali, quando il prezzo aumenta si compra, mentre si vende quando diminuisce). E’ così che alcune migliaia di operatori della finanza negli Stati Uniti e in Europa, e inoltre alcune agenzie di rating, hanno preso in ostaggio in Europa i governi politicamente responsabili... e dal 2010 questo branco di manager della finanza super-intelligenti e allo stesso tempo inclini alla psicosi, ha ripreso il suo gioco sui profitti. Un pericolo mortale. Prendere allora sul serio i movimenti erratici di titoli o monete come fossero rappresentativi dello stato di salute dell’economia degli Stati non ha quindi alcun senso (sarebbe come misurarsi la temperatura ad ogni ora ed agitarsi per le alterazioni che avvengono nel corso della giornata). Eppure è così che giocano i mercati che dal 2010 sono davanti alla prospettiva di una micidiale coincidenza di scadenze di debito pubblico e privato che si materializzerà nel 2012 (l’Armageddon delle borse: in scadenza MLD di junk bond) quando arriveranno in pagamento simultaneo 11.550 MLD di € di titoli pubblici, obbligazioni private e junk bond, di cui il 70% di origine americana e giapponese Ciò però potrebbe non fare problema se alle scadenze debitorie corrispondessero rinnovi di pari ammontare da parte dei risparmiatori, in un gioco a somma zero che lascerebbe il tutto invariato. Però, per l’incertezza finanziaria dominante, si teme che diversi creditori, incassato quanto a loro dovuto, non lo reinvestirebbero più in titoli ma in beni-rifugio come
l’oro (come peraltro sta già succedendo), così da provocare una insufficienza di risparmio per il rinnovo dei debiti che costringerà Stati e privati a farsi una concorrenza spietata a colpi di più alti tassi d’interesse da pagare. Tutto questo si potrebbe comunque evitare se alle scadenze del 2012 una parte del debito venisse rimborsata definitivamente così da non richiedere ulteriore finanziamento. Ma quali debitori dovrebbero sacrificarsi ad «onorare i propri impegni», così da togliersi dal mercato? Escluso che lo siano i debitori privati, soprattutto le banche e le imprese che reggono le redini del gioco, è ovvio che a tanto sacrificio non possa essere destinato che il debito degli Stati.
In un libro famoso, Guerra senza limiti, due colonnelli cinesi Qiao Ling e Wang Xiangsui hanno descritto il nuovo «volto del dio della guerra», che è diventato sempre più «indistinto» potendo assumere anche le forme del terrorismo, degli attacchi mass-mediatici, delle speculazioni finanziarie. Soprattutto è la guerra finanziaria, una «forma di guerra non militare il cui potere distruttivo è almeno pari a quello di una guerra cruenta, ma nella quale, di fatto, non si versa alcuna goccia di sangue», ad essere «venuta ufficialmente alla ribalta sulla scena della guerra per millenni unicamente occupata da soldati ed armi, con sangue e morte ovunque» . Ora è propria questo tipo di guerra che nel 2011 è stata scatenata dai “mercati” utilizzando quelle “divisioni corazzate” che sono le agenzie di rating che assegnano pagelle di qualità al debito di questa o quella nazione allo scopo di assoggettarla alla propria volontà.
Il 1° a essere messo sotto attacco dai mercati è stato il debito sovrano USA. Ringalluzziti dalla vittoria repubblicana alla Camera che indeboliva Obama, all’inizio del 2011 i mercati hanno preso ad accusare l’eccessivo indebitamento federale,mentre le agenzie di rating minacciavano di togliere la tripla A ai titoli pubblici. Si voleva impedire di superare il limite di debito imposto dalla legge,oltre cui occorre l’autorizzazione parlamentare(Guerra totale alla spesa:il nuovo Congresso lancia la sfida a Obama) e Obama ha dovuto sudare per poter sforare il tetto costituzionale del debito ma a condizione di tagliare di altrettanto la spesa pubblica (e quindi senza aumenti di tasse). Però le agenzie di rating avevano chiesto sforbiciate per 4.000 mld di $ per evitare il declassamento e l’accordo ne prevede poco più di 2.000(Wall Street boccia l’accordo sul debito,così che puntualmente è arrivata la punizione di S&P che ha tolto la tripla A al debito sovrano USA portandolo ad AA+,lo stesso livello di Belgio e Nuova Zelanda e per giunta con outlook negativo,a prova che sono i creditori dello Stato, attraverso le agenzie di rating,a tenere sotto scacco i governi. Però questa vittoria dei mercati ha comportato il rischio che i risparmiatori del mondo abbandonino alle scadenze del 2012 il debito sovrano USA declassato, come ha avvertito la Cina(Pechino teme il contagio:Sganciamoci dal biglietto verde!). E per rivolgersi verso quali titoli sovrani a tripla A se non quelli del debito UE che mantengono la massima valutazione? Ma non esiste un debito totale perché ogni Stato UE emette titoli pubblici che ricevono dai mercati una diversa valutazione finanziaria e quindi pagano interessi diversi. E’questa anomalia a consentire ai mercati di muoversi contro l'UE con una tattica di sfogliamento del carciofo che, passando da nazione a nazione,tende al cuore ossia Germania e Francia,per deprezzarne il rating almeno al livello di quello USA e
ristabilire le condizioni di parità.
Che l’indebolimento della zona-euro fosse l’obiettivo dei mercati era chiaro fin dall’inizio dell’attacco ai debiti sovrani dei paesi PIGS= Portogallo, Irlanda, Grecia e Spagna, che erano i più vulnerabili. Tuttavia è solo dopo il declassamento degli USA che la manovra si è allargata all’Italia trascinandola tra i paesi PIIGS. Ciò era necessario perché solo il debito sovrano italiano ha la qualità di essere troppo grande per fallire ma anche troppo grande per salvarsi,così che tutti coloro che ne possiedono i titoli, soprattutto europei, sarebbero coinvolti da un suo eventuale declassamento (Il debito italiano zavorra per l’euro). Così a metà del 2011 parte l’ordine di attacco: colpire l’Italia per far sparire l’€: i fondi lanciano l’offensiva finale, con in testa Goldman&Sachs). E’il momento di speculare contro. Come al solito sono le agenzie di rating, con le loro valutazioni opportunistiche al ribasso, a indirizzare il gregge dei risparmiatori contro il debito sovrano italiano, affinché non lo acquistino o lo facciano ma a condizioni sempre più onerose (da cui l’inesorabile aumento dello spread). Ma per i mercati l’obiettivo primario resta cancellare una fetta del debito sovrano UE dalla necessità di rinnovo nel 2012 e quale migliore vittima sacrificale se non proprio l'Italia che ha il 4° debito sovrano del mondo?
Il rischio è però che l’Italia tiri fuori una qualche soluzione estemporanea che danneggi i creditori, visti i precedenti dell’Islanda e della Grecia. Il governo dell’Islanda, davanti a una crisi finanziaria esagerata (il debito era arrivato al 1100% del PIL!), aveva traslocato i risparmi dei connazionali in 3 banche nuove di zecca e poi sottoposto a referendum popolare che cosa fare del debito estero, soprattutto inglese e olandese, incagliato nelle vecchie banche finite in liquidazione. Nel marzo 2010, col 93% dei voti il popolo decise di non restituire nulla agli stranieri, appesi a procedure fallimentari da cui, se tutto va bene, recupereranno il 30% del capitale
investito.
La ribellione dell’Islanda ai creditori è costata poco. Più pesante sarebbe stato un default della Grecia.Dopo un anno di richieste di rientrare dal debito sovrano a colpi di manovre lacrime e sangue, anche Papandreou ha minacciato il referendum popolare, ma per decidere se restare o meno nell’euro. Sarebbe stata la catastrofe e così le banche creditrici,francesi e tedesche, in cambio della cacciata di Papandreou e della cancellazione del referendum hanno accettato una robusta sforbiciata dei loro averi (taglio volontario ai bond del 40-50%) anche se adesso sembrano ripensarci, così che la questione è tornata in alto mare. Qui i mercati stanno scherzando col fuoco perché in caso di default scatterebbero i micidiali credit default swaps (CDS:si trasferisce il debito ad altri), ma se i CDS cominciassero ad essere pagati, chi li paga? Chi li ha emessi?
Nel mondo malsano della finanza a chi è preoccupato della solvibilità del proprio credito è stata offerta anche la possibilità di assicurarsi presso istituzioni finanziarie (come l’AIG americana, i Lloyds di Londra e anche Goldman&Sachs), così che pagando un premio gli si garantisca,in caso d’insolvenza,il risarcimento da parte degli assicuratori. E’ come per gli incidenti d'auto con l’unica differenza che in questo caso non c’è un solo incidentato da rimborsare,ma tutti i possessori di quel debito inesigibile. La perdita è quindi sempre colossale e a carico delle incaute compagnie finanziarie che hanno assicurato debiti da loro considerati assolutamente sicuri. Ma se invece fallissero?
E’ per questo che quando parte l’attacco all'Italia dobbiamo escludere a priori un default perché per le dimensioni del debito le prime a rimetterci sarebbero le banche francesi che lo hanno assicurato, poi quelle USA.
Ciò spiega perché, da agosto, è stato il governo americano ad agitarsi più di tutti perché l’Italia non facesse scherzi (L’aut aut di Usa e Bruxelles.“L’Italia va commissariata o può trascinare tutti a picco”).
Il Segretario al Tesoro Geithner convince la Merkel,lasciando al presidente della Bce Trichet, e soprattutto a quello entrante Draghi,ex consulente di Goldman&Sachs, di firmare il 5 agosto la lettera ultimativa al governo italiano di fare riforme strutturali con misure d’austerità estrema per ridurre l’indebitamento: «consideriamo cruciale che tutte le azioni elencate siano prese il prima possibile per decreto legge, seguito da ratifica parlamentare entro la fine di settembre 2011» .
Qui però B tergiversa con rifacimenti continui della manovra (tanto che supera la scadenza di settembre), azzardandosi perfino a ricevere in via riservata una vasta delegazione del CIC, ricchissimo fondo sovrano di Pechino, interessato a comprare i nostri gioielli di famiglia (meglio se energetici) e disposto ad acquistare gran parte dei nostri titoli di Stato. Se mai questa operazione andasse in porto, invece di togliersi dalla scadenze debitorie del 2012, l’Italia verrebbe a risucchiare verso di sé una parte del risparmio cinese in circolazione sottraendolo agli altri debitori. E’una intenzione tanto SCONSIDERATA che merita la massima punizione da parte delle agenzie di rating che declassano a raffica l’Italia per allontanare gli investitori da quel debito sovrano. Ovviamente il colpo riesce:la trattativa finisce e lo spread schizza alle stelle (Il grande attacco all’Italia: titoli di Stato a picco, tassi oltre il 7%, spread a 575), ma come fidarsi ormai di B? Se è stata la Germania, il 20 ottobre, a chiedere la testa di B, stando ai retroscena rivelati dal Wall Street Journal (La Merkel ordinò: via Berlusconi!), B si dimette (così che non deve passare per la sfiducia in
Parlamento!) e Napolitano mette prontamente al suo posto l’uomo di fiducia dei mercati Mario Monti, anche lui già consulente Goldman&Sachs.
Con Monti, emissario della Goldman&Sachs il soddisfatto Nouriel Roubini (grande economista USA) può dirci: Ora siete diventati credibili ma dovete tagliare il debito almeno del 25% perché alle scadenze del 2012 l’Italia dovrà rinnovare quasi 1/4 dei suoi 1900 MLD di euro di debito. Come poi Monti possa trovare i soldi anche per quella crescita da tutti invocata, resta un mistero. Lo impedisce il doppio impegno sottoscritto di raggiungere il pareggio di bilancio (una condizione da scrivere addirittura in Costituzione) e di rientrare di 1/20 all’anno per la parte d’indebitamento che supera il 60% del PIL (che Monti sta cercando disperatamente di alleggerire), così che i bilanci statali dei prossimi 5 anni partiranno già gravati da un disavanzo soltanto per l’eccedenza di debito da rimborsare.
Assicurato comunque dal governo tecnico italiano il ridimensionamento del suo debito sovrano, per i mercati resta aperta la questione di quei titoli europei che mantengono la tripla A rispetto a quelli americani che invece l’hanno persa. Per distogliere il risparmio internazionale dal reinvestirsi in Europa nel 2012 non resta che declassare pure loro, a partire da quello francese. E’ per questo che, insieme all’apertura della guerra finanziaria contro l’Italia, erano già volati annunci che le agenzie di rating avevano messo sotto osservazione anche la Francia (Sarkozy: non finirò come Obama, l’Eliseo scopre la paura di una riduzione del rating), ma per sole 2 ore, Standard &Poor ha provato anche a toglierle una A, ma giustificandolo come un «errore del sistema automatico” Dietro il presunto errore c’è il sospetto di insider trading (abuso di informazioni riservate).
Il 13 gennaio S&P lancia l’offensiva finale all’Europa declassando in un colpo solo Francia, Italia, Spagna, Austria e Portogall. In tripla A restano soltanto Germania, Olanda, Finlandia e Lussemburgo (con Gran Bretagna, Svezia e Danimarca che però non sono nell’euro). E’ una «sberla» colossale che, se indebolisce il debito sovrano degli Stati interessati, pregiudica il portafoglio di tutte le banche europee che lo posseggono, a rischio di vedersi declassare “a cascata” anche le proprie obbligazioni nei futuri rinnovi. Era quanto già successo alle banche francesi che avevano “in pancia” i titoli pubblici italiani (Le Borse ci credono, ma Moody’s declassa tre banche francesi), ma dopo il downgrading di massa e con in gioco il debito di Parigi quali banche europee possono mai dirsi “al di sopra di ogni sospetto”?
Per resistere al colpo a dicembre la Francia aveva coinvolto la Germania in un accordo, da firmarsi a marzo 2012, per rendere più severe le regole di bilancio dell’UE Con una fiscalità compatta si sperava di calmare la speculazione, ma la Gran Bretagna non c’è stata a farsi coinvolgere nel sostegno di una moneta, come l’euro, a cui non aderisce (E’ un trattato contro i nostri interessi) e nemmeno ha voluto impegnarsi verso quel fondo salva-Stati, che dovrebbe diventare operativo da luglio 2012, fortemente sostenuto dalla BCE e dal Fondo Monetario Internazionale diretto dalla francese Christine Lagarde (Londra si sfila dal fondo salva-euro)
L’abbandono della “nave monetaria europea” da parte degli inglesi è un brutto segnale per tutti gli investitori che non può che rafforzare la loro tendenza, già in atto, ad allontanarsi «progressivamente dall’area euro, puntando sul dollaro, sulla sterlina e sul franco svizzero, insomma sulle valute le cui banche centrali possono battere moneta nell’occasione. Per statuto la BCE invece non può farlo, e comunque dopo il declassamento generale i grandi fondi pensione americani e gli investitori internazionali hanno spesso il divieto di acquistare titoli da paesi senza la A.Dunque non sarà un caso se l’Italia è passata in BBB+, senza alcuna A.
A questo punto cosa potrebbe ancora succedere? Intanto la palla passa alla Germania che conserva ancora la tripla A. Ma se, per salvare l’Unione Monetaria Europea, si facesse coinvolgere maggiormente in quel fondo salva-Stati a cui, secondo gli analisti, ben difficilmente le agenzie di rating assegneranno la tripla A, allora potrebbe indebolire la “qualità” del proprio debito sovrano proprio mentre sta entrando in un rallentamento economico (Ora anche a Germania teme la recessione) e vedersi cos ì tolta la tripla A (Fitoussi: Germania prossima vittima).
Per evitare la cancellazione potrebbe decidersi di abbandonare al suo destino una UE fallimentare per riprendersi una piena sovranità monetaria indipendente dalla BCE che tutti stanno tirando per la giacchetta perché acquisti, contrariamente al proprio statuto, quel debito pubblico dei paesi europei che viene rifiutato dai mercati. Berlino, Olanda e Finlandia manderebbero giù il boccone amaro della perdita di competitività sul fronte dell’export, ma con la soddisfazione di non doversi far più carico del salvataggio dei brutti anatroccoli dell’Unione .
I falchi vogliono sdoppiare l’UE in 2 monete, una al Nord virtuoso, l’altra ai Piigs
Mantenendo la tripla A, la Germania potrebbe competere con gli USA nell’accaparramento del risparmio alle diverse scadenze debitorie del 2012.
Ma la sua uscita dall’€ può tornar comoda anche ai mercati, come insinua Rampini, escludendo dai suoi downgrading Germania,Olanda, Belgio e Lussemburgo.
Standard&Poor rafforza l’impressione che ci sia vasto mondo di interessi e di poteri (angloamericani) che ormai ragiona sull’ipotesi di rifare una piccola Europa omogenea, un mini-euro o neo-marco centrato sul nocciolo duro della Germania.Quello scenario è incluso nelle previsioni. E Standard&Poor può accelerarlo se il declassamento della Francia si ripercuote sul rating del fondo salva-Stati.
Tuttavia non è sicuro che il grande colpo dei mercati contro il debito sovrano europeo possa finire in bellezza, visto che in un incontro a Pechino dei primi ministri giapponese e cinese, Tokio si è impegnato ad acquistare nel 2012 i titoli del debito cinese aumentando la quota di renmimbi detenuto. E’ una mossa che dovrebbe indebolire le altre monete globali: l’euro, ma soprattutto il dollaro, consolidare la guida cino-giapponese nel commercio mondiale e nell’area del Pacifico (Alleanza delle valute).
Si capisca bene. La Cina entrerebbe di prepotenza nel mercato dei debiti sovrani richiamando il risparmio verso i propri titoli garantiti da una riserva valutaria imponente e valutati dalla propria agenzia di rating (la Dagong) concorrente con quelle anglo-americane. E il Giappone, finora il massimo acquirente dei titoli pubblici USA, trasferirebbe i propri fondi da Washington a Pechino. Sarebbe una fuga del risparmio dal debito USA che annullerebbe la grande fatica compiuta nel 2011 per allontanarlo dal debito europeo.
E sarebbe la conferma del detto che il delitto non paga mai.
i-dei-debiti-sovrani-2011-2012/
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Viviana
Come si vede, non ci sono solo economisti 'di regime', come Oscar Giannino, che ha difeso pure il nucleare dopo Fukushima, e ti vendono propaganda per informazione, ma anche gente intelligente che sa quello che dice e capisce quello che accade.
Le informazioni non mancano, il problema è passarle a un popolo di semianalfabeti che finché rimarranno tali saranno sempre carne da macello.
Sarà per questo che Monti ha sparato a zero su tutta la nostra classe politica e imprenditoriale, salvando solo due squallidi individui: Marchionne e la Gelmini.
E se la sua scelta fa allibire, ancora di più sono allucinanti le motivazioni: Marchionne per aver fatto un valido attacco ai sindacati e ai diritti del lavoro, la Gelmini per avere introdotto (udite! udite!) i famigerati test Invalsi, in cui, oltre tutto, le griglie di interpretazione dei risultati erano state falsate per far figurare meglio gli scolari italiani rispetto a quelli europei!!
Non aggiungo altro, ma già questo basterebbe a dire quanta cattiva e pericolosa segatura c'è nella testa di Monti.
Se i due italiani da salvare per lui sono Marchionne che ha distrutto la Fiat e i diritti dei lavoratori, e la Gelmini che ha distrutto la scuola mettendosi contro tutti gli scolari e le loro famiglie e ha perso la faccia davanti a tutto il come un'oca integrale, non so quali altre perle di saggezza ci dovremmo aspettare al 'professor' Monti! a cui interessa una sola cosa: appiattire l'Italia per salvare l'America!
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Mariapia Caporuscio
Le banche mondiali hanno sostituito le guerre armate, troppo costose per armamenti e ricostruzione di macerie, sfoltendo ugualmente l'umanità senza spreco, affamandola! Quindi questi nuovi cavalieri dell'apocalisse hanno studiato bene il sistema di arricchirsi senza cacciare un soldo. Corrompendo i governanti e i media sono riusciti ad imporre la globalizzazione dell'immoralità. Nella globalizzazione devono rimanere fuori i diritti, le conquiste sociali, la storia mentre vengono inglobate le merci, il denaro, la sopraffazione, la violenza. I governi corrotti dei vari paesi sono stati messi alla porta divenendo i portieri del condominio e soggetti ad eseguire gli ordini dei padroni (i banchieri) che ne centellinano i soldi necessari per mandare avanti il paese. Questi oscuri personaggi grazie al formidabile appoggio dei media, che tenendo all'oscuro la popolazione hanno permesso questo crimine e dei governanti dannati, sono diventati oggi i gestori dell'intero pianeta. Sono essi che decidono cosa e quanto dobbiamo mangiare, quante ore dobbiamo crepare nei posti di lavoro e quanti possano usufruire di un lavoro, tutti gli altri possono schiattare, tanto siamo già in troppi su questa terra. Un sistema diabolico che condurrà all'estinzione visto che se ne fottono persino delle avvisaglie della natura che inizia anche lei, a ribellarsi alla loro violenza. Non ascoltano le grida del sole che scioglie i ghiaccia, né le urla dell'acqua che si trasforma in bombe per spaventarli, non ascoltano le urla umane di chi vede morire di fame i suoi simili, non ascoltano nessuno!
Sono sordi, muti e ciechi.
Ma la resa dei conti è prossima, non saranno i governi a scrivere la loro fine e non saranno gli uomini ormai troppo sfiniti.
Sarà la forza della natura a dire BASTA!
Se noi che ancora stiamo ritti su due gambe non ci decidiamo a combatterli, neppure di noi avrà pietà l'ira dell'Universo.
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“Sono nato troppo in alto per essere oggetto di possesso,
Per essere secondo in comando,
O un servo utile e uno strumento
Per qualsiasi stato sovrano che esista al mondo.”
Shakespeare
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Thoreau
“Tutti gli esseri umani riconoscono il diritto alla rivoluzione; vale a dire, il diritto di rifiutare obbedienza e di resistere al governo quando la sua tirannia o la sua inefficienza sono grandi e intollerabili.
Tutte le macchine presentano attriti; ed è possibile che si produca una quantità sufficiente di effetti positivi da controbilanciare quelli negativi. In ogni caso, è un grande errore agitarsi a causa di ciò. Ma quando l’attrito giunge ad avere strumenti suoi propri, e l’oppressione e il ladrocinio sono organizzati, io sostengo che dobbiamo gettare via quella macchina immediatamente.
In realtà, non è compito di un individuo consacrarsi alla eliminazione dei mali, anche se questi fossero enormi; egli può giustamente avere altre faccende che lo impegnano; ma è suo dovere, almeno, avere le mani pulite a questo riguardo, e oltre a sgomberare la mente da tali ingiustizie, ritirare anche il suo appoggio concreto a che esse vengano commesse.
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Howard Zinn
1 - La disobbedienza civile è la violazione deliberata, non indiscriminata della legge in nome di uno scopo sociale vitale. Diventa non solo giustificabile ma anche necessaria quando sia in gioco un diritto umano fondamentale, e quando i canali legali siano inadeguati per la sua garanzia. Può avere forma di violazione di una legge ingiusta, di protesta contro una condizione ingiusta o di realizzazione simbolica di una legge o di una condizione desiderabile. Che sia infine ritenuta legale, in nome del diritto costituzionale o internazionale, o no, il suo scopo è chiudere il divario tra legge e giustizia, in un processo infinito di sviluppo della democrazia.

2 - Non vi è alcun valore sociale nel rispetto generalizzato della legge, non più di quanto ve ne sia nella disobbedienza generalizzata. L'obbedienza a leggi sbagliate, in quanto maniera per inculcare un certo servilismo astratto all'"ordine delle leggi", può soltanto incoraggiare le già forti tendenze dei cittadini ad inchinarsi al potere dell'autorità, a desistere dal tentativo di mettere in discussione lo status quo. Esaltare l'ordine delle leggi come qualcosa di assoluto è il marchio del totalitarismo, ed è possibile creare un'atmosfera totalitaria in una società che ha molti degli attributi di una democrazia. Reclamare il diritto dei cittadini alla disobbedienza nei confronti di leggi ingiuste, ed il dovere di disobbedire a leggi pericolose, è la vera e propria essenza della democrazia, che assume che il governo e le sue leggi non siano sacre ma strumenti, al servizio di certi fini: la vita, la libertà, la felicità. Gli strumenti sono dispensabili. I fini non lo sono.
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Don Aldo segnala
I MISTERI DELLA FINANZA IN VATICANO
Sergio Rizzo
«Corruzione». La parola è sinonimo di malaffare e degrado morale. Ma se a pronunciarla è un altissimo prelato vicino al Papa, come rivela «Gli intoccabili», il programma d’inchiesta del giornalista Gian Luigi Nuzzi, allora vengono i brividi. Il suo nome: Carlo Maria Viganò, fino a qualche mese fa segretario generale del governatorato del Vaticano, la struttura che gestisce gli appalti e le forniture del più piccolo e potente Stato della Terra. «Corruzione» è proprio il termine che quel monsignore usa per descrivere in una clamorosa lettera a Benedetto XVI l’incredibile situazione che si è trovato davanti dopo aver assunto nel luglio del 2009 il delicatissimo incarico. Una bomba sganciata nelle stanze del potere vaticano il 27 marzo del 2011, nell’estremo tentativo di sventare una manovra di corridoio che culminerà con la sua rimozione. «Un mio trasferimento provocherebbe smarrimento in quanti hanno creduto fosse possibile risanare tante situazioni di corruzione e prevaricazione», scrive Viganò al Papa. Facendo capire a Joseph Ratzinger di non essere affatto isolato: «I cardinali Velasio De Paolis, Paolo Sardi e Angelo Comastri conoscono bene la situazione». La storia ricostruita da «Gli intoccabili» ha tutti gli ingredienti di un noir di prim’ordine. Trame misteriose, colpi di scena, testimonianze sconvolgenti. È un terremoto senza precedenti, che fa tremare i vertici delle gerarchie ecclesiastiche. Tutto comincia nel maggio del 2009, quando il Papa decide di affidare la gestione degli appalti al cardinale Giovanni Layolo e a monsignor Viganò, che sostituiscono rispettivamente il cardinale Edmund Casimir Szoka e monsignor Renato Boccardo nei ruoli di presidente e segretario generale del governatorato. Quella struttura è un buco nero: nel 2009 perde 8 milioni di euro. Cifra apparentemente modesta, ma estremamente significativa se rapportata alle dimensioni dello Stato Vaticano. «Non avrei mai pensato di trovarmi davanti a una situazione così disastrosa», rivela Viganò in un altro scioccante appunto inviato a Ratzinger nella scorsa primavera. Definendola «inimmaginabile», e per giunta «a tutti nota in Curia». Dal pentolone che ha scoperchiato salta fuori l’inverosimile. I servizi tecnici sono un regno diviso in piccoli feudi. In Vaticano opera una cordata di fornitori che non fanno praticamente gare: dentro le mura dello Stato della Chiesa lavorano sempre le stesse ditte, a costi doppi rispetto all’esterno anche perché non esiste alcuna trasparenza nella gestione degli appalti di edilizia e impiantistica. Insomma, una moderna fabbrica di San Pietro che ingoia denaro a ritmi ingiustificati, come dimostra il conto astronomico che viene presentato per il presepe montato nel Natale 2009 a piazza San Pietro: 550 mila euro. Non bastasse, c’è una situazione finanziaria allucinante: le casse del governatorato subiscono perdite del 50-60%. Per tamponarla, spiega Viganò, la gestione dei fondi è stata affidata a un «comitato finanza e gestione composto da alcuni grandi banchieri, i quali sono risultati fare più il loro interesse che i nostri». Racconta il monsignore che una sola operazione finanziaria nel dicembre 2009 ha mandato in fumo due milioni e mezzo di $. Ma chi fa parte di questo comitato? Nuzzi fa i nomi di quattro pezzi da novanta della finanza italiana. Quelli di Pellegrino Capaldo, Carlo Fratta Pasini, Ettore Gotti Tedeschi e Massimo Ponzellini. Capaldo è l’ex presidente della Banca di Roma: banchiere cattolico apprezzatissimo anche al di fuori degli ambienti ecclesiastici, è attualmente il proprietario della casa vinicola Feudi di San Gregorio. Fratta Pasini è il presidente del Banco popolare. Gotti Tedeschi, consigliere di amministrazione della Cassa depositi e prestiti, la banca del Tesoro italiano, nonché consigliere della Fondazione San Raffaele di don Luigi Verzé, è il banchiere poi scelto da Ratzinger per guidare lo Ior. Ponzellini è l’ex presidente della Banca popolare di Milano, ma ha ricoperto in passato anche molti incarichi in società del Tesoro, come il Poligrafico dello Stato. Viganò prende l’incarico maledettamente sul serio. La sua scure colpisce dappertutto: non risparmia nemmeno il conto del famoso presepe, tagliato d’emblée di 200 mila euro, né la gestione dei giardini, uno dei capitoli più problematici. Il risultato è che il bilancio del governatorato passa da un deficit di 8 milioni a un utile di 34,4 milioni nel giro di un anno. Ma tanto rigore non gli vale un encomio. Anzi, per lui cominciano i guai. «Viganò si è fatto un sacco di nemici e quei nemici si stanno muovendo nell’ombra per fargliela pagare», è il commento de «Gli intoccabili». Fatto sta che sul Giornale escono alcuni articoli non firmati, nei quali è contenuto un segnale preciso: il segretario generale del governatorato ha praticamente le ore contate. Ed è proprio quello che accade. Il segretario di Stato Tarcisio Bertone lo solleva dall’incarico, e la decisione fa saltare anche la nomina a cardinale che gli sarebbe stata promessa. Tanto per cambiare la rimozione avviene con il solito meccanismo del promoveatur ut amoveatur . Viganò viene nominato Nunzio apostolico della Santa sede negli Stati Uniti e spedito a Washington. Incarico prestigiosissimo, anche se a 7.228 chilometri di distanza. A nulla serve l’appello disperato e diretto a Ratzinger. Che anzi si rivela un errore, perché scavalcando Bertone ottiene semmai l’effetto contrario. Ma Viganò non digerisce affatto la decisione e inizia una corrispondenza infuocata con il segretario di Stato. Lettere nelle quali rivendica il risanamento ottenuto «eliminando la corruzione ampiamente diffusa», e chiede di essere messo a confronto con i suoi accusatori in un processo «ai sensi del canone 220 del codice di diritto canonico». Senza limitarsi alle generiche affermazioni, riferisce il servizio de «Gli intoccabili», punta pure il dito su un personaggio che ritiene abbia avuto un ruolo nella vicenda che lo riguarda: Marco Simeon. Figlio di un benzinaio di Sanremo, è uno degli animatori della cooperativa sociale «Il Cammino», fornitrice di fiori del Papa. Considerato molto vicino a Bertone, è autore di una carriera fulminea, per gli standard italiani. Prima a Capitalia, la ex Banca di Roma di Cesare Geronzi, banchiere con altissime aderenze vaticane. Quindi a Mediobanca, come capo delle relazioni istituzionali, sempre al seguito di Geronzi. Infine alla Rai, dove a quello stesso incarico aggiunge la direzione di Rai Vaticano. Interpellato da Nuzzi, risponde con una risata: «Non ne so assolutamente niente». E forse questo è solo l’inizio.
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Gira sul web
Caro farmacista che ti "tocca" ereditare un’attività dei cui servizi in molti vorrebbero poter fare a meno ma nessuno può, forse c’hai ragione pure te quando dici che non è liberalizzando il mercato delle farmacie che si risolvono i problemi dell’Italia.

Caro vescovo, che ti tocca stare una vita senza trombare, forse c’hai ragione pure te, quando mi dici che se la chiesa pagasse l’ici non ci farebbe più tutto quel bene che c’ha fatto in questi secoli di oscurantismo culturale.

Caro benzinaio che mi vendi la benzina manco fosse chianti, forse c’hai ragione pure te a dirmi che le liberalizzazioni non mi faranno calare il prezzo e ti metteranno pure sul lastrico.

Caro povero possessore di uno Yacht da 19 metri o di un Porche Cayenne, lo so che ti tocca fare gli straordinari in miniera per poterti pagare le rate di quell’unica soddisfazione che ti sei potuto concedere in una vita fatta di sacrifici e rinunce, forse c’hai ragione pure te quando mi dici, che se ti ci metto pure la tassa ti rovino, te e tutti gli operai che lavorano nei cantieri e nelle fabbriche della Porche per quel discorso dell’offerta e della domanda.

Caro amico notaio, della cui professione devo ancora riuscire a comprendere l’utilità, c’hai ragione pure tu quando me dici che il lavoro è l’unica cosa buona che ti può lasciare tuo padre dopo averti condannato fin dall’infanzia alla certezza che avresti fatto quel mestiere, tanto che apponevi timbro e firma pure sugli scambi delle figurine alle elementari in cambio della merendina, e che non ce la possiamo prendere con voi, che in fondo siete solo 6000, che cosa vuoi che contino 6000 persone su una popolazione di 60 milioni.

Mo’ che ci penso, stai a vedere che il problema sono proprio io, io che vi sto ancora ad ascoltare invece che di venire in piazza a darvi foco uno per uno. Che per fortuna sono contro la violenza.

Che mi chiedo dove eravate simpatici amici, quando i governi di un colore o dell’altro si inventavano la flessibilità spazzando via ogni garanzia per chiunque non fosse vostro figlio e noi scendevamo in piazza a prendese manganellate
e lacrimogeni ?
Dove eravate quando il governo giocava a sudoku con le nostre date di nascita e i contributi versati?
Dove eravate quando Fiat, Omsa & Co. licenziavano e trasferivano gli stabilimenti all’estero?
Dove eravate mentre amichevoli poliziotti manganellavano studenti che in piazza chiedevano una scuola e una università più giuste ed efficienti anche per i vostri figli?
Dove eravate, piccole amorevoli teste di cazzo, quando pur di non controllare i vostri negozi, le vostre attività, si cercava di dare la colpa della crisi a quattro disgraziati di immigrati, per esempio prendendosela con le " frutterie etniche" (sic.) o i negozi di kebab .
Ecco io non so dove eravate, ma so dove vorrei mandarvi : affanculo.
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Enrico di Novara
Quando Allende salì al potere nel 1970, la società cilena era già afflitta da difficoltà economiche. Problemi come la lenta crescita, l'inflazione, la cattiva distribuzione delle entrate, e la concentrazione dei poteri economici rimanevano ostinati e intrattabili. La maggioranza della popolazione cilena era posta sul gradino più basso della scala socio-economica ed era ormai stanca dei problemi perenni che affliggevano la nazione.
L'ottobre del 1972 vide la prima di quella che sarebbe stata un'ondata di scioperi da parte di alcuni settori della società cilena. Ad uno sciopero dei camionisti si aggiunsero quelli dei piccoli imprenditori, di alcuni sindacati (principalmente di professionisti), e di alcuni gruppi studenteschi. Oltre all'inevitabile danno all'economia, l'effetto principale dello sciopero di 24 ore fu di portare il capo dell'esercito, generale Carlos Prats, all'interno dell'esecutivo come Ministro degli Interni.
Il generale Pinochet, alla guida dell'esercito, prese il potere con un colpo di Stato, l'11 settembre 1973, cingendo d'assedio il Palazzo Presidenziale, attaccandolo via terra e bombardandolo con dei caccia Hawker Hunter di fabbricazione britannica. Allende morì nel corso dell'attacco.
Le cause della sua morte sono rimaste controverse, tuttavia, soprattutto da parte degli oppositori al nuovo regime, sia in Cile sia all'estero, si sostenne subito la tesi dell'assassinio da parte dalle truppe di Pinochet durante l'irruzione finale all'interno del palazzo che stava difendendo.
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Viviana Vivarelli
Formalmente i due movimenti sembrano opposti, quello dei forconi e lo sciopero cileno. Lo sciopero dei trasporti che paralizzò il Cile per affondare Allende era contro le sue nazionalizzazioni e fu promosso dalle multinazionali, dagli USA e dalla CIA; lo sciopero dei forconi e taxi odierno sembra, al contrario, contro le liberalizzazioni e non è chiaro se è contro l'aumento del prezzo della benzina o la liberalizzazione dei punti di vendita che porterebbe a un abbassamento del costo della benzina (e allora perché i trasportatori protesterebbero contro l'abbassamento del costo contro l'interesse delle grandi compagnie petrolifere?).
Ma si può guardare ai due movimenti da un altro punto di vista.
Entrambi convogliano molta rabbia popolare, quello contro Allende non era certo un movimento proletario di sx, andava proprio contro il Governo di Allende che era il primo governo eletto di sx, era promosso dalla dx, usava la gente ma era contro il popolo, tendeva ad essere un movimento di destabilizzazione di un governo democraticamente eletto che non avrebbe fatto gli interessi dell'imperialismo americano. Ma possiamo noi dire che il movimento dei forconi sia un puro movimento popolare di rivolta al carovita?No, per molti motivi, e il primo è proprio che di sx in Sicilia non è nato mai niente e questo sciopero, che è stato gestito con sistemi squadristi, minacce di roghi ai negozianti, gomme bucate e incendi ai camion, ha tutte le caratteristiche di un movimento ordinato e organizzato dalla dx mafiosa, del resto i suoi capi se la fanno con B, Forza Nuova e Micciché e Lombardo.
Dunque i due movimenti possono essere paragonati perché eterodiretti, spuri, non limpidi come sembra e con una matrice politica di dx.
Lo sciopero cileno del 72 fu preparato da Nixon e diretto dal movimento di ultradestra «Patria y Libertad», che riuniva 165 sindacati di camionisti, contava 40 mila iscritti e controllava 56 mila veicoli, faceva parte di quello che un memoriale della Cia chiamò «Plan Septiembre», si prolungò per 24 giorni, mettendo in ginocchio il Cile.
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Cosa avvenne nel 72 in Cile
Il Cile è lungo e stretto con una sola strada, per cui bloccarla era facile e bloccava tutto il paese. I trasportatori si vantarono di aver abbattuto Allende ma fu esagerato
Il Governo di Allende aveva una importanza formidabile perché era il 1° governo di sinistra della storia salito al potere senza rivolta armata. Ciò capovolgeva i programmi del comunismo di tutto il mondo. Per questo era un esperimento che gli USA dovevano per forza stroncare. Diceva al mondo intero che la sx poteva andare al potere senza la rivoluzione. Allende fu un premier straordinario che si mise a realizzare un programma impressionante: refezione scolastica per tutti gli alunni delle elementari,1/2 l di latte a ogni bambino o puerpera, asili nido e scuole d’infanzia per 80 mila bambini,distribuzione gratuita dei libri scolastici, borse di studio che fecero aumentare le iscrizioni universitarie dell’80%, consultori e ospedali, edilizia popolare, alfabetizzazione degli adulti, pensione di vecchiaia a tutti, innalzamento dei minimi salariali e pensionistici, adeguamento automatico dei salari all’aumento dei prezzi.
Poi le grandi riforme: nazionalizzazione delle miniere di rame, salnitro, carbone e ferro; partecipazione dei lavoratori alla gestione delle imprese statali, riforma agraria, statalizzazione delle banche cilene e straniere, specie americane. Nazionalizzazione del telefono che era di proprietà USA. La ripresa fu fulminante:la disoccupazione scese dal 9 al 4%,il Pil salì al 7,7%.
Le multinazionali si trovano esautorate e reagirono violentemente. Kissinger e Nixon decisero di far fuori Allende. E usarono i camionisti. Lo sciopero dei trasporti, dei padroncini, avrebbe bloccato il paese, unendosi a quello di farmacisti, avvocati, commercianti. Il paese arrivò sull’orlo della guerra civile. Alla fine Allende fu abbattuto. E il 1° esperimento di governo di sx arrivato al potere democraticamente finì nel sangue.
Molte cose certo sono diverse.
Ma ignorare che la matrice attuale può essere di dx non si può.
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FORZA NUOVA E IL MOVIMENTO DEI FORCONI
Con tutto rispetto per Pino Aprile che ogni volta riassume il suo libro, sarebbe bene che si separassero i giusti motivi di rivolta che ci sono nei cittadini siciliani contro il Governo Monti, i suoi rincari a benzina e bollette e i ricatti di Equitalia, da certi gestori della rivolta di Forza Nuova che usano minacce mafiose contro chi non vuole partecipare allo sciopero.
Forza Nuova è un movimento politico di ultradestra neofascista, fondato nel 97 da Roberto Fiore e Massimo Morsello, che spesso si è macchiata di atti di violenza. E’ un movimento truce, reazionario, codino, xenofobo e omofobo, antieuropeista.
Fiore fu condannato per banda armata e associazione sovversiva nel 85, scappò protetto dai servizi inglesi in UK con Massimo Morselli, condannato per gli stessi reati. Da latitanti, in Inghilterra dove rimasero 20 anni crearono un impero finanziario, 1300 appartamenti, una catena di ristoranti, negozi, una casa discografica ecc. Tornano in Italia nel 99, accolti a festa da deputati di AN e FI come Enzo Fragalà, Alberto Simeone,Taormina, Caccavale e Bontempo.
Nel 2000 Forza Nuova si fa notare per episodi di violenza tanto che il governo parla di scioglierla, visto che si presenta come ricostituzione del partito fascista, cosa vietata dalla Costituzione.
Fiore si distingue per attaccare un corteo anti gay pride, per rapporti con Comunione e Liberazione contro l’aborto, per una bomba contro la sede de Il manifesto, poi si unisce alla Mussolini e a Berlusconi, che pone però un veto contro Fiore ritenuto impresentabile.
Nel Nord-Est Forza Nuova candida il prete Giulio Tam, celebre per la vicinanza ai lefebvriani e ai rosari fascisti
Il programma è eterogeneo: abrogare la legge sull'aborto; favorire l’aumento di figli; attaccare gli immigrati; sganciarsi dalla Nato e dagli USA; attaccare la P2; lottare contro usura e azzeramento del debito; ripristinare il concordato tra Stato e Chiesa del 1929 e la difesa dell'identità nazionale; abrogare le leggi Mancino e Scelba; fare corporazioni di lavoratori all’uso fascista.
Ora Forza nuova torna con un altro Morsello e la figlia Antonella.
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Non potete parlare di una sola Sicilia
Una sola Sicilia non esiste
Ci sono e ci saranno sempre due Sicilie:
la nostra Sicilia e la vostra
E parlare di una sola Sicilia è e sarà sempre una bestemmia, da qualunque parte tentiate di farlo, dall'estrema dx o dall'estrema sx
Di estrema dx in Sicilia ce n'è sempre stata troppa
Di estrema sx ce n'è sempre stata
troppo poca
Dovete rispettare la verità o la verità non meritate di nominarla
Ci sono
quelli che in Sicilia la mafia non esiste
quelli che fecero fuori Falcone
quelli che quando arrivò Berlusconi gli dettero 61 seggi su 61
quelli che Tremonti gli ha dovuto riaprire la cassa del Mezzogiorno
quelli con Dell'Utri mediatore dello Stato
quelli delle stragi di Capaci e di Via d'Ameglio
quelli che a Berlusconi gli mandavano i pizzini
quelli che a Berlusconi gli danno ancora i voti
quelli del separatismo che va a braccetto col secessionismo padano
quelli di Totò vasa vasa e dei cannoli
e prima ancora quelli di Andreotti, dei Gava, di Salvo Lima, di Ciancimino
di Brusca e di Riina
ma ci sono anche quelli di Antonello da Messina e di Guttuso
Pirandello e Verga
Tomasi di Lampedusa
il giurista Orlando e Consolo
Don Sturzo e Sciascia
il giudice Chinnici
ma anche Padre Sorge e Pintacuda
quelli di Peppino Impastato
del maxiprocesso e di Falcone e Borsellino
quelli che lavorarono col generale Dalla Chiesa
quelli di Libera e don Ciotti
quelli di Camilleri
quelli di Antonio Ingroia
quelli della civiltà araba
della civiltà sveva
degli Angioini e dei Borboni
Vittorio de Seta e Tornatore
Battiato e Frank Capra
quelli di noi tutti.
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Paola Bassi
Mi colpisce la frase "un pianeta che farnetica di una "crescita" senza limiti sostenuta da un debito senza fine".
Sono sempre più convinta che siamo in mano a una manica di pazzi/irresponsabili (a livello italiano, europeo e mondiale) con i paesi industrializzati in cima al podio, tutti convinti che si possa continuare a produrre al ritmo e nei modi in cui si è prodotto finora.....
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MONTI ISTITUISCE L E CARCERI PRIVATE
Carceri affidate ai privati,con obbligo di partecipazione delle banche. Ecco cosa si nasconde nell'art. 44 del decreto. La mafia ringrazia: finalmente potranno gestirsi le carceri da soli.
Mentre eravamo tutti intenti a preoccuparci di tassisti, crociere e forconi, guarda guarda cosa ti infilano nel decreto "liberalizzazioni" i nostri amici seduti al governo. Una ventina di righe all'art.44. Il provvedimento si chiama Project financing per la realizzazione di infrastrutture carcerarie e affida le carceri ai privati. Non solo si permette ai privati costruire le carceri, ma si scrive nero su bianco che al fine di assicurare il perseguimento dell'equilibrio economico-finanziario dell'investimento, al concessionario è riconosciuta, a titolo di prezzo, una tariffa per la gestione dell'infrastruttura e per i servizi connessi,ad esclusione della custodia. Questo significa che la gestione carceraria, escluse le guardie, è affidata a privati imprenditori. Riuscite a immaginare cosa significa ciò in Italia, con infiltrazioni mafiose a tutti i livelli ed in special modo nell'edilizia? Che le carceri saranno gestite dai delinquenti. Quelli di serie A, naturalmente, perché quelli di serie B saranno il "prodotto", ovvero coloro su cui si farà business. Un tot a carcerato. E il carcere, naturalmente, dovrà essere sempre pieno altrimenti non conviene, come gli incineritori.
Si prevede poi che le banche contribuiscano col finanziamento di almeno il 20% del costo di investimento. Dunque le banche si spartiranno la torta, torta di denaro pubblico, perché è sempre lo Stato che paga. In un paese normale ci sarebbe stato almeno un dibattito pubblico su questo (ma Monti se ne frega! ndV)
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DIFFERENZA TRA LIBERALIZZAZIONI E PRIVATIZZAZIONI
Le liberalizzazioni riguardano l'eliminazioni di alcune leggi che regolano o tutelano un settore, per es. le licenze dei taxi.
Le privatizzazioni riguardano lo stato di un bene che non è più pubblico ma viene venduto a privati.
Se Monti vuole vendere l'acqua, il gas, l'energia, le ferrovie..queste sono privatizzazioni. Vi rendete conto che in Emilia hanno cominciato a vendere la scuole? E vi rendete conto che Renzi, che dovrebbe rappresentare la nuova sinistra, chiede privatizzazioni a 360 gradi?!
Liberalizzare significa rimuovere la tutela statale da un settore per accompagnarlo verso un sistema retto dalle regole del mercato per5 esporlo alla concorrenza.
Si può liberalizzare un bene, per es. l'acqua, anche se apparentemente esso non viene privatizzato quando perde la tutela di bene pubblico, la sua proprietà resta di un ente pubblico ma la sua gestione è affidata a privati.
Purtroppo troppo spesso la liberalizzazione è solo l'anticamera della privatizzazione.
Quando si liberalizza un settore si tolgono le norme che lo tutelavano o gli ponevano dei limiti o delle restrizioni.
Quando si privatizza un bene, si vende la proprietà.
Monti ha avviato un programma di liberalizzazioni, ma ha in mente un quadro di privatizzazioni, vendita di cose pubbliche, per questo parla con tanta indifferenza del referendum sull'acqua.
Del resto l'iperliberismo di cui è portatore vorrebbe sempre meno Stato e più privato, tende dunque a mettere sul mercato tutti i beni collettivi, per l'arricchimento di poche multinazionali.
Per quanto concerne il nucleare e l'acqua, ci sono in agguato gli avvoltoi delle società francesi dell'acqua e del nucleare che vorrebbero fare grossi affari col rientro del nucleare in Italia e annientando il referendum per mantenere pubblica la nostra acqua, e, se le spese per le armi non si abbassano di un € e spenderemo 15 mld in 131 inutili caccia è perché le multinazionali delle armi non lo permettono né a noi né alla Grecia.
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ODIFREDDI
LE COSE GIUSTE PER LE RAGIONI SBAGLIATE
Il decreto sulle liberalizzazioni ha sollevando le proteste più o meno civili degli interessati, dai taxisti ai farmacisti. E mai parola è stata più appropriata di “interessati”, come in questo caso. Perché è evidente che i taxi-fascisti, che non a caso sono stati i grandi elettori del sindaco Alemanno a Roma, parlano per i propri interessi. Le loro licenze, spesso pagate con sovrapprezzi in nero, costituiscono infatti delle indebite rendite di posizione, che vengono messe in discussione dalla liberalizzazione. Ed essi sono disposti a usare i manganelli per difenderle, come hanno fatto ieri a Genova. E’ però singolare che il governo abbia cercato di spiegare che le sue misure dovrebbero portare a una crescita del 10% del Pil. Perché “quando manca il lavoro, vuol dire che i prodotti sono troppi, e non si possono ancora aumentare!”.
Le liberalizzazioni andrebbero giustificate non dalla parte dei produttori, ma dalla parte dei consumatori. L’aumento dei taxi e delle farmacie, o la dilatazione degli orari di apertura dei negozi dovrebbero far vivere meglio i cittadini. Ma non per potenziare la speculazione privata. Si vedano i notai. In 6 su 27 paesi Ue non ci sono nemmeno, li sostituiscono altrettanto bene gli impiegati comunali che sono gratis. La stessa esistenza dei notai, dunque, è un affronto al cittadino. non andrebbero aumentati. Andrebbero proprio aboliti! E questo sì sarebbe un bel risparmio a ogni transazione che li richiede.
In quanto ai tassisti, dovrebbero essere come i trasporti pubblici e non delegati a corporazioni private di energumeni. Uno stato serio abolirebbe del tutto le licenze e provvederebbe ai taxi come fa con gli autobus. Ma Monti vuole annullare lo Stato a beneficio dei privati. I cittadini si sdegnano giustamente contro le serrate taxifasciste ma allargare le vessazioni del privato non è sempre la soluzione giusta.
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Viviana
La liberalizzazione e la privatizzazione sono le due divinità di Monti che in loro nome è disposto a distruggere quel po’ di Stato che resta, come non bastassero gli scempi visibili a tutti che l’iperliberismo ha fatto nel mondo accentrando la ricchezza in pochissime mani e aumentando la disoccupazione e le sofferenze di tutti i popoli che lo subiscono. Ma per Monti queste due divinità sono indiscutibili e ha verso di esse la stessa reverenza che un pagano fanatico ha verso i propri idoli. Che poi questo fideismo sia nettamente contro l’opinione politica ed economica della maggior parte della popolazione (lo dice anche il referendum contro la privatizzazione dell’acqua) sembra essere un particolare trascurabile per Monti, il quale sta un po’ abusando del suo ruolo di commissario salvatore per imporre un programma politico che scende in ogni dettaglio con la spudoratezza che un politico eletto non avrebbe mai avuto.
Qualcuno alzi la mano e dica quando mai la privatizzazione di un settore ha migliorato la vita o le finanze. Abbiamo privatizzato le autostrade per ritrovarci con pedaggi che salgono indebitamente contro autostrade gratuite o a basso costo del resto d’Europa. Abbiamo privatizzato l’acqua, per ritrovarci coi rubinetti a secco o l’acqua all’amianto, abbiamo privatizzato la riscossione dei debiti con Equitalia per arricchire una banda di sicari che può stare in concorrenza con la mafia, abbiamo privatizzato i telefoni per avere una Telecom che è monopolista di base del settore e si presta a forme di spionaggio politico sui cittadini. E abbiamo visto che liberalizzare le licenze commerciali non ha portato nessun vantaggio ai cittadini con una perdita secca per chi quelle licenze le aveva pagate. Francamente non ci pare che questa distruzione dello Stato da parte di Monti preluda a una qualsiasi ripresa economica. E se questa distruzione di leggi dello stato prelude a distruggere anche l’art. 18 abbiamo foschi presentimenti abbiamo foschi presentimenti che Monti ci farà stare solo peggio.
La cosa tragica è che questo iperliberismo di Monti che smantella lo Stato pubblico, democratico e costituzionale, a favore del lucro privato di magnati, multinazionali e banche, non corrisponde affatto al sentire elettorale di questo paese, né ai desideri dell'opinione pubblica, né a una situazione di neutralità politica quale un commissario non eletto dovrebbe avere, ma impone un estremismo politico ed economico che piomba come assolutamente eterogeneo all'Italia, in netto contrasto con le richieste di maggior democrazia che vengono da più parti e di reale equità e speranza, imponendo un esasperato sistema di mercato che è stato fallimentare ovunque.
A questo punto non si sa se è meno civile il laido sultanato che voleva imporre B o questo estremista e coatto governo del mercato che sta smantellando tutte le difese del lavoratore e del cittadino. Il 1°almeno aveva un seguito elettorale, questo ha solo il ricatto del debito e la pressione degli usurai, oltre al vergognoso appoggio del Pd e di Napolitano, che ci hanno praticamente venduti mani e piedi legati, non si sa per quali interessi o quale improntitudine.
Con l'imposizione violenta di Monti, abbiamo una violazione eclatante di qualsiasi spirito di democrazia e la sopraffazione di un sistema autoritario e dispotico che non rispetta nessuna intenzione di voto del popolo italiano,nessun bisogno sociale o nessun desiderio economico, che esce solo dalla vigliaccheria bieca di personaggi come Napolitano e Bersani che hanno svenduto il paese a smantellatori stranieri, i quali per di più agiscono per principi che vanno contro i diritti e il futuro di questo paese e possono solo aprirgli la strada della svendita forzata, come esecutori fallimentari.
Davvero noi siamo come i bambini del film di Yves Robert intenti a strapparci i bottoni e a guerreggiare guerre giocattolo, villaggio contro villaggio, capaci anche di discorsi saggi su questioni assillanti:l'uguaglianza, la povertà, la repubblica, l'amore, la giustizia..che i Grandi tuttavia totalmente ignorano.
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LO SCANDALO DEGLI ARMAMENTI GRECI
Viviana Vivarelli
Visto che il commissario Monti, che ci è stato imposto dalla Bce, complice Napolitano e il Pd, ha la stessa derivazione di Papademos dalla maggiore banca statunitense, la Goldman&Sachs, chiedo per quale sporco ricatto un paese con un piede nella fossa come la Grecia e dove i bambini svengono a scuola per la fame sia costretto a comprare nuove armi soprattutto tedesche per il 6,7% del Pil,e come questa enorme spesa possa ripagarlo del debito e innescare una qualche ripresa o migliorare le sofferenze della popolazione.
Con un esercito di 130.000 uomini, la Grecia spende per la Difesa più di 7 miliardi di euro, quando nella Nato soltanto gli Stati Uniti in proporzione spendono di più. È una mangiatoia formidabile per l’industria militare della Germania che negli ultimi anni ne ha approfittato per piazzare negli arsenali greci 170 panzer Leopard dell’ultima generazione (valore 1,7 mld) e 223 cannoni semoventi corazzati del tipo M 109 dismessi dalla Bundeswehr. Ottimi affari farebbero anche i cantieri Howaldtswerke di Kiel sul mar Baltico, con la vendita alla flotta greca di 4 sommergibili per quasi 3 miliardi di euro.
Ora, visto che Monti è stato molto oscuro sulla mancanza di tagli nel settore militare e che la Difesa è stata data a un generale che vuole solo perpetuare le guerre e rinnovare l'arsenale, senza nulla togliere ai 15 miliardi preventivati per 131 nuovi cacciabombardieri, e che ci sovrasta l'incredibile previsione di spesa di 46 miliardi di euro, con 23 missioni militari aperte e un Ministro della Difesa che parla di incrementarle, con una spesa nel settore militare superiore in proporzione alla Germania che arriva a 47 miliardi, ci chiediamo se la scuola di pensiero che sta dietro Monti non sia la stessa che sta dietro a Papademos e se non dobbiamo aspettare di vedere anche i nostri bambini svenire per la fame prima di opporci in qualcosa.
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LA CRISI DEL ‘CERCHIO MAGICO’
Viviana Vivarelli
La propaganda della Lega vende la manifestazione di Milano come il grande trionfo di Bossi, ma non è così. La manifestazione è stata un boomerang, ci sono stati molti fischi e Maroni, a cui non è stato permesso di parlare, ha avuto molte acclamazioni. Il famigerato ‘cerchio magico’ di Bossi e famiglia perde terreno e la base ha fatto capire ben bene che è arrivato il tempo di Maroni e che sbaglia Bossi se crede di lasciare la guida del partito al Trota. Non solo Bossi è stato accolto con freddezza e Maroni con calore ma c’erano cartelli, tipo «Cerchio se sei davvero magico sparisci», «Il cerchio non quadra, fuori». O anche: «Cerchio magico e Reguzzoni non rompeteci i Maroni». E’ opinione diffusa che Bossi non ce la faccia più e gli ultimi eventi, il voto per Cosentino che Bossi ha giustificato dicendo che “La Lega non è forcaiola” e i soldi in Tanzania che sono stati smentiti a parole mentre i documenti che lo provano restano, hanno sollevato molto malumore. La Lega al momento tiene ma è piena di crepe. Gli organizzatori avevano distribuito migliaia di bandiere ma si sente che qualcosa non va. Ormai sempre più leghisti chiedono a gran voce un Congresso. E il governo dittatoriale della famiglia Bossi è sempre più visto con sfavore. Si chiedono mosse più dure contro il Governo e c’è addirittura chi vuole mettersi insieme ai Forconi siciliani contro Monti. Continua l’attacco della base a Berlusconi che tuttavia si dice tranquillo sulla fedeltà di Bossi. La base scrive anche «Pdl, Pd e Udc vergognatevi, sostenete il governo che ha ridotto la Padania in mutande». O rincarano: «Tra Pd e Pdl non c'è nessuna differenza». Restano la rabbia contro «quei bastardi del governo» e la voglia di «autonomia subito, con le buone o con le cattive». La verità, tuttavia, è che più che di secessione, nella Lega c'è voglia di successione.
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IL SONDAGGIO DELLA LEGA PREMIA MONTI
Sapete che la Lega farà pure una opposizione a Monti ma risulta da un suo sondaggio che l'80% dei leghisti gli sono favorevoli.
Il sondaggio era di radio Padania ed è stato imbarazzante, segnalando come sempre più la base leghista si stia allontanando dai vertici.
Alla fine Radio Padania lo ha censurato.
La domanda era: "Cosa ne pensi dei primi mesi di attività del governo Monti?».
La Lega è il maggior partito d'opposizione a Monti, e invece i leghisti hanno risposto in modo sorprendente. Oltre l'80% dei votanti (su 5493 voti) s'era detto favorevole a Mario Monti. Il 71,1, addirittura, si diceva «molto soddisfatto». I delusi erano circa il 3%. Gli «arrabbiati», invece, il 12,9. Un giudizio amaro per Bossi e la sua linea politica.
Perché non fanno un sondaggio anche sul gradimento a Maroni, o sarebbe da censurare anche quello? O pensano che sarebbe da censurare anche quello?
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TRAVAGLIO
Chissà cosa si fuma Calderoli
Ha un curriculum agghiacciante: dal finto rogo di leggi inutili alla difesa di Igor Marini, dalla moneta padana a cui voleva dare il suo nome agli aerei di Stato usati per andare a trovare la fidanzata. Eppure, in Italia, uno così è ancora in giro a pontificare. ..autore della legge elettorale appena imbalsamata dalla Consulta, per gli amici "porcellum"; con una t-shirt antislamica ha provocato una rivolta a Bengasi costata la vita a 11 persone; ha riscritto mezza Costituzione in una baita del Cadore; è stato ministro delle Riforme e poi della Semplificazione 8senza aver fatto gran che); ha preso soldi da Fiorani ai tempi della scalata ad Antonveneta e del salvataggio di Credieuronord; ha chiamato i gay "culattoni ricchioni" (ma in ambiente gay si dice che lo sia anche lui), ha chiamato gli immigrati "bingo-bongo" (ma allora la Tanzania?); propose il "Maiale Day" contro la moschea di Bologna (invitando a spargere sulle zona scelta del piscio di maiale); ha depenalizzato la banda armata a fini politici per salvare i leghisti imputati al Tribunale di Verona per le camicie verdi.. E' stato (insieme) il più antiberlusconiano e il più berlusconiano dei leghisti. Ha proposto di rimpiazzare la lira col calderolo. Ha definito Igor Marini, il pataccaro della Telekom-Serbia, "una persona di una memoria che fa impallidire Pico della Mirandola, intelligente, sveglia, preparata". Ha salutato l'elezione di papa Ratzinger dicendo "a Benedetto XVI avrei preferito Crautus I".
Divenuto ministro, ha confessato: "Su di me non avrei scommesso un euro" (figuriamoci noi!). Due anni fa convocò giornalisti e cameraman perché lo immortalassero mentre incendiava con la fiamma ossidrica un cumulo di carte che spacciò per "375 mila leggi inutili che ho abrogato come ministro della Semplificazione". Si scoprì poi che il Parlamento, per produrre 375 mila leggi, avrebbe dovuto lavorare ininterrottamente per 150 anni, compresi quelli di guerra e i mesi di ferie, dall'Unità d'Italia a oggi, con una media di 7,8 norme al giorno. Dunque non s'è mai capito che diavolo abbia bruciato Calderoli quel giorno. E soprattutto che si era fumato.
Di recente, passato all'opposizione, ha scagliato un'interrogazione parlamentare contro Monti, reo di aver cenato(a spese proprie) la sera di San Silvestro con i parenti stretti nell'alloggio di servizio di Palazzo Chigi, per invocarne le immediate dimissioni…però lui è indagato dalla Procura di Roma con l'accusa di aver usato un aereo di Stato che non gli spettava. Il 19 gennaio 2011 si librò da Roma, atterrò a Levaldigi (Cuneo) per visitare il figlio della sua compagna Giovanna Gancia, finito in ospedale dopo un incidente stradale. Fatti privati spacciati da Calderoli per "comprovate inderogabili esigenze di trasferimento connesse all'esercizio di funzioni istituzionali". Costo della trasvolata: 10.271 €. Il Tribunale dei ministri ha chiesto al Senato l'autorizzazione a processarlo. Ma il Senato la negherà, come fa sempre. Calderoli dev'essere per forza innocente. Se davvero avesse speso 10 mila € di soldi nostri per i comodi suoi e avesse poi chiesto le dimissioni di Monti per un cotechino, bisognerebbe chiamare il 118.
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GLI STRANI INVESTIMENTI IN TANZANIA DEL SENATORE BOSSI
Sul Secolo XIX Giovanni Mari ci racconta della crisi della Lega alla scoperta degli investimenti esteri, tanto che per la prima volta il “Cerchio magico” è stato in minoranza (Umberto, la moglie, il trota, Rosy Mauro e il segretario amministrativo Belsito). Era stato proprio il Secolo XIX a scoprire i 7 miliardi (ma c’è chi dice 10) sostanzialmente del partito ma investiti all’estero personalmente e di nascosto da Bossi. A sconvolgere i leghisti sono stati anche i destinatari dei bonifici. Non solo dall’Italia sono partiti 4,5 milioni di € per la Tanzania e 1,2 per Cipro (operazione di per sé curiosa, visti gli alti rendimenti dei BOT italiani), ma i beneficiari non sono neppure Fondi di investimento bancari o di Stato esteri. Per la Tanzania è Stefano Bonet, uomo d’affari già noto alle cronache giudiziarie e collegato alle imprese finanziarie dell’ex ministro Brancher (accusato di aver rifilato 200.000 € a Calderoli) che fa pensare all’aiutino di Berlusconi
Nel caso di Cipro a incassare 1,2 milioni è stata una società di consulenza fiscale. La questione dei finanziamenti off-shore ha scosso il partito: nessuno sapeva dei bonifici, salvo Belsito e Bossi. Ne erano all’oscuro anche i componenti del Comitato degli amministratori che per statuto dovevano autorizzare l’operazione. A parte il fatto che il partito è pieno di debiti, che il quotidiano La Padania dovrà chiudere perché è in profondo rosso e che se avanzavano soldi, questi dovrebbero andare alle sezioni o alla campagna elettorale, è proprio il fatto che Bossi abbia fatto tutto in segreto che fa temere un imbroglio di Bossi per nascondere per sé soldi all’estero, e i maroniani dicono chiaramente che temono che questi soldi possano sparire. Bossi dichiara: “Non abbiamo tolto nulla alla Lega, sono soldi destinati alle campagne elettorali”. Ma la spiegazione non basta. E ci fa molto ridere l’ipotesi di Bossi che voglia scappare col malloppo in Tanzania.
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