venerdì 7 dicembre 2012

«Hai mai incontrato Israel Keyes?»


SUICIDA IN UN CARCERE DELL’ALASKA L'UOMO A CUI PIACEVA UCCIDERE


Creata una pagina Facebook dall'Fbi per scoprire quante siano veramente le vittime di un serial killer brutale


Il serial killer Israel KeyesIl serial killer Israel Keyes
WASHINGTON – Israel Keyes si è suicidato in un carcere dell’Alaska domenica scorsa. Lo avevano chiuso in una cella da aprile con l’accusa di omicidio e lui ha deciso di mettere fine ad una vita violenta. Keyes si è lasciato alle spalle molti misteri e qualche foglio, lordo di sangue, sul quale ha scritto delle note ora all’esame degli agenti. L’omicida ha confessato di aver ucciso otto persone ma di alcune non ha voluto rivelarne l’identità e neppure il luogo dove avrebbe nascosto i resti. Aggressioni avvenute in Alaska e in altre regioni americane. Ora diverse polizie, con l’aiuto dell’Fbi, vogliono scoprire quante siano veramente le vittime di un serial killer brutale.
Samantha Koenig, una delle vittimeSamantha Koenig, una delle vittime
Gli investigatori hanno infattiaccertato che dal 2001 l’uomo ha compiuto 35 viaggi – in Usa, Messico - e temono che molti dei trasferimenti abbiano coinciso con dei delitti. Keyes, 34 anni, è stato arrestato in marzo dopo l’ultimo delitto conosciuto, quello della barista Samantha Koenig. Rapita il 1 febbraio a Anchorage, Alaska, è stata tenuta prigioniera in un magazzino e poi soffocata. Il giorno dopo l’assassino è partito per una crociera. Tornato a casa ha organizzato una macabra messinscena: ha truccato Samantha per farla sembrare viva, le ha scattato una foto con accanto una copia di un giornale e l’ha inviata alla famiglia della ragazza chiedendo un riscatto. Il piano è però fallito e Keyes ha iniziato una lunga fuga conclusasi in marzo in Texas dove è stato individuato grazie alle tracce lasciate dalla carta di credito di Samantha che lui continuava ad usare.
Estradato in Alaska ha fornito le indicazioni per ritrovare il corpo: era nelle acque di un lago ghiacciato. Una volta in prigione l’omicida ha raccontato agli agenti alcuni dei suoi crimini, compreso l’uccisione di una coppia in Vermont nel 2011. Keyes ha rivelato: «Ammazzo perché mi piace farlo». Ed ha spiegato che sceglieva le sue vittime a caso cercandole in posti isolati e persino nei cimiteri. Per finanziare le sue spedizioni di morte rapinava banche ed aveva anche creato nascondigli di armi in diversi punti degli Stati Uniti. L’Fbi, partendo dalle ammissioni di Keyes, è al lavoro sulla costa est (New York) e nello stato di Washington, dall’altra parte degli Stati Uniti. Il killer avrebbe dato informazioni, vaghe, su possibili omicidi. Un team di agenti è poi impegnato nel ricostruire i suoi viaggi e a incrociarli con i casi irrisolti avvenuti nelle zone visitate dall’uomo. È probabile che attraverso l’azione di setaccio possano scoprire nuove vittime e per questo motivo è stata anche creata una pagina Facebook, ricca di dettagli sugli spostamenti dell’uomo. Si intitola: hai mai incontrato Israel Keyes? La copertura mediatica, con il volto di Keyes su tv e giornali, può spingere qualche testimone a farsi avanti. Sembra che almeno due donne, sfuggite al rapimento, lo abbiano riconosciuto come il loro assalitore.

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