martedì 11 dicembre 2012

Disabile vessato in un video sul web. Il pg: condannare i manager Google



'Non solo e' stata violata la privacy del minore, ma sono anche state date lezioni di crudelta' ai 5.500 visitatori che hanno visto il video'


 Il logo di Google

MILANO - ''Non solo e' stata violata la privacy del minore, ma sono anche state date lezioni di crudelta' ai 5.500 visitatori che hanno visto il video''. Lo ha affermato il sostituto pg di Milano, Laura Bertole' Viale, nel chiedere la conferma delle condanne a 6 mesi per violazione della privacy per 3 manager di Google in relazione a un video che venne caricato in rete nel 2006 e che mostrava un minore disabile insultato e vessato dai compagni in una scuola di Torino.
Secondo il pg, i tre responsabili di Google imputati dovevano ''effettuare un controllo sui dati caricati in rete, un controllo preventivo che avevano la possibilita' di fare e che non e' stato fatto per ragioni di costo, un controllo che infatti avrebbe rallentato l'azione di Google sul mercato dei video che era in forte espansione''. Nel febbraio 2010 il giudice Oscar Magi aveva condannato i tre manager stabilendo, in sostanza, che c'era stata una carenza di informazione da parte di Google in relazione al consenso sul trattamento dei dati. Il pg, invece, va oltre e spiega che gli imputati sarebbero responsabili ''non per la mancata informazione, ma per una mancanza di controllo preventivo, che non e' stato fatto a fini di lucro perche' il video era una fonte di guadagno''.
Quel video, ha aggiunto il magistrato, non poteva essere diffuso perche' tra l'altro ''conteneva dati sensibili relativi alla salute del minore''. In primo grado un quarto imputato, accusato solo di diffamazione, era stato assolto e la diffamazione era caduta anche per gli altri imputati. Oggi il sostituto pg ha chiesto il non doversi procedere nei confronti del quarto imputato, perche' sia l' associazione 'ViviDown' che i familiari del minore hanno ritirato la querela in passato (la diffamazione e' un reato procedibile a querela di parte). 

(ANSA)

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