di Paola Ceretta
Protesta storica a New York: i lavoratori delle catene di fast food, da McDonald's a Pizza Hut, sono scesi in piazza per chiede l'aumento di un salario troppo misero per sopravvivere e realizzare un sogno: un loro sindacato.
"Non possiamo sopravvivere con 7,25 dollari l'ora" è lo slogan lanciato dai dipendenti delle più grandi catene di fast food statunitensi che giovedì sono scesi in piazza, a New York, per chiedere la costituzione di un sindacato che li rappresenti e l'aumento del salario a 15,00 dollari all'ora. "Viviamo in povertà".
McDonald's, Burger King, Wendy's, Taco Bell, KFC,Pizza Hut e Domino's impiegano, nella sola New York,50.000 dipendenti, con un turn over altissimo. Se ilsindacato, con queste premesse, sembra un sogno lontano, nonostante, in poche ore, abbiano raccolto oltre 16.000 firme, l'incremento di stipendio è una necessità contingente.
Un lavoratore della ristorazione veloce guadagna, in media,11.000 dollari all'anno, che non bastano per far fronte all'affitto, all'assicurazione sanitaria e a tutte quelle spese che comporta il vivere quotidiano. Nonostante abbiano un lavoro, spesso, si trovano costretti a ricorrere all'assistenza sociale.
E' stato stimato che un lavoratore di fast food, residente nelle zone più a buon mercato della Grande Mela e con un figlio a carico, avrebbe bisogno di una paga minima di 21,85 dollari all'ora. Alcuni di loro ne guadagnano 8,90 contro una media nazionale di 8,76. Ma non sono sufficienti. Ne chiedono almeno 15,00 per una sopravvivenza dignitosa.
Per New York, giovedì, è stato un brusco risveglio. Già alle 6.30 del mattino, a decine si sono dati convegno davanti alla sede della McDonald's in Madison Avenue, a Manhattan per unaprotesta senza precedenti. Uno dei cartelloni esibiti dai dimostranti reca la scritta Respect our voice. Ce la faranno? O si sentiranno rispondere la magica formula c'è crisi?
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