mercoledì 17 ottobre 2012

Shoa, fiaccolata nel Ghetto di Roma


ROMA - Una fiaccolata da Trastevere alla sinagoga di Roma per ricordare il rastrellamento del ghetto ebraico della capitale avvenuto il 16 ottobre del 1943. Una marcia silenziosa per non dimenticare. Tutti in fila dietro uno striscione nero con una scritta bianca: "Non c'é futuro senza memoria". Oggi Roma ha ricordato quel triste giorno della sua storia quando la follia nazista raggiunse le strade della capitale.
Il Premier, Chi nega Auschwitz è pronto a rifarla . Mario Monti dal ghetto ha lanciato l'allarme contro le pericolose 'tendenze' di "chiusura ed esclusione" e, in alcuni paesi europei, "spinte xenofobe" frutto della crisi economica: "Chi nega Auschwitz è pronto a rifarla - ha detto il premier ricordando le parole di Primo Levi - .La memoria non è una condizione accessoria ma è indispensabile affinché ciò non si ripeta". Negazionismo e antisemitismo, per il presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna, non sono altro che lo "specchio della crisi di valori": "C'é una minaccia strisciante - ha aggiunto - che ha trovato nuova linfa in pericolose forme di espressione nella galassia web. Non bisogna sottovalutarle". Preoccupazione condivisa dal rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni: "Il male è attorno a noi - ha detto - e dobbiamo fare di tutto per sconfiggerlo. Per questo non bisogna dimenticare quando ci troviamo davanti a questi monumenti tragici della storia". E a questo proposito Monti ha sottolineato come purtroppo l'antisemitismo non sia ancora sconfitto ma ha voluto rassicurare la comunità ebraica: "Non vi lascio soli davanti a forme di negazionismo, revisionismo o minimizzazione della Shoah" ha promesso ricevendo applausi dalla piazza e un sentito grazie dal presidente della Comunità di Sant'Egidio Marco Impagliazzo che ha ricordato come fosse "la prima volta che un presidente del Consiglio partecipi a quest'iniziativa popolare ma di grande significato. Ne siamo molto onorati". In piazza tante le persone con fiaccole in mano e che poco prima hanno sfilato tra le vie della capitale: tra queste il sindaco di Roma Gianni Alemanno, il presidente della Provincia di Roma Nicola Zingaretti e l'ex primo cittadino Walter Veltroni. "Noi ebrei non ci fermeremo - ha commentato il presidente della comunità ebraica di Roma Riccardo Pacifici - non abbiamo paura e sappiamo che le istituzioni sono al nostro fianco. Non chineremo mai più la testa. Never again".
'LI HANNO PORTATI VIA', PICCOLE VITTIME GHETTO ROMA Bambini come tanti sorridenti o imbronciati ritratti in frammenti di vita quotidiana. Ignari della tragedia che incombeva sul loro destino, inconsapevoli che con le loro piccole vite avrebbero scritto una delle pagine più buie e sanguinose della storia: la razzia del ghetto di Roma, la deportazione nei lager, l'olocausto. '16.10.1943. Li hanno portati via' è il titolo del volume che raccoglie missive, corrispondenze, report, dossier e fotografie sui bambini romani ebrei deportati e mai ritornati a casa. Materiale, in larga parte inedito, recuperato dagli archivi dell'International Tracing Service e consegnato questa mattina dal presidente della Provincia di Roma Nicola Zingaretti alla Comunità ebraica della capitale. In quegli scatti seppia è racchiusa la tragedia di queste piccole vittime sacrificate alla follia del nazismo. Ma anche al pervicacia con la quale i parenti sopravissuti hanno sperato fino all'ultimo di trovarli vivi scampati all'inferno dei campi di sterminio. "La mia bambina, Anticoli Fiorella, è nata a Roma il 18 luglio del 1941. Aveva due anni e mezzo quando fu prelevata dai tedeschi in quella mattina del 16 ottobre 1943. Capelli mossi color castano, occhi scuri e carnagione chiara. Allego una foto della bambina". Questa una delle tante lettere, riemerse dagli archivi di Bad Arolsen, inviate da genitori o familiari nel dopoguerra alla ricerca dei loro bimbi la cui unica colpa è stata quella di essere nati ebrei e per questo vittime del rastrellamento nel ghetto di Roma. Immagini che oggi a 69 anni da quel terribile 16 ottobre raccontano la dolorosa e lacerante ricerca che famiglie e autorità civili hanno compiuto nella speranza di trovare notizie. Un viaggio nelle memorie fatto di disperazione e speranza: tra i 27 chilometri di schedari di Bad Arolsen sono spuntate fuori le fotografie di 32 bambini romani scattate pochi mesi prima della deportazione. Accanto le schede identificative con nomi, cognomi, date di nascita e luogo di deportazione. Bimbi strappati alle loro famiglie e dalle loro case, il cui nome è finito nell'elenco dei 'Deported children' che tristemente recita: "Arrestato a Roma il 16 ottobre 1943, deportato e ucciso all'arrivo nel campo di Auschwitz il 23 ottobre 1943". Documenti "impressionanti" li ha definiti il rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni mentre il presidente della comunità ebraica della capitale Riccardo Pacifici ha sottolineato l'esigenza di "dare risposte forti ai negazionisti": "Siamo qui - ha aggiunto - per raccontare la storia di oltre 200 bambini deportati ma anche di tutti quelli che non hanno storia. Chi nega la Shoah porta avanti il percorso di chi l'ha attuata". "La barbarie nazista - ha commentato Zingaretti - voleva trasformare i bimbi in numero, noi oggi con questo lavoro gli restituiamo identità e dignità di esseri umani. Ricordare vuol dire non dimenticare l'orrore che fu la Shoah. Il razzismo, l'antisemitismo e il revisionismo sono germi e cancri della società oggi ancora molto vivi. E quindi è fondamentale non lasciare il campo libero a queste follie che continuano a riaffacciarsi". E proprio per non dimenticare una copia del volume sarà distribuita in ogni scuola di Roma e provinci

 NOMI EBREI DEPORTATI ITALIA A YAD VASHEM  GERUSALEMME "Questo luogo è nato per uno scopo, anzi per un dovere: quello di dare un nome a tutti quelli che finora non l'avevano e che non saranno mai dimenticati". Così Israel Meir Lau, presidente dello Yad Vashem, il sacrario della Memoria di Gerusalemme, ha ricordato il senso "più profondo" dell'istituzione: il luogo dove da oggi sono conservati i nomi dei 6.806 ebrei deportati dall'Italia durante le persecuzioni naziste e fasciste. A consegnarli è stata Liliana Picciotto, storica del Centro di Documentazione contemporanea di Milano (Cdec) - autrice del Libro della Memoria (Mursia, 2002) - dopo averli "controllati uno ad uno", come ha detto lei stessa. L'occasione è stata la Commemorazione della deportazione degli ebrei italiani che ogni anno si svolge a Yad Vashem nel giorno in cui si ricorda si svolse il 16 ottobre del 1943 la grande razzia degli ebrei nel Ghetto di Roma: l'atto più feroce di quel periodo. (ANSA)

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