lunedì 10 dicembre 2012

Andrea Cristalli


Cammina nel bosco, sentieri di nuovo dissenso, cammina d’acqua e prati di roccia, cammina ragazza nel bosco, occhi di brezza e mani di leccio, s’incurva e dirizza il torrente, curve s’inchinano foglie al passaggio di saluti racchiusi in un sogno, di strade intricate come trecce di vento sulle spalle del sole.
Cammina ragazza d’azzurro nel bosco, valigie di sandalo e suole di fango, protetta dal fulmine in capelli di pino, da montagne sul collo dove s’arrampicano mani e discendono brividi, tra verdi ed oscene canzoni di seni, saltellando sui sassi ch’affiorano dall’impetuosa discesa dei corpi lasciati alla corrente, desiderare.
Cammina ragazza d’azzurro presente, luce che brama e sfiora l’ombra, pioggia d’estasi fresca, tranquilli sorrisi di baci sul pelo crespo, avvampano preghiere d’astri innocenti. Cammina in fraseggi di silenzio, fischiettando l’assurdo al sole e riflessi improbabili come amanti mai sazi piangono dita forti di prese sicure dalle caviglie al ventre.
Passano ruggenti appetiti d’aghi, sottane che s’alzano in pugni di stoffa, che lasciano intravedere cosce serene nel mostrare se stesse allo sguardo indulgente di un perdono.
Schiara la pelle d’espressione impudente, felci e rami solcano e scavano granito impaziente per trovarvi sorgente.
L’uomo cammina vicino a ragazza dai passi, principessa e regina, sultano e potente signore del tempo, la sorte è una tenera brezza bagnata di timo che s’asciuga dove il corbezzolo ombreggia al sole potente, distesi poi diritti di sguardi e pascoli dove un rumore di vento e poi di foglie cadute che furono bosco ora roccia, viene a sprofondare i loro corpi immensi fusi in unione di trombe dorate. Salutano corvi e falchi azzurri là dove la vetta è più vicina al torrente d’acqua fresca e cade in gocce il paesaggio, in precipizi liquidi, stupiti d’incontro e meraviglia d’intrecci di braccia, fino alla valle profonda macchiata d’alberi e pace, d’erba e silenzio.
Lui e lei…accenti di volo, messe di grandine gialla, pugni che s’aprono in reti di dita perlacee a catturare l’ora nuova, scrolli di sensi silvestri e macchie di frumento.
E’ l’uomo che chiama:
Vieni nuovo amore.
E’ la donna che risponde:
Vengo increspandomi di lino al sole, sono l’amore nuovo.
Eccoli insieme andare dove l’acqua è un fracasso che acceca le orecchie e punge il piacere a divenire altro istante, come un silenzio d’astri e oceani immobili riflessi dal chiaro di luna.
Potrebbe sorgere il sole e l’alba sarebbe radiosa, camminano insieme nel bosco…visione finita.

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