martedì 4 dicembre 2012

Faranews 24

Carissime/i e' in rete il numero di novembre di Faranews (con tutti i link attivati).

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FARANEWS ISSN 1590-8585Mensile di informazione culturale a cura
di Fara Editore http://www.kaleidon.it/fara/faranews/nuovo.html


Numero 24Dicembre 2001


Editoriale: Lettere e visioni


Come comunicare delle sensazioni audiovisive in forma di parole? Da questo numero di fine 2001, Paola Turroni inizia la rubrica cinema...grafo in cui i film diventano dei piccoli quadri letterari, quadri che possono essere usati anche come una lente (con tutte le funzioni che questa puo' svolgere). Altre visioni sono quelle politiche che ogni cittadino attivo dovrebbe valutare e, se buone, far sue in modo concreto: Brunetto Salvarani ci propone Una giornata del dialogo cristianoislamico.
Le recensioni a Taglio intimo e ad Antologia della pioggia ci prospettano coinvolgenti visioni interpretative.
Dopo avervi segnalato Il Foglio Clandestino della Bottega di Poesia "F. Pessoa" e alcuni siti interessanti, concludiamo con Pescegallo un toccante scritto "montano" di Paola Turroni.
Augurandovi buon Natale e felice 2002 vi segnaliamo anche il nostro concorso natalizio prosa<poetica e il concorso per migranti Eks&Tra organizzato dall'omonima associazione.


Cinema...grafo(di Paola Turroni)

IncipitHo finito le riprese domenica sera. Il tardi del giorno d'estate. Quando le luci cominciano a diluirsi. Il set diluisce il reale e lo restituisce. Macchine da presa e carrelli come strumenti che compongono la magia, come cartine affumicate che filtrano per gli occhi la forma degli oggetti. Luci come note, il cinema e' questo prima di tutto, la sinfonia delle luci. Quello che le persone vedono leggero come un'immagine e' un concerto di millimetri calibrati di luci, toni e semitoni e tutte le chiavi di violino che sono le pareti degli oggetti. Il cinema e' i primi piani, che chiedono al viso uno sguardo, un anelare a quello sguardo ingrandito sul mondo, segni del viso che raccontano il dentro del corpo. Il cinema unisce il dentro e il fuori, l'anima col corpo, quella specie di velo disteso che la pellicola restituisce come un miracolo e' il segreto di cio' che siamo. Il cinema ha preso il sopravvento anche stasera, il cinema, come l'amore, ha necessita' del particolare.

Moulin rougeE' stato come riempirsi la bocca di caramelle, o come trovarsi a correre in una serra piena di tutti i tipi di fiori, o come diventare uno gnomo e finire nell'armadio di una principessa. O come diventare musica. Si', credo sia su questo il film: diventare musica.
Questo film e' come la musica, la musica dal di dentro, non l'ascolto della musica.
Quello che la musica e', il mistero delle note, la profondita' del sentimento in ogni nota necessariamente assoluto (come fa del resto una nota, o una voce, a fare mediazione?), la capacita' orgasmica e creativa della musica che e' sempre viva proprio perche' mai chiudibile in una gabbia dialettica (la musica non si spiega, ne' si descrive, la musica si sente).
Mi spingo a dire che l'operazione che fece Kandinskij coi colori qui e' fatta con le immagini, e i colori di tutto quello che c'e'. E' come se fosse la messa in mostra del dentro degli oggetti, del dentro del desiderio, del dentro degli occhi, del dentro della musica. Ecco perche' non disturba mai, le canzoni non sono descrittive, sono direttamente legate al nervo che le scatena, il kitch non e' kitch ma il tutto che abbiamo accumulato nella memoria visiva del cervello e a cui diamo libera uscita tutto in una volta.
Quest'opera ha una dichiarazione di poetica che sfido chiunque a negare onestamente sia l'unica ragione per cui esistiamo: "Liberta', bellezza, verita', ma soprattutto amore."


Per una giornata del dialogo cristianoislamico(di Brunetto Salvarani)

Di fronte al terribile evento dell'11 settembre 2001 anche il mondo del dialogo ecumenico e interreligioso e' stato scosso alle fondamenta, fino ad essere messo radicalmente in discussione. Il dibattito che ne sta seguendo, del resto, e' stato sostanzialmente monopolizzato da politologi, sociologi e teorici dello scontro di civilta', che hanno cercato di mettere a fuoco ripetutamente i caratteri specifici dell'islam e dei musulmani. Si e' spesso evindenziato, in tale panorama, che l'islam e' oggi la seconda confessione religiosa in molti stati europei fra cui l'Italia, dimenticando pero' che da anni - in parallelo a questo processo - e' cominciato anche nel nostro paese un itinerario, difficile e complesso, di reciproca conoscenza fra cristiani, laici e musulmani, a partire dalle problematiche della vita quotidiana e sociale.
Che da tempo non pochi gruppi, associazioni, movimenti, chiese locali e semplici credenti operano con umilta' e passione in tale direzione, evitando qualsiasi irenismo e incontrando non "l'islam" in se', bensi' donne e uomini musulmani, in grandissima parte per nulla fondamentalisti e alla ricerca solo di un decente tenore di vita, di un lavoro, di una casa, di essere cioe' accettati in una societa' pluralista e laica come quella italiana.
Un simile dialogo va oggi, alla luce di quanto e' accaduto negli Stati Uniti e sta accadendo in Afghanistan e Pakistan, intensificato e rafforzato, al fine di produrre anticorpi positivi nei confronti di qualsiasi demenziale appello allo "scontro di civilta'", ma anche di inverare compiutamente le profetiche indicazioni provenienti dal Concilio Vaticano II, dal magistero di Giovanni Paolo II e dalle principali Assemblee delle chiese europee, da Basilea (1989) a Graz (1997) sino alla proclamazione, avvenuta a Strasburgo nell'aprile 2001, della "Charta Oecumenica", che invita i cristiani del Vecchio continente "ad incontrare i musulmani con un atteggiamento di stima" e "ad operare insieme ai musulmani su temi di comune interesse". Eppure, l'atteggiamento piu' diffuso nei loro confronti resta fortemente impregnato di antichi pregiudizi, interpretazioni stereotipate e chiusure mentali.
E' in questo contesto che e' nato l'Appello ecumenico che in questi giorni credenti, teologi, educatori alla pace e all'intercultura e personalita' impegnate da anni nel cammino del dialogo ecumenico e interreligioso - cristiani di diverse confessioni e laici - hanno scelto di inviare ai leader delle chiese italiane perche' il dialogo cristianoislamico prosegua e venga percepito come un "caso serio" dell'attuale stagione, suggerendo ad esempio l'istituzione di una "Giornata del dialogo cristianoislamico". Primo obiettivo dell'Appello e', peraltro, di sollevare dibattito il piu' possibile ampio nelle comunita' e nelle chiese sulla necessita' che il dialogo interreligioso esca dall'ambito dei temi per specialisti e addetti ai lavori per diventare materia fondamentale di formazione cristiana, di informazione e di studio, nello spirito dell'affermazione di Paolo VI a partire dalla quale oggi le chiese cristiane sono convocate a "farsi dialogo", fiere della propria identita' ma anche senza paura di sporcarsi le mani, e forti del coraggio che deriva loro dall'adesione al Vangelo di Gesu' Cristo.

APPELLO ECUMENICO PER UNA GIORNATA DEL DIALOGO CRISTIANOISLAMICO"Noi, cristiane e cristiani di diverse confessioni e laici, impegnati da anni nel faticoso cammino del dialogo coi musulmani italiani o in un lavoro culturale sull'islam, crediamo che l'orrendo attentato di New York e Washington costituisca una sfida non solo contro l'occidente ma anche contro quell'islam, largamente maggioritario in tutto il mondo, che si fonda sui valori della pace, della giustizia e della convivenza civile. Pensiamo che quanto e' accaduto non debba in alcun modo mettere in discussione o rallentare l'itinerario del dialogo. Anzi, riteniamo che proprio i commenti e gli avvenimenti succeduti a quel tragico evento ci chiamino ad accelerare il processo di reciproca conoscenza, senza il quale ci sembra difficile ipotizzare passi avanti sul piano delle relazioni interreligiose, in particolare con quei musulmani che sono da tempo nostri compagni di strada sul cammino della costruzione di una societa' pluralista, accogliente, rispettosa dei diritti umani e dei valori democratici.
Per questo, chiediamo alle chiese italiane e ai loro responsabili di prendere in considerazione (nello spirito del documento conciliare "Nostra Aetate", della "Charta Oecumenica", delle visite di Giovanni Paolo II a Casablanca e Damasco e del recente incontro di Sarajevo fra i leader delle comunita' cristiane e dei musulmani d'Europa) la creazione di una "Giornata del dialogo cristianoislamico".
Siamo ben consapevoli che l'istituzione di una simile Giornata non risolvera' certo ogni problema, e che potrebbe - come in altre situazioni simili - risolversi in una sterile celebrazione rituale: siamo convinti, peraltro, che si tratti di un piccolo segnale nella direzione di un incontro che, in ogni caso, sta nella forza delle cose.
Con un augurio sincero di shalom - salaam - pace!"

PRIMI FIRMATARI (4 novembre 2001)
-Maurizio Abba', pastore valdese, Alessandria
-Gianpaolo Anderlini, redattore di "QOL", Fiorano Modenese (Mo)
-Giovanni Anziani, pastore metodista, Milano
-Don Liborio Asciutto, presidente del Centro ecumenico "La Palma", Cefalu' (Pa)
-Franca Ciccolo Fabris, segretaria dell'Associazione Italiana "Amici di Neve' Shalom - Waahat as-Salaam", Milano
-Agnese Cini, presidentessa dell'Associazione laica di cultura biblica "Biblia", Firenze
-Giancarla Codrignani, filosofa, Bologna
-Don Valentino Cottini, biblista e islamologo, Verona
-Paolo De Benedetti, Facolta' Teologica dell'Italia Settentrionale, Milano
-Don Tonio Dell'Olio, coordinatore nazionale di "Pax Christi" e direttore di "Mosaico di Pace", Bisceglie (Ba)
-Padre Arnaldo De Vidi, direttore di CEM Mondialita', Brescia
-Fra Marcello Di Tora o.p., direttore del Centro di Studi per il Dialogo con l'Islam, Palermo
-Mons. Antonio Forte, vescovo della diocesi di Avellino, Avellino
-Davide Frasnelli, giornalista e scrittore, Roma
-Lidia Maggi, pastora battista, Cinisello Balsamo (Mi)
-Raffaele Mantegazza, Universita' di Milano-Bicocca, Monza (Mi)
-Domenico Manaresi, casalingo, Bologna
-Elena Milazzo Covini, presidentessa del SAE (Segretariato Attivita' Ecumeniche), Milano
-Don Carlo Molari, teologo, Roma
-Antonio Nanni, responsabile Ufficio Studi ACLI nazionali, Roma
-Paolo Naso, direttore di "Confronti e di "Protestantesimo", Roma
-Enrico Peyretti, redattore de "Il foglio", Torino
-Brunetto Salvarani, coordinatore degli Incontro cristiano-musulmani di Modena, Carpi (Mo)
-Giovanni Sarubbi, giornalista, direttore de "Il dialogo", Monteforte Irpino (Av)
-Don Ermis Segatti, Facolta' Teologica di Torino, Torino
-Maria Vingiani, fondatrice del SAE (Segretariato Attivita' Ecumeniche)

Per ulteriori informazioni e per firmare l'Appello http://www.ildialogo.orgtel. 335-5638950
redazione@ildialogo.org


Poesie taglienti e affilate
L'IMMAGINE DI COPERTINA MOSTRA UNA LAMA CHE TAGLIA UN BISCOTTO, ma piu' che di taglio, il libro di poesie di Alessandra Carnaroli, ventitreenne di Piagge passati tra contaminazioni tra poesia, fotografia e poesia, "strappa".
Strappa momenti, gesti, parole, con brutalita', violenza, malinconia, rara dolcezza e le "vomita"(non le offre, non le porge, non le declama) sul lettore.
Alessandra Carnaroli ha il pregio di una scrittura immediata, slegata da facili virtuosismi, effetti scontati, paroline banali, e la sua vita, la sua eta', viene sezionata, tagliata-strappata "da una mano abile affettatrice di carne e prosciutti e salsicce".
Le immagini sono primordiali, come nota giustamente Bruno Bandini nella postfazione del libro, elementari, le immagini sono colpi di colore su una tela bianca, vibranti, energici, vitali, difficili da fissare e poi radicati.
E se c'e' un limite al libro oltre ovviamente al mercato, che chissa' come reagira' ad un ennesimo libro di poesie, questo limite e' proprio non far vedere le mescolanze che si potrebbero creare tra le poesie contenute nel libro e pittura, le contaminazioni possibili che si avvertono esserci dietro il libro.

(Giovanni Lembo, Stradanove, 20-11-2001)



Antologia della pioggia
"Domani ci vogliono in piazza amore mio/ (da anni non ti chiamava amore)/ domani dobbiamo dimenticare cio'/ che abbiamo perso"

Gezim Hajdari e' stato poeta in Albania. Da quasi dieci anni vive in Italia come esule. Negli anni Ottanta ha scritto questa raccolta di poesie, Antologia della pioggia. Dietro l'idea della pioggia altro non c'e' che l'idea del pianto, per un regime asfittico e mutilante, per il conformismo culturale e sociale, per l'agonia della patria che, come Medea, divora i propri figli. E' cosi' che, tra il 1985 e il 1989, lo scritto viene piu' volte rifiutato dall'unica casa editrice albanese, poiche' di quel pianto sono chiare le intenzioni di denuncia.
Di questa cancellazione della poesia dal mondo, nella convinzione di una sua fondamentale opposizione al realismo comunista, il linguaggio di Hajdari porta indelebile traccia, trafiggendo con una sconfinata malinconia, come il disprezzo del torturato, che non sente piu' il dolore ma soltanto pieta' per il rozzo carnefice.
L'oppressione comunista e' anche oppressione dell'umanita', chiusura della via che riconoscendo l'imperfezione e le sofferenze dell'uomo riesce a costruire speranze. Il comunismo vuole un popolo ottimista: "Domani ci vogliono in piazza amore mio / (da anni non ti chiamava amore)Š domani dobbiamo dimenticare cio' / che abbiamo perso".
Questa contrapposizione tra uomo vulnerabile e uomo certo del proprio destino precipita in Hajdari in una riflessione drammatica con un indefinito interlocutore - patria, natura, donna amata, alter ego. Questa riflessione non e' semplicemente il frutto di un pessimismo - cosi' come il pessimismo non e' soltanto il contrario dell'ottimismo di facciata del regime - ma una vera e propria ricerca della risurrezione dell'umano; la rinascita dello spazio di un dialogo come momento vivo, momento nel quale - dalla risposta - e' possibile derivi sia il fallimento sia la vittoria, e non c'e' alcuna garanzia sul risultato dell'interlocuzione. Il poeta chiede che qualcuno lo affianchi nel sostenere il grido della patria offesa; e ugualmente grida all'uomo: "quando verrai?".

(Andrea Campanozzi in Pickwick)



Il Foglio Clandestino della Bottega di Poesia "F. Pessoa"

La Bottega di Poesia "Fernando Pessoa" e' nata nel 1993 con la ferma volonta' di far conoscere autori sconosciuti, dimenticati e trascurati, e di riportare la poesia verso i lettori. Siamo entrati in tal modo in contatto con circa milletrecento autori, diversi per eta', provenienza e interessi. Di questi oltre un centinaio sostengono attualmente il progetto, anche da Francia, Grecia, Svizzera, Germania, Inghilterra, Stati Uniti, Cuba, Isola de La Reunion.
Abbiamo relazioni culturali con riviste e gruppi letterari (di diversi Paesi) sia per diffondere la nostra iniziativa, sia per promuovere sempre nuove cooperazioni; inoltre collaborano con noi alcuni docenti universitari. Organizziamo serate di poesia e incontri letterari, perche' giudichiamo importante il dialogo e il confronto con tutti, anche con quelli che ritengono di scarso interesse la poesia per approcci affrettati, sbagliati o perche' ne hanno lontani ricordi negativi.
Nell'agosto '93 abbiamo intrapreso la stampa, con veste grafica essenziale, della rivista del gruppo: Il Foglio Clandestino. Nella pubblicazione trovano spazio poesie, racconti, traduzioni originali, interventi critici, profili di autori, aforismi e tutto quanto puo' contribuire a sviluppare la conoscenza del mondo letterario. La rivista e' autodiffusa, gratuita e si finanzia con contributi liberi; la periodicita' e' bimestrale.
Promuoviamo le seguenti iniziative: NIENTEGUERRE - Poesia contro ogni violenza, CENTOCINQUANTARIGHE, rassegna di narrativa breve e SAGGIOBREVE per saggi letterari. Conduciamo un Corso di Letteratura greca antica presso l'Universita' per la Terza Eta' di Sesto S. Giovanni, un Laboratorio di Scrittura Creativa e il corso di Storia della Poesia all'Universita' del Tempo Libero di Seregno.
Nei numeri del Foglio Clandestino abbiamo incontrato autori come Fernando Pessoa (nostro ispiratore), Stig Dagerman, Srecko Kosovel, Angelo Maria Ripellino, Peter Russell, Varlam Salamov, Antonio Pinghelli, Raymond Farina e altri, validi ma esclusi da un mercato editoriale che definire miope e' riduttivo.
Alla nostra e-mail: bottega_2G@compuserve.com o alla Casella Postale n° 67 ­ 20099 Sesto San Giovanni (Mi) e' possibile inviare poesie, saggi o racconti brevi (allegando sempre una breve nota biografica).
Proponiamo ai nostri interlocutori di segnalare autori, noti o meno, che amano e che sono interessati a far conoscere. Questo contributo ci consentira' di realizzare uno spazio di invito alla lettura, magari creando interessanti paralleli fra l'autore e il collaboratore che lo ha segnalato. Confidiamo nell'appoggio di tutti, sia per favorire la diffusione della nostra iniziativa, sia per lo sviluppo delle attivita' che La Bottega di Poesia promuovera'.



Siti interessanti
Racconti&Letteratura http://www.theo.it/R&L/Fabio Utili http://digilander.iol.it/fabioutili/index.htmlLa Blinda Azzurra http://www.oltre.it/blinda/index.htmlCamminiamo insieme http://www.camminiamoinsieme.net/index1024.htmUn portale per gli autori http://www.ehi.it/Cultura araba http://www.arabroma.com/
Pescegallo

(di Paola Turroni)

sono tornata qui.
rientro nei rumori. sono scesa dalla macchina e ho continuato la strada da sola, dal torrente in poi. torno un torrente senza diga. i sassi sono un destino nella strada dell'acqua, cade e svolta per seguire un cammino, determinata e fiera.
gli uccelli si preparano il nido dell'inverno in un giorno che assomiglia alla vastita' dell'estate, in questo periodo gli uccelli passano gran tempo a camminare, a cercare rametti e gusci, si chiamano da una miniera all'altra, conversazioni che imparo a seguire, se accetto il gioco di ascoltare. la legna si spezza tra le gambe, passi umidi e allegri nel bosco che mi sta addosso come una casa e dentro come una stanza.
rientro negli odori e mi strofino un fungo sulla pelle fredda delle mani, tengo le dita sotto il naso mentre la curva del sentiero si ferma sulle punte dei larici in basso. gli interstizi delle pigne che colano resina invecchiata, seguono la forma di lanci di bambini davanti a capanne in posizioni strategiche e guerre serie su quale banda vinceva, spedizioni mattutine a fare rifornimenti accurati e immaginare quali alberi sarebbero stati i piu' saggi.
rientrare nelle forme, la roccia sul sentiero che sta li' come un passato perpetuo, a prender la mia scarpa cresciuta, le montagne hanno una cima sopra la schiena, gli alberi dipingono le loro tele impressioniste, mescolando forme e nomi per usarle.
e poi il fuoco, la sera, quando il sole diluisce il blu nel nero, il fuoco e il suo rumore, il suo odore, le sue forme. che basta dirlo per vederlo.

due giorni cosi' totali da fare temere la fede. e il gatto rosso nella piazzetta di Gerola, come quando il passeggino scavava ignari solchi nell'erba, un gioco del desiderio che si fa segno.
non c'e' orizzonte tra le Alpi, e' questo il bello dei monti, c'e' un parto continuo e la vista ha solo il proprio limite non quello dello spazio.

sono tornata qui, tornare, si', e' stato questo, e lo scrivo solo per dare inchiostro al bosco, ma quello che e' ora non sta su questa pagina, sta nel mio corpo, come un'anima di riserva. ho fatto una poltiglia con il muschio e la sorgente e ho rimodellato il mio corpo, come una cariatide vecchia trovata in fondo ad un tempio, ho fatto i buchi e svuotato, ho lasciato gli arnesi del fabbro e ripreso il mestiere di pastore.

non andro' piu' via, fammi piangere di questo.
questa scrittura storta e sporca che sta uscendo da me senza una penna ma come se fosse solo inchiostro.

Pescegallo, 14 e 15 ottobre 2001

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