venerdì 28 settembre 2012

Sallusti: Colle, ok a modifiche su diffamazione Severino, carcere extrema ratio



Paolo Berlusconi: non posso accettare le dimissioni


 Renato Farina e Alessandro Sallusti

 Renato Farina in una immagine di archivio

 L'home page del Giornale

 Alessandro Sallusti

 

MILANO - "La cosa che mi addolora di più non è la prospettiva del carcere ma dover lasciare la direzione del Giornale": cosìAlessandro Sallusti ha assicurato ai lettori in un video postato sul sito del quotidiano. "Ho deciso di farlo, l'ho comunicato all'editore, come atto di rispetto soprattutto nei vostri confronti - ha spiegato -. Avete il diritto di leggere un giornale guidato da una persona libera sia fisicamente che intellettualmente e non sotto scopa di magistrati che da un momento all'altro potrebbero sbatterlo in galera".
Sallusti, ringraziando per la pazienza e l'affetto i lettori, ha voluto assicurare che la sua "non è una fuga". "In qualche modo - ha concluso - continuerò a combattere la battaglia del Giornale che è una battaglia perché questo paese diventi finalmente libero e moderno".
Il presidente Napolitano e il ministro della Giustizia Severino hanno convenuto sulla esigenza di modifiche normative in materia di diffamazione a mezzo stampa, tenendo conto delle indicazioni della Corte europea di Strasburgo, non escludendo possibili ricadute concrete sul caso Sallusti. Lo rende noto un comunicato del Quirinale.
SEVERINO, CARCERE SEMPRE EXTREMA RATIO  - "La pena detentiva deve essere sempre un'extrema ratio: se ci sono possibilità alternative vanno percorse". Lo ha detto il ministro della Giustizia, Paolo Severino, interpellata sul caso Sallusti, a margine di un'audizione alla Camera.
L'ex direttore del 'Giornale' Alessandro Sallusti, ieri condannato a 14 mesi dalla Cassazione, é stato rinviato a giudizio con l'accusa di omesso controllo in un procedimento per diffamazione ai danni dell'ex sostituto procuratore militare di Padova, Maurizio Block. L'accusa si riferisce a quando Sallusti era direttore di 'Libero'
Renato Farina "confessa" nell'Aula della Camera di essere l'autore dell'articolo, a firma 'Dreyfus' per il quale il direttore de 'Il Giornale' Alessandro Sallusti é stato condannato dalla Cassazione. Per questo il deputato del Pdl chiede la grazia per il giornalista o la revisione del processo a suo carico. "Intervengo per un obbligo di coscienza e per ragione di giustizia. Se Sallusti conferma la sua intenzione di rendere esecutiva la sentenza accadrà un duplice abominio: sarebbe sancito con il carcere l'esercizio del diritto di opinione e Sallusti finirebbe in prigione per errore giudiziario conclamato. Quel testo a firma 'Dreyfus' - dice - lo ho scritto io e me ne assumo la piena responsabilità morale e giuridica. Chiedo umilmente scusa al magistrato Cocilovo: le notizie su cui si basa quel mio commento sono sbagliate. Egli non aveva invitato nessuna ragazza ad abortire: la ha autorizzata, ma non è la stessa cosa. Chiedo umilmente per Sallusti la grazia al Capo dello Stato o che si dia spazio alla revisione del processo. Se qualcuno deve pagare per quell'articolo, quel qualcuno sono io", ha concluso.
'Il Giornale' in edicola ha nel tamburino che indica la direzione del quotidiano la firma di Alessandro Sallusti. Il direttore del giornale, ieri, dopo la sentenza della Cassazione che ha confermato la condanna a 14 mesi di reclusione, aveva annunciato le dimissioni. Anche nell'editoriale di prima pagina Sallusti, annunciando le dimissioni "per rispetto ai lettori e ai colleghi", aveva spiegato che "Il foglio delle libertà non può essere guidato da una persona non più libera di esprimere ogni giorno fino in fondo il proprio pensiero perché fisicamente in carcere o sotto schiaffo da parte di persone intellettualmente disoneste che possono in ogni momento far scattare le manette a loro piacimento".
Sallusti: non chiedero' la grazia - "In un Paese dove più che gli euro mancano le palle, non voglio concedere nessuna via d'uscita a chi ha partecipato a questa porcata. Non ho accettato trattative private con un magistrato (il querelante) che era disponibile a lasciarmi libero in cambio di un pugno di euro, prassi squallida e umiliante più per lui, custode di giustizia, che per me. Non accetto ora di evitare la cella". Così il direttore del Giornale Alessandro Sallusti nell'editoriale di oggi che campeggia su tutta la prima pagina del quotidiano. "Non chiederò la pena alternativa dell'affidamento ai servizi sociali per sottopormi a un piano di rieducazione - spiega -. Perché sono certo che mio padre e mia madre, gli unici titolati a educarmi, abbiano fatto un lavoro più che discreto e oggi, che purtroppo non ci sono più, sarebbero orgogliosi di me e di loro". Sallusti ribadisce che non chiederà la grazia al presidente della Repubblica perché, afferma, "detto con rispetto, nel suo settennato nulla ha fatto di serio e concreto per arginare quella magistratura politicizzata che con odio e bava alla bocca si è scagliata contro chiunque passasse dalle parti del centrodestra e che ora, dopo avere ripassato i politici, vuole fare pulizia anche nei giornali non allineati alle loro tesi. Non voglio poi risolvere io il problema di Mario Monti - prosegue -, accademico di quella Bocconi che dovrebbe essere tempio e fucina delle libertà, che si trova al collo, complice il suo sostanziale silenzio e il suo immobilismo sul caso, la medaglia della sentenza più illiberale dell'Occidente. Così come il ministro della giustizia Paola Severino, definita da tutti come la più illuminata tra gli avvocati illuminati, dovrà ora chiedersi se per caso non è colma la misura della giustizia spettacolo degli Ingroia e dei suoi piccoli imitatori in cerca di fama".
"Rigetto fermamente" le sue dimissioni. Così, in un intervento sul Giornale, l'editore del quotidiano Paolo Berlusconi conferma la sua "più totale fiducia" al direttore per il quale ieri la Cassazione ha confermato la condanna a 14 mesi di reclusione per diffamazione aggravata. "Ero fermamente convinto che alla fine avrebbero prevalso la giustizia ed il buon senso - scrive Paolo Berlusconi -. Fa male avere invece la conferma che in quanto a giustizia siamo davvero un Paese da terzo mondo, un Paese in cui si va in galera per un'opinione e agli arresti domiciliari per un omicidio". Pienamente d'accordo con Alessandro "quando rifiuta con decisione ogni scorciatoia, con un risarcimento o con l'affidamento ai servizi sociali, per evitare di subire questa insensata condanna. La sua è una battaglia di principio, in difesa del suo diritto di espressione e più in generale del diritto di tutti noi di vivere in un Paese democratico e liberale".
MENTANA, FARINA CONFESSA TROPPO TARDI, INFAME - "'Farina confessa: l'articolo l'ho scritto io, me ne assumo la responsabilità morale e giuridicà. Ora è troppo tardi, infame". Lo scrive il direttore del TgLa7, Enrico Mentana, su Twitter, dopo la confessione del deputato del Pdl sulla paternità dell'articolo che ha portato alla condanna a 14 mesi per l'ex direttore del Giornale, Alessandro Sallusti.
FARINA, NON SAPEVO NULLA DELLA QUERELA - "La mia decisione di ammettere la paternità dopo la sentenza dà modo da una parte di riaprire il processo dando l'evidenza di un errore giudiziario, dall'altro dà la possibilità al magistrato offeso di querelarmi. Inoltre ho saputo solo dieci giorni fa che questo articolo firmato Dreyfus era stato querelato. Nemmeno Feltri e Sallusti ne sapevano qualcosa. Io posso giurare che non ne sapevo nulla. Punto". Intervistato da Tgcom24, così risponde Renato Farina, deputato Pdl e autore dell'articolo costato la condanna al direttore del Giornale. Farina spiega le sue ragioni: "Non provo un senso di colpa e moralmente non mi sento responsabile della condanna di Sallusti. Se io avessi saputo per tempo e il magistrato me l'avesse chiesto avrei detto di averlo scritto io. Se prenderei il posto di Sallusti? Io prenderei il suo posto tanto più che mi pende sulla testa una condanna di due anni e otto mesi per una vista in carcere dove avrei accompagnato una persona non autorizzata e che secondo me lo era" A chi chiede le sue dimissioni da deputato risponde:"Dimettermi? Perché? Non ho fatto nulla contro la legge" All'accusa d'infamia mossagli da Enrico Mentana ribatte: "Se vuole il magistrato può farmi causa, non vedo dove sia l'infamia". (ANSA)

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